Venerdì 9 Febbraio 2001




 

 


Non ci resta che piangere?

Il sito Netslaves.com propone una lettura ironica della crisi - vera o presunta - della new economy

di Wanda Marra

"Ass Cancer" (la cui traduzione letterale suona vistosa e un po' hippy, più o meno "cancro anale") è il termine clinico usato per l'approccio dei tardi anni '90 alla costruzione di un'azienda. In realtà indica quella fase di start up -cosí frequente nella new economy- caratterizzata da una crescita rapida, quasi incontrollata, di una nuova società. Fase in cui le risorse umane vengono reclutate troppo rapidamente per poter essere assorbite, senza valutare la loro necessità e se sono la giusta risposta a un bisogno documentato. In generale, le aziende con un principio di Ass Cancer possono sembrare vitali, energiche e in crescita, anche se sono sull'orlo della bancarotta. I più comuni trattamenti nella cura di questa malattia mortale sono anche i meno efficienti: tra questi, i licenziamenti, che nel migliore dei casi non sono altro che un placebo che non intacca in alcun modo le cause originarie del tumore.

Queste affermazioni sono tratte dall'articolo "What is Ass Cancer" che campeggia sulla home page di Netslaves, un sito che si può ormai considerare un punto di riferimento per tutti coloro che pensano e forse hanno sempre pensato che non è tutto oro quel che luccica negli specchi spesso deformati della new economy.

Il lato oscuro della net-economy, infatti, è fatto di centinaia di migliaia di persone che passano davanti al video 14 ore al giorno, spesso senza week-end e - soprattutto - senza garanzie: l'epilogo è spesso un licenziamento improvviso, oppure il semplice abbandono di una partita peraltro già persa. Il taglio di posti di lavoro, annunciato quotidianamente da società grandi e piccole, è diventato in questo inizio del 2001 un vero e proprio bollettino di guerra, così come la crisi delle dot.com è ormai talmente assodata da non fare quasi più notizia. E anche una serie di eventi collaterali sembra confermare che la situazione è non poco preoccupante: Yahoo! ha lanciato pochi giorni fa "Sponsored Sites", un servizio a pagamento che consente ai siti commerciali già elencati nella sua directory di ottenere un piazzamento migliore in certe categorie. Amazon ha proposto un'offerta alle case editrici: per vedere recensiti i loro libri dovranno pagare una cifra compresa tra i cinquemila e i diecimila dollari. Come dire: anche i ricchi piangono (e tentano di recuperare i propri standard con mezzi e mezzucci).

Non ci resta che piangere? O non ci conviene forse ridere? Netslaves.com offre un punto di vista ironico su un argomento all'ordine del giorno come la vera o presunta crisi della nuova economia: aperto nel 1998 da due giornalisti, Bill Lessard e Steve Baldwin, per raccontare finalmente la verità sulla Grande Rete, Netslaves (ovvero "schiavi del net", "forzati della Rete") è un sito che racconta "storie orribili e tremende di lavoro in Rete". Questi racconti dell' "orrore", inoltre, sono stati raccolti in un libro-inchiesta, anch'esso dal titolo Netslaves, edito negli Stati Uniti da McGraw Hill e ora tradotto in italiano da Fazi Editore.

Tra le iniziative del sito è da segnalare, senz'alcun dubbio, una sorta di cimitero dei siti, che viene aggiornato continuamente tramite le indicazioni degli utenti. Per ora l'angolo dei "Ghost Sites"("siti fantasma") ospita quelli dedicati al commercio elettronico, deceduti nel 2000: una sorta di "Museo dei fallimenti elettronici", che consiste in una lista in ordine alfabetico di 120 pagine web commerciali, la cui visione è vivamente sconsigliata ai deboli di cuore.

Ma è possibile preservarsi da drammi e tragedie come questi?

Netslaves mette a disposizione degli utenti anche un manuale di combattimento, che consiste in 14 lezioni di sopravvivenza. Tra gli argomenti: "Come proteggere la tua vita elettronica", "Non tutti i NetSlaves sono creati uguali", "Come capire se stai lavorando per degli idioti", "Come rendersi conto che la tua società sta andando a rotoli".

Ma la Rete ha una serie di risorse per chi è in grado di ridere anche sui propri mali: il sito SatireWire offre conforto alla "depressione irrazionale" che attualmente affligge i settori legati a Internet. E - passando dal serio al faceto - se non proprio irrazionale, la depressione forse è una risposta esagerata a quelli che sono i segnali reali: in fondo continuano a nascere nuove imprese, mentre molte di quelle in difficoltà ricordano che alcuni dei rischi erano calcolati.

E se ormai - senza lavoro e accettato irrimediabilmente il fallimento della vostra impresa - non sapete proprio che fare, potete scommettere su quale sarà la prossima azienda a chiudere i battenti, approdando sul sito - che non si presta ad equivoci - della Fucked company.

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