Lunedi' 26 marzo 2001


E' giusto sviluppare la ricerca per la clonazione umana?
di Franco "Bifo" Berardi

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di Sabina Morandi

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Quasi come voi: storia di una "creatura" geneticamente costruita

Clonazione umana: la normativa nel mondo


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Ah, ora ve ne accorgete?

Adesso che le tecnologie informatiche si diffondono, salta fuori lo stress tecnologico. Vorrei, se posso, fare un pochino di storia di quel che significa lavorare nelle "nuove tecnologie". Ho iniziato a lavorare davanti ad un terminale abbastanza presto, all'epoca in cui venivano fuori i primi microprocessori, e quelli che ne sapevano qualcosa erano prontamente assorbiti dai produttori di macchine a controllo numerico. Il fatto di essere relativamente pochi ci portava a trascorrere intere giornate davanti ad un videoterminale, scrivendo firmware (i programmi che vengono inseriti permanentemente nelle macchine). Nessuno si lamentava, e non avevamo imparato a "venderci" bene, come pare che accada adesso con le nuove tecnologie; eravamo normali impiegati metalmeccanici. Talvolta - anzi, abbastanza spesso, se si trattava di aziende pubbliche - accadeva che, quando una nostra macchina veniva installata, scattava la rivendicazione sindacale "perche' al lavoratore era richiesta una maggiore professionalita'". Per fare un esempio, chi, in una azienda di trasporti urbani, si ritrovava ad usare una macchina per registrare i propri prelievi di carburante aveva diritto ad un miglioramento economico. Naturalmente, chi qualla macchina aveva progettato, restava dove era. C'erano anche rivendicazioni che riguardavano i terminalisti, che ottennero di effettuare frequenti pause "di decantamento" (questo ridicolo termine doveva significare, piu' o meno, rilassamento, riposo). E poi c'erano le pretese di coloro ai quali veniva per la prima volta richiesto di interagire con un computer. Questi, anche se il loro compito si risolveva nell'operare tramite maschere a prova di sciocco ("fool-proof"), avevano la loro brava rivendicazione perche' "sapevano usare il computer". Quindi, chi faceva data entry, aveva diritto alla "decantazione", chi davanti al terminale ci stava piu' di loro e con maggiore impegno, ma era metalmeccanico e progettista hardware e firmware, no. "Usare il computer" implicava essere un lavoratore di alto livello, progettare una macchina con dei microprocessori, no. O almeno cosi' cercavano di farci credere... Ancora oggi, se operi nelle tecnologie di rete o, comunque, di gestione dell'informazione, sei nella "new economy", se progetti le macchine che tutti poi usano, sei un metalmeccanicaccio. Chiedo scusa per il tono forse un poco polemico, giuro che non dico queste cose a causa di risentimenti presonali. Io, personalmente, me la sono cavata. Ma c'e' Giacomo, che incontro tutti i giorni ed e' in grado di progettare una scheda elettronica come si deve, di scrivere un sistema operativo real time, di usare logiche programmabili, di gestire un server apache, di curare il servizio di mail dell'azienda dove lavora e di fare tante altre belle cose, il quale passa otto ore al giorno davanti al video e produce valore aggiunto a tutto spiano e prende un milione e ottocentomila al mese. E adesso, a trent'anni piu' o meno, rimpiange di non essersi mai dato da fare per entrare in un posto statale. E a me non riesce di far capire all'azienda dove lavora e per la quale ho fatto da suo "tutor" che, se lo perdono, si ritrovano nei guai. Beati quelli che lavorano nella "new economy", che almeno possono lamentare lo "stress tecnologico".

Giovanni