Il futuro dopo il Futurshow
Georgia Garritano
Claudio Sabatini, organizzatore del Futurshow,
fa un bilancio dell'ultima edizione e pensa a nuovi progetti
Qual è stato lo spirito che ha caratterizzato l'edizione di quest'anno
del Futurshow?
Quest'anno abbiamo rivoluzionato il format. Lo spirito è stato quello di mettere l'uomo al centro del progetto, un uomo che è più forte perché ha capito di essere vulnerabile. Gli eroi - il tema conduttore - sono uomini in carne e ossa che stanno lavorando per il nostro futuro, che si impegnano per l'uso della tecnologia a giusti fini, per mettere la comunicazione e la conoscenza al servizio della ricerca e dell'integrazione di mondi e culture diversi.
Lei ha chiesto: "C'è un sindaco, un assessore, un amministratore
di un ente pubblico che abbia voglia non soltanto di navigare a
vista ma di credere nel futuro? Perché Futurshow ha l'età
e l'ambizione per essere adottato". Pensa che in Italia si investa
ancora troppo poco nel futuro e che manchi una politica dell'innovazione?
Probabilmente sono state create aspettative e illusioni, c'è stata
una bolla speculativa notevole, ma credo che questo settore non
abbia tradito nessuno. Ci sono difficoltà economiche - credo che
si tratti di una crisi di sistema, forse anche salutare - ma il
vero problema è che si sta navigando a vista, ci si preoccupa di
far quadrare il bilancio dell'ultimo trimestre mentre per costruire
il futuro bisognerebbe investire almeno sul medio-lungo periodo
e consentire alle aziende di lavorare serenamente.
Lei ha detto che il Futurshow si propone come un format replicabile. Ha già in mente delle iniziative o le sono stati proposti progetti interessanti?
Siamo un gruppo che progetta, realizza e promuove eventi di comunicazione. Il Futurshow ne è un esempio importante ma crediamo di essere pronti per poter migrare verso altri luoghi, altri contesti, altre dimensioni.
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