Non ci resta che piangere?
Il sito Netslaves.com propone una lettura ironica
della crisi - vera o presunta - della new economy
di Wanda Marra
"Ass
Cancer" (la cui traduzione letterale suona vistosa e un po' hippy,
più o meno "cancro anale") è il termine clinico usato per
l'approccio dei tardi anni '90 alla costruzione di un'azienda. In
realtà indica quella fase di start up -cosí frequente nella new
economy- caratterizzata da una crescita rapida, quasi incontrollata, di
una nuova società. Fase in cui le risorse umane vengono reclutate
troppo rapidamente per poter essere assorbite, senza valutare la loro
necessità e se sono la giusta risposta a un bisogno documentato. In
generale, le aziende con un principio di Ass Cancer possono sembrare
vitali, energiche e in crescita, anche se sono sull'orlo della
bancarotta. I più comuni trattamenti nella cura di questa malattia
mortale sono anche i meno efficienti: tra questi, i licenziamenti, che
nel migliore dei casi non sono altro che un placebo che non intacca in
alcun modo le cause originarie del tumore.
Queste affermazioni sono tratte dall'articolo "What is Ass
Cancer" che campeggia sulla home page di Netslaves,
un sito che si può ormai considerare un punto di riferimento per tutti
coloro che pensano e forse hanno sempre pensato che non è tutto oro
quel che luccica negli specchi spesso deformati della new economy.
Il lato oscuro della net-economy, infatti, è fatto di centinaia di
migliaia di persone che passano davanti al video 14 ore al giorno,
spesso senza week-end e - soprattutto - senza garanzie: l'epilogo è
spesso un licenziamento improvviso, oppure il semplice abbandono di una
partita peraltro già persa. Il taglio di posti di lavoro, annunciato
quotidianamente da società grandi e piccole, è diventato in questo
inizio del 2001 un vero e proprio bollettino
di guerra, così come la crisi delle dot.com è ormai talmente
assodata da non fare quasi più notizia. E anche una serie di eventi
collaterali sembra confermare che la situazione è non poco
preoccupante: Yahoo! ha lanciato pochi giorni fa "Sponsored Sites",
un servizio a pagamento che consente ai siti commerciali già elencati
nella sua directory di ottenere un piazzamento migliore in certe
categorie. Amazon ha proposto un'offerta alle case editrici: per vedere
recensiti i loro libri dovranno pagare una cifra compresa tra i
cinquemila e i diecimila dollari. Come dire: anche i ricchi piangono (e
tentano di recuperare i propri standard con mezzi e mezzucci).
Non ci resta che piangere? O non ci conviene forse ridere?
Netslaves.com offre un punto di vista ironico su un argomento all'ordine
del giorno come la vera o presunta crisi della nuova economia: aperto
nel 1998 da due giornalisti, Bill Lessard e Steve Baldwin, per
raccontare finalmente la verità sulla Grande Rete, Netslaves (ovvero
"schiavi del net", "forzati della Rete") è un sito
che racconta "storie orribili e tremende di lavoro in Rete".
Questi racconti dell' "orrore", inoltre, sono stati raccolti
in un libro-inchiesta, anch'esso dal titolo Netslaves, edito negli Stati
Uniti da McGraw Hill e ora tradotto in italiano da Fazi Editore.
Tra le iniziative del sito è da segnalare, senz'alcun dubbio, una
sorta di cimitero dei siti,
che viene aggiornato continuamente tramite le indicazioni degli utenti.
Per ora l'angolo dei "Ghost Sites"("siti fantasma")
ospita quelli dedicati al commercio elettronico, deceduti nel 2000: una
sorta di "Museo dei fallimenti elettronici", che consiste in
una lista in ordine alfabetico di 120 pagine web commerciali, la cui
visione è vivamente sconsigliata ai deboli di cuore.
Ma è possibile preservarsi da drammi e tragedie come questi?
Netslaves mette a disposizione degli utenti anche un manuale
di combattimento, che consiste in 14 lezioni di sopravvivenza. Tra
gli argomenti: "Come proteggere la tua vita elettronica",
"Non tutti i NetSlaves sono creati uguali", "Come capire
se stai lavorando per degli idioti", "Come rendersi conto che
la tua società sta andando a rotoli".
Ma la Rete ha una serie di risorse per chi è in grado di ridere
anche sui propri mali: il sito SatireWire
offre conforto alla "depressione irrazionale" che attualmente
affligge i settori legati a Internet. E - passando dal serio al faceto -
se non proprio irrazionale, la depressione forse è una risposta
esagerata a quelli che sono i segnali reali: in fondo continuano a
nascere nuove imprese, mentre molte di quelle in difficoltà ricordano
che alcuni dei rischi erano calcolati.
E se ormai - senza lavoro e accettato irrimediabilmente il fallimento
della vostra impresa - non sapete proprio che fare, potete scommettere
su quale sarà la prossima azienda a chiudere i battenti, approdando sul
sito - che non si presta ad equivoci - della Fucked
company.
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