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Virus
di Michele Alberico
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Cicatrix ha iniziato la sua attività alla fine degli anni
'80 quando gli capitò per le mani un software pirata che conteneva un virus bulgaro
chiamato "Cascade". Chi è Cicatrix? Cicatrix non è né un hacker né un
criminale, ma un collezionista molto particolare: un collezionista di virus.
Il suo sito internet raccoglie qualcosa come 10.000 virus diversi su 18.000
ufficialmente censiti. Catalogare i virus non è cosa semplice: le varianti cambiano di
ora in ora e spesso non si è neppure d'accordo su quale sia il nome effettivo di un
virus. Questo censimento, ospitato su un server russo, suddivide, ad esempio, i virus per
ceppo di appartenenza: i macro, i trojan horse, gli sniffer, i mutanti e la lista è
ancora lunga.
Cicatrix ha raccolto gran parte delle sue
conoscenze sull'argomento in un archivio che tutti possono scaricare. Questa sorta di
archivio si chiama Vdat ed è arrivato
alla versione 1.8.
Per chi non si arrischia a scaricarlo Vdat è disponibile anche in una versione on line
e al suo interno c'è una enorme massa di informazioni sul mondo dei virus, interviste ad
alcuni tra i più noti dei loro creatori, informazioni pratiche su come creare e
difendersi da un'infezione. Illeggibile per un pubblico di non specialisti.
I collezionisti come Cicatrix si incontrano in luoghi virtuali come virusexchange.org, sito dedicato al virus
trading. Il meccanismo è semplice: per ogni virus che aggiungete alla collezione avete il
diritto a scaricarne tre. Collezionare virus è però un mestiere pericoloso: bisogna
farlo prendendosi le dovute cautele. Per crearsi il proprio data base viene ad esempio
fornito un programma che classifica i virus stipati nell'hard disk utilizzando
indirettamente le funzioni dei programmi antivirus.
Ma quali sono i virus più noti? E' molto probabile che chi è in Rete da tempo abbia
ricevuto una o più volte un messaggio nella
sua casella di posta elettronica con la segnalazione dell'arrivo di un nuovo virus diffuso
via e-mail. Uno dei primi virus postali segnalati è stato "Good Times".
L'allarme diffuso via e-mail invitava, per prima cosa, a non aprire messaggi che avessero
per intestazione la frase Good Times, pena la
distruzione di tutti i dati contenuti nell'hard disk; secondo, a diffondere il più
possibile l'avviso stesso.
Era 1994 quando si capì che Good Times non era un virus ma uno scherzo, forse il primo
scherzo planetario diffuso via Internet. Il protocollo di posta elettronica infatti non è
in grado da solo di diffondere e attivare un virus in un computer remoto: la sua struttura
estremamente semplice glielo impedisce. In quel caso, in un certo senso, il virus era il
messaggio stesso di allarme che veniva diffuso in migliaia di milioni di copie in tutto il
mondo.
Nel 1999, cinque anni dopo, appare Melissa e ne parlano tutti, persino i telegiornali
nazionali. Ancora uno scherzo? Non proprio. Sebbene infatti il protocollo di posta
elettronica non sia in grado da solo di trasferire e attivare un virus, è però in grado
di spedirlo come un file allegato. Il file viene copiato sul computer ma se nessuno
volontariamente lo attiva rimane semplicemente lì, lo si cancella e il pericolo è
scampato.
Esistono però dei programmi di posta
elettronica che, per facilitare le operazioni di ricezione dei file allegati, decidono
autonomamente di aprirli o processarli in qualche modo. Questi programmi che svolgono
automaticamente alcune operazioni (il più noto è Outlook della Microsoft) hanno aperto
la strada alla diffusione dei virus via mail. Melissa è uno di questi virus. Ultimo in
ordine di tempo, invece, tra i virus "tradizionali" è arrivato Chernobyl. Temibilissimo
programmino che una volta attivato (su una macchina win95/win98) arriva, tra l'altro, a
scrivere sulla bios, la piccola memoria che contiene le informazioni di base necessarie al
computer per gestire le sue diverse parti. Nella maggior parte dei casi, dopo l'attacco,
la bios va cambiata e i dati sull'hard disk vanno persi completamente. |