Lunedi' 26 marzo 2001


E' giusto sviluppare la ricerca per la clonazione umana?
di Franco "Bifo" Berardi

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Per approfondire:

Che cos'è la clonazione?

di Sabina Morandi

Clonare è o non clonare? Questo è il problema

L'ingegneria genetica: un connubio di cattiva scienza e grande business

Quasi come voi: storia di una "creatura" geneticamente costruita

Clonazione umana: la normativa nel mondo


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Quasi come voi: storia di una "creatura" geneticamente costruita

Nel romanzo di Sabina Morandi la rivoluzione biotecnologica diventa occasione per riflettere sulla drammatica ricerca di identità che caratterizza l'uomo contemporaneo

di Wanda Marra

"XW319/05 era stata lasciata intatta. Nessun innesto proteico ad azzerare l'NGF, il fattore di crescita neuronale. Cioè, a dire: era stata lasciata pensante".

Di questa creatura pensante, Quasi come voi racconta la storia. XW319/05 è il primo esemplare di una nuova specie, ottenuta attraverso le tecniche di manipolazione genetica applicate al settore degli xenotrapianti, ovvero dei trapianti fra specie diverse. Una sorta di evoluzione inevitabile rispetto ad esperimenti apparentemente meno eticamente problematici, come la modificazione del genoma delle scimmie con consistenti porzioni del Dna degli uomini. Infatti, "sopprimendo i geni che regolavano il fattore di crescita neuronale ottenevi umani acefali, tenuti in animazione sospesa dalle macchine. Non dei veri umani, insomma. Scimmie con alcuni geni umani, mantenute in un'esistenza vegetale per fornire organi da trapianto". Ma "Cosa sarebbe successo se non avessimo disattivato quei geni? Ne sarebbe scaturito un animale pensante e parlante? Avremmo potuto considerarlo un essere umano o stavamo dando vita a una nuova specie? Andare avanti era una tentazione troppo forte. Fra le mani avevamo la prova del nove di ogni teoria formulata per cercare di dare una spiegazione scientifica ai meccanismi dell'evoluzione umana così come della fisiologia e della psiche…Con il nostro esperimento avremmo toccato praticamente ogni aspetto dell'umano interrogarsi sulla propria esistenza".

Ma cosa succede quando la creatura, frutto di tale esperimento, prende coscienza di quello che è?

Al centro del romanzo di Sabina Morandi è la scienza. La scienza come passione e come ragione. La scienza che è tentativo inesausto di cercare soluzioni, di comprendere la realtà, ma anche espressione superomistica di una volontà di potenza incapace di fermarsi di fronte alle più elementari regole dell'umanità. Queste contraddizioni, questo travaglio che fanno parte del bagaglio dell'uomo contemporaneo, sono rappresentati attraverso due personaggi: da una parte, la scienziata che ha "creato" XW319/05, che si chiede il perché di quello che ha fatto, il perché di quello che per lei è un'ossessione, cercare soluzioni, anche al di là e a prescindere da quali sono tali soluzioni. Dall'altra la creatura che cerca di capire chi è, si scontra con le difficoltà, forse l'impossibilità di trovare un posto nell'universo: "Mi gettai giù, lungo le rapide del ragionamento, con una sola certezza: una volta che fossi arrivata a conoscere tutti gli eventi della mia creazione, l'avrei resa sopportabile. Un destino spiegato, illustrato, vivisezionato, smontato e rimontato pezzo per pezzo sarebbe diventato un bagaglio più leggero da portare. Di questo ero assolutamente sicura".

Nel libro di Sabina Morandi, i piani sono molteplici, la storia della creatura è anche una metafora per raccontare la lenta e faticosa costruzione di un'identità in un'epoca dove ruoli, classi e sessi vengono rimescolati, con tutto il carico di angoscia e potenzialità liberatorie che questo comporta.

Scrive l'autrice "Sono fondamentalmente convinta che la rivoluzione biotecnologica sia la questione del nostro tempo perché in grado di creare un corto circuito fra piani diversissimi: filosofico, simbolico, morale, economico e, anche, politico. Personalmente non sono d'accordo né con gli allarmi accorati di chi considera imminente l'invasione di eserciti di umani clonati, né con gli entusiasmi quasi mistici dei fanatici della "nuova scienza", che farneticano di vita eterna e di "autoevoluzione".

La scrittura è avvolgente, a tratti angosciata, soprattutto rimanda la consapevolezza che non ci sono risposte facile, che è quasi impossibile definire i confini del bene e del male. Ma l'autrice sembra comunque portare avanti le ragioni dell'umanità, che il finale in qualche modo accentua: "Ma le creature, talvolta, alla fine si rassegnano. Apparterranno alla specie che riescono ad abitare. Inventeranno il mondo che riescono a vivere. E qualcuno, chiamandole, darà loro un nome".