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Il vizietto di Spartacus
Ciao a tutta la compagnia,
mi presento: io sono quello che stava per pubblicare Netslaves in Italiano.
Pochi lo sanno, perché mi sono fatto soffiare il libro come un baggiano.
Quindi non è che ci tenevo tanto a farlo sapere in giro. Ma si sa, il tempo
lava tutte le ferite...
La cosa è andata pressapoco così: su segnalazione di una amica e collega mi
sono imbattuto telematicamente in Bill Lessard e Steve Baldwin che all'epoca
facevano un sito che si chiamava disobey.com. Pensavano di scrivere un libro
tratto da una rubrica del loro sito, Netslaves. Eravamo alla fine del 1998.
Steve e Bill erano rappresentati da uno scalcagnatissimo agente letterario
di cui non dirò il cognome, ma il nome sì: David. Con lui ho scambiato
qualche email e qualche telefonata. Era un tipo a posto, ma "americano
medio". Nel senso che non aveva la più pallida idea di che cosa ci fosse al
di fuori del Michigan. In effetti continuava a dirmi che non riusciva a
capire perché noi della DeriveApprodi ci ostinassimo a proporgli la
pubblicazione di Netslaves SOLO IN ITALIA. "Perché non in tutta Europa, o
almeno in Francia e in Spagna?", mi domandò. "Perché noi vogliamo tradurlo
in Italiano!", risposi. E lui, candido: "Ma l'Italiano assomiglia molto al
Francese e allo Spagnolo, doesn't it? Quindi che problema c'è.".
Malgrado queste piccole incomprensioni, chiudemmo il gentlemens' agreement.
Già mi stavo vantando in giro del colpaccio, quando (e siamo al Febbraio
1999) Steve mi scrisse per dirmi semplicemente che "David is no longer on
board". La nuova agente era la sciacallissima Ms. Lisa *** from NYC. Per
intenderci quella che stava dietro a un autentico fenomeno editoriale
dell'inizio anni '90: le Riot Grrrrls. Il libro passò in mano alla
multinazionale McGraw Hill e il mio gentlemens' agreement si trasformò in un
pugno di mosche.
Bon, direte voi, cose che capitano. Anzi che capitavano anni fa. Ma perché
ne parlo ora? Ne parlo ora per dire che Nestlaves non è una cosa nata dal
nulla. E' stata lungamente e strategicamente preparata a tavolino. E fin qui
niente di nuovo. Ogni libro viene promozionato da più o meno agguerriti
addetti stampa e per ogni libro si cerca di tirare su un "evento" per creare
un po' risonanza. Ora, il caso ha voluto che l'evento Netslaves abbia
coinciso con l'e-crack, quando le nazioni del mondo si sono risvegliate dal
sogno dorato della New Economy.
Quindi Steve e Bill si sono trasformati in involontari profeti. In effetti
nella overview del libro che avevano inviato a me, i due autori volevano
scrivere "una cosa alla Dilbert". Si sono ritrovati invece a scrivere "una
cosa alla Quaderni Rossi". Non poche persone oggi usano Netslaves come un
vademecum sindacale. Ed è giusto. E' un libro che parla dei rapporti di
forza all'interno del mondo della Rete senza adagiarsi sull'isomorfismo
sempliciotto "società online = società offline, solo che non vedi in faccia
le persone". E invece no. C'è di più. La società online è un mondo a parte
che si è ingoiato allegramente quello che ci ostiniamo a chiamare mondo
reale. Se l'è ingoiato, se l'è masticato e poi ne ha risputato i resti. E
cosa sono i resti? Sono appunto le vittime, le pedine del gioco, gli schiavi
in catene.
Ma, e qui tocchiamo un punto cruciale, perché gli schiavi non rompono le
catene? Eppure hanno finalmente preso coscienza della situazione. Ebbene il
fatto è che oggi, per scatenare un movimento antagonista, non basta più
creare una coscienza di classe.
Alcuni lo spiegano in maniera filosofica: "oramai lo schema ottocentesco di
pensiero-azione, di politica come scontro di volontà forti non funziona
più."
Per quanto sta a me, la vedo in termini di masochismo. Proprio così, di
masochismo, quello con le fruste e gli stivaloni di latex un po' kitsch. Se
tu illustri a un masochista tutte le sevizie che lo aspettano, non lo
istighi a liberarsi delle catene, ma anzi lo ecciti. Quello si getterà ai
piedi del suo aguzzino chiedendogli di fargli di tutto, e anzi di più. Si
legherà a lui a filo doppio. Ed è quello che secondo me sta succedendo con i
precari del telelavoro, con i cyberlavoranti, con i nuovi professionisti
flessibili: più li batti e più loro ci provano gusto. Non è un caso che la
sindacalizzazione dei lavoratori delle start-up americane stenti a
decollare. Ripeto: più li schiavizzi e li umili e più quelli ci provano
gusto. E perché? Perché è proprio del vero masochista interpretare la
mortificazione come una prova, una dimostrazione del proprio valore.
Le 35 ore sono "roba da vecchi". I sindacati "non hanno i mezzi per capire
le nuove professionalità". Alla pensione "ci penserò quando avrò famiglia".
C'è tutta una retorica della giovinezza da vivere all'estremo, dietro questo
masochismo lavorativo. C'è una sensazione di accelerazione (Virilio dove
sei?) e di corsa ad ostacoli. E quindi si corre veloci e si cerca di
arrivare primi. E se si deve correre con la palla al piede questo rende la
sfida ancora più interessante.
E' per questo che nell'era di Internet Spartacus non spezza le sue catene.
Perché quelle catene sono il suo vizietto preferito.
Antonio Casilli
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