Lunedi' 26 marzo 2001


E' giusto sviluppare la ricerca per la clonazione umana?
di Franco "Bifo" Berardi

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di Sabina Morandi

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Quasi come voi: storia di una "creatura" geneticamente costruita

Clonazione umana: la normativa nel mondo


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Non è accettabile una tecnologia che mira a creare individui gli uni uguali agli altri

Dopo i giorni delle grida, della provocazione mediatica, degli annunci pubblicitari di Severino Antinori, è tornato il silenzio che consente qualche pacata riflessione intorno al tema della clonazione umana, fra etica e scienza. E soprattutto c'è stato l'annuncio che finalmente l'Italia è entrata a tutti gli effetti nell’Europa bioetica, ratificando la Convenzione europea e il Protocollo aggiuntivo sul divieto di clonazione di esseri umani. Ciò consentirà forse, nella prossima legislatura, di risolvere con spirito di collaborazione temi, quali la procreazione assistita, la fine della vita e le biotecnologie, su cui fino ad oggi siamo restati dannosamente impantanati. Il Comitato nazionale per la Bioetica si era già pronunciato per il no alla clonazione umana. Sul piano morale, bisogna innanzitutto distinguere fra la clonazione animale e quella umana. Si deve poi distinguere tra esseri umani da un lato, cellule e tessuti dall’altro. Già oggi i grandi ustionati, per esempio, possono essere curati grazie a lembi di pelle prodotti da cellule "clonate". In questi casi, l'unica esigenza morale sta nel rendere tali trattamenti accessibili a tutti coloro che ne hanno bisogno. Altra cosa è il tentativo di produrre uomini geneticamente uguali ad altri, arrogandosi il diritto di stabilire le caratteristiche di chi deve nascere. Ciò è censurabile dal punto di vista etico e scientifico. Non si può sperimentare sulle pecore come si è fatto con Dolly, la cui nascita è stata preceduta da 236 fallimenti: aborti, anomalie, mostruosità, morti premature. Può darsi che in futuro tali inconvenienti (veri e propri crimini, se l’oggetto dell’esperimento sono le persone) saranno ridotti o eliminati, ma come sottrarsi al principio kantiano secondo cui l’uomo deve essere sempre considerato non come un mezzo, ma come un fine in se stesso ? La procreazione è un atto libero, ma non può calpestare il diritto prevalente del figlio, a non essere predeterminato. Non è accettabile una tecnologia che si traduca in una violenza sul bambino, in una volontà di imporgli il suo destino, totale o parziale, che è come farlo nascere schiavo. Infine, la clonazione riguarda gli individui ma anche la specie umana nella sua totalità. Non è accettabile una tecnologia che mira a creare individui gli uni uguali agli altri, e al limite a rompere l’unità del genere umano. Ci son voluti secoli per affermare che ogni individuo, qualunque sia sua la razza, ha uguali diritti, non possiamo ora aprire la strada alla prospettiva di creare una sub-specie di esseri umani destinati a obbedire, e una super-specie destinata a comandare. Pure se ciò è oggi tecnicamente impossibile, dobbiamo fermare in tempo ogni tentativo di aprire questa strada. Anche per questo, poiché la clonazione riguarda gli individui e nel contempo il genere umano, sarebbe giusto e auspicabile che si approvassero in questo campo norme legali di validità universale. Professor Giovanni Berlinguer, presidente del Comitato nazionale per la Bioetica (questo messaggio ci è pervenuto dal Comitato nazionale per la Bioetica)

Giovanni Berlinguer