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Rete: terra di emigranti
Una importante mostra in corso a Roma,'Novecento',tenta di ricondurre le radici della più recente arte contemporanea italiana anche al radicale mutamento subito dal tessuto sociale di un Paese il cui boom economico viene a determinarsi, negli anni '60, a causa della creazione di grandi accentramenti industriali nel settentrione.
Le grandi migrazioni di massa dal sud Italia verso le città industrializzate come Torino o Mialno- che mutuano con successo lo stile di produzione e inquadramento del lavoro di stampo fordista - provocano una nuova dimensione del sociale in cui il gruppo, sradicato dalla sua terra d'origine, valori, tradizioni, risolve nel lavoro tutta la sua esistenza. Le ore spese nella fabbriche sono tante, i mezzi di sostentamento ancora pochi.
I circoli di 'dopolavoro', pensati per integrare l'individuo nel tessuto socio-culturale del luogo di arrivo, finiscono col risultare un ridondante riflesso dell'ombra cupa di solitudine ed emarginazione che si respira sui luoghi di lavoro.
I cosiddetti 'netslaves' versano, a mio parere, nelle stesse condizioni in cui viveva l'individuo emigrato, spossessato di luoghi, valori, identità, nei favolosi anni '60 del boom italiano, anni pieni di sogni, di corse all'oro, di false speranze.
Ed i netslaves, così come i lavoratori degli anni '60, subiscono la medesima condizione di trasmigrazione dell'anima verso un altrove che è solo il luogo della perdita del senso, dove le ore di assenza di lavoro -che sia su Internet o in fabbrica- testimonia al più di un busco nero esistenziale da colmare.
Con questo parallelismo storico assumo che le stesse contraddizioni che hanno reso e rendono problematico il capitalismo industriale nei confronti della dimensione umana e sociale protendono le loro lingue di fuoco nei meccanismi di mercato che regolano il lavoro in Rete.
Con l'aggravante che le dinamiche di coesione sociale basate su interessi comuni vengono venificate dalla condizione di umile isolamento fisico e mentale in cui il lavoratore della Rete viene costretto, in un indebolimento progressivo della propria identità che si forma e in forza di una coscienza sociale e grazie al radicamento di valori e ideali. Valori e ideali mistificati, nei favolosi anni dell'era della Rete, dall'unico valore che è quello attribuito al bene di consumo.
Laura Massacra
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