Hardware, hard work
Le condizioni di lavoro nell'industria hi-tech
sono dure e i contratti offrono sempre meno garanzie così i
lavoratori si organizzano online
di Georgia Garritano
WashTech
Tra i più convinti della possibilità di collegare in rete i
lavoratori vi sono i fondatori di Washtech, la Washington alliance
of technology workers. Si tratta di un'associazione di
professionisti che lavorano nel settore delle tecnologie
informatiche: autori, programmatori, sviluppatori, amministratori di
reti e altri lavoratori, a tempo determinato o indeterminato, di
quasi un centinaio di società dello Stato di Washington, dove è
concentrata buona parte dell'industria hi-tech. Non è un sindacato
nel senso tradizionale del termine: non rappresenta i lavoratori nei
luoghi di lavoro né partecipa ai negoziati per i contratti. È
"un gruppo di gente che lavora nella stessa industria unitosi
per portare avanti i propri interessi" ed è affiliato al Cwa
(Communications workers of America), il sindacato che rappresenta
630mila addetti del settore comunicazione. L'Alleanza non rifiuta la
flessibilità ma si batte per maggiori diritti e benefici, migliori
condizioni e retribuzioni e contro abusi e discriminazioni. Offre
informazione, corsi di formazione, aggiornamento e riqualificazione
e consulenza legale.
Alliance of
new economy workers (Anew)
L'Alleanza dei lavoratori della new economy è stata promossa
alla fine del 1999 da un gruppo di dipendenti di Amazon. Il sito
propone la sottoscrizione di un appello in cui si chiede alla
società di Seattle il rispetto di alcuni diritti: una politica di
ferie e congedi che tenga conto delle esigenze familiari dei
lavoratori; una retribuzione almeno pari alla media salariale del
settore; la copertura sanitaria per i dipendenti e per le loro
famiglie; regole eque e coerenti per tutto il personale; il
pagamento degli straordinari obbligatori effettuati oltre le 50 ore
settimanali; la possibilità di assunzione per i lavoratori a tempo
determinato e la non interferenza nelle scelte sindacali dei
lavoratori.
Alliance@Ibm
Tra i "tecnolavoratori" che si sono organizzati per
cercare di ottenere migliori condizioni di lavoro ci sono anche
quelli del colosso dell'industria informatica Ibm. Alliance@Ibm
unisce impiegati, dipendenti a tempo determinato, collaboratori a
contratto e pensionati della società. I manager, invece, sono
esclusi: "Lo sai che ogni dirigente" - è scritto sull'homepage
- "ha un contratto scritto che gli garantisce lo stipendio, i
benefici e la pensione?" e all'ipotetico lavoratore che teme
che aderendo all'associazione possa perdere dei diritti, il sito
risponde: "quali diritti hai adesso?". Il coinvolgimento
dei precari è così spiegato: finché essi avranno salari inferiori
e saranno privi di benefici i vertici saranno incentivati a
rimpiazzare i lavoratori "regolari" con quelli a tempo
determinato. Nella pagina "Meet the enemy" ("Conosci
il nemico") vengono segnalati i siti delle istituzioni
considerate più ostili verso i diritti sindacali.
It workers
network
ITWorkers.Net è un'organizzazione che sostiene i professionisti
che operano nel settore delle tecnologie informatiche, in
particolare quelli, probabilmente la maggioranza, che lavorano in
condizioni precarie. L'obiettivo è quello di accrescere la
consapevolezza dei lavoratori e contribuire alla costruzione di
ambienti di lavoro più vivibili. "Molti professionisti dell'information
technology sono lavoratori a contratto… lavoriamo per società di
'servizio', dove noi forniamo il servizio e loro prendono i soldi.
Vorremmo creare ruoli più definiti, avere meno disparità
salariali, più garanzie e formazione, più controllo sulle nostre
carriere e più stabilità nelle nostre vite" - affermano i
promotori nella dichiarazione di intenti dell'associazione.
Digital
workers alliance (Dwa)
La Dwa è un'associazione di professionisti dell'Informaion
technology dell'area di San Francisco. Rappresenta programmatori,
progettisti, autori, animatori, tecnici, collaudatori e
rappresentanti che, pur dipendendo dall'industria hi-tech,
"odiano quello che essa sta facendo alla città".
L'industria dei computer, infatti, sta crescendo nella Baia a spese
della diversità economica e culturale; si sta instaurando una vera
e propria "monoeconomia" che sta mettendo in crisi la
piccola impresa, le organizzazioni non profit e la comunità locale:
in particolare, la speculazione edilizia sta danneggiando l'ambiente
e la crescita dei prezzi degli affitti e degli acquisti di immobili
sta allontanando dal centro gli artisti e le minoranze etniche.
Questo gruppo di "lavoratori digitali" si batte, con varie
iniziative, per "una città dove ci si possa permettere di
vivere senza stare seduti per 65 ore a settimana davanti a un
computer, una città in cui ci sia spazio per gli artisti, una
città dove un ragazzo gay possa trovare sostegno, una città con
comunità di ogni parte del mondo".
CorpWatch
A denunciare le dure condizioni di lavoro nelle società hi-tech
è anche CorpWatch, un movimento che si batte contro una
globalizzazione governata esclusivamente dall'industria mediante
campagne di informazione e azioni di protesta (ad esempio la
mobilitazione contro la Nike per lo sfruttamento del lavoro minorile
negli stabilimenti asiatici e l'invio massiccio di e-mail alla Casa
Bianca in seguito al disimpegno dal protocollo di Kyoto sul clima).
Sul sito di CorpWatch
si può visitare una mostra fotografica sul lavoro nelle "High
tech sweatshops" cioè nelle aziende "sfruttadipendenti"
del settore tecnologico. "Pochi sanno che… dietro la facciata
scintillante dell'industria hi-tech ci sono migliaia di lavoratori
sottopagati, soprattutto donne immigrate, che assemblano i nostri
computer esponendosi a centinaia di sostanze chimiche
tossiche", che l'incidenza di malattie professionali è tre
volte superiore a quella rilevata in altri comparti manifatturieri,
che la percentuale degli aborti è sensibilmente più alta della
media, che l'associazione sindacale è ostacolata, che "le
persone di colore svolgono il 75 per cento dei lavori manuali …
mentre i bianchi ricoprono l'80 per cento dei posti di
responsabilità". Seguono una serie di testimonianze e
l'indicazione di riferimenti bibliografici sull'argomento e delle
risorse in rete.
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