Lunedi' 26 marzo 2001


E' giusto sviluppare la ricerca per la clonazione umana?
di Franco "Bifo" Berardi

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Per approfondire:

Che cos'è la clonazione?

di Sabina Morandi

Clonare è o non clonare? Questo è il problema

L'ingegneria genetica: un connubio di cattiva scienza e grande business

Quasi come voi: storia di una "creatura" geneticamente costruita

Clonazione umana: la normativa nel mondo


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Il coraggio delle domande

Mi sembra che quando si parla di Clonazione (come di biotecnologie in senso lato) per quanto ci si proponga di ragionare in senso etico o scientifico si finisce sempre per cadere in schemi formali o, peggio, in integralismi. Da un lato le ragioni, estremamente condivisibili, di quanti paventano scenari di annullamento della dignità dell'individuo e di criminale dominio dell'arroganza umana, dall'altro quelle, altrettanto valide, di coloro che credono alla necessità di percorrere tutte le strade che possano (potenzialmente, appunto) condure ad un miglioramento delle condizioni, e speranze, di vita. Ma vedo solo affermazioni. Poche domande. Eppure tutti siamo, o almeno dovremmo essere convinti, che una morale condivisa, una nuova etica universale, possa nascere solo dal confronto. Confronto in cui credo più proficuo rivolgersi reciproche domande (le stesse che ci vagano per la testa) piuttosto che esporre (e difendere, magari, ad ogni costo) tesi già complete. Solo se sapremo rivolgerci e rivolgere le domande centrali di questo nuovo secolo, senza schematismi, paure e riduzioni, potremo trovare le risposte. Ma una risposta senza domanda... Provo a porvi qualcuna di quelle che mi sono venute in mente mentre leggevo le lettere che mi hanno preceduto. Qual'è la differenza tra essere ed individuo? Quando l'embrione (che sicuramente è un vivente) diviene individuo? Quando il diritto di un individuo di vivere diventa più impellente di quella di un altro di scegliere la propria vita e cercare di condurla al meglio? Se fossi su un letto, in fin di vita, sarei contento di poter avere un bel paio di polmoni di ricambio, senza dovere sperare nella morte accidentale di un bel giovane (che perderà allora la sua dignità di 'individuo' per assurgere a quella di 'donatore')? Ma allora: dove poniamo il limite tra la nostra indispensabile mortalità ed il nostro desiderio di non morire? Quanto abbiamo diritto di vivere? Quanto la scienza è maschera di interessi squisitamente economici? Cioè: quanto questo interesse per la nostra salute nasconde l'interesse per il nostro portafoglio? Che legame c'è tra l'avanzamento della scienza e quello del controllo che su di noi viene esercitato? Ne avrei altre, ed avrei anche delle risposte. Ma non sono queste che mi interessano, bensì le risposte, e le domande, degli altri. Scusate la mia prolissità.

alberna@inwind.it