Un test per il crash spaziale
Il Centro spaziale dell'Università di Padova
ha messo a punto un cannone per simulare gli impatti in orbita
Micrometeoriti e detriti spaziali viaggiano nello spazio alla
velocità di circa 30.000 km all'ora. Al Cisas, il Centro spaziale
dell'Università di Padova, è stato messo a punto un cannone
iperveloce che permette di simulare gli impatti che possono avvenire
in orbita, per esempio sugli scudi di protezione dei satelliti e
sulle lenti dei telescopi. Secondo il professor Francesco Angrilli,
"il cannone è composto di una serie di parti: un serbatoio di
elio a 200 bar; la canna di lancio che è lunga circa 3 metri e
contiene il pistone; varie valvole ad apertura rapida; la canna di
sparo in cui è contenuto il proiettile; la camera a vuoto che
accoglie il target e nella quale avviene la misura del
proiettile". Nel primo serbatoio, che contiene elio a 200
atmosfere, all'apertura della valvola il gas si espande accelerando
il pistone nella camera di lancio. Il pistone, a sua volta comprime
l'elio fino ad una pressione di 7/8mila bar e ad una temperatura di
circa 7mila gradi kelvin. La seconda valvola spinge il proiettile
che entra nella camera a vuoto, dove è contenuto il bersaglio e il
sistema di misura, per circa 2 metri. Per comprendere meglio come
funziona il cannone e un proiettile a ipervelocità si pensi alla
differenza con una pistola o un fucile: negli impatti ad
ipervelocità, che possono essere da 4 o 5 chilometri al secondo in
su, l'enorme energia, nell'impatto con il bersaglio, si trasforma in
energia termica riscaldando una zona ampia nel punto di contatto.
Questa zona surriscaldata fonde e si trova in uno stato instabile
per cui esplode e fuoriesce da entrambe le parti dello scudo. |