Tema - 23 Marzo 1999
Commercio elettronico
Il futuro delle transazioni economiche via Internet
di Michele Alberico e Elena Capparelli
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Il 22 marzo scorso il Business Week, uno dei più autorevoli periodici
mondiali di economia dedica la copertina ad un fenomeno ritenuto il futuro
delleconomia mondiale: il commercio elettronico. Il titolo dice: Commercio
elettronico: cosa deve sapere ogni amministratore delegato di
unazienda. Allinterno dellarticolo un inserto illustra le dieci
regole di quella che viene addirittura definita una survival guide,
cioè una guida per la sopravvivenza che le aziende devono seguire per non
essere tagliate fuori dal mercato globale del commercio per via telematica.
Ma cosè il commercio elettronico e perché è così importante?
Immaginate di essere a casa davanti ad un computer mentre state navigando su Internet e
immaginate che a un certo punto la vostra ricerca vi porti in un immenso supermercato in
Rete. Le offerte sono ampie: abbigliamento, libri, cd-rom e persino cose da mangiare.
Basta scegliere un prodotto, fare clic con il mouse e pagare con la carta di credito.
Ecco, siete entrati nel meccanismo del commercio on line. I vantaggi offerti dal commercio
elettronico non sono pochi: in Rete si può trovare unofferta più completa e si
può comprare in qualsiasi parte del mondo e quando si vuole, 24 ore su 24. Inoltre il
rapporto tra consumatore e produttore è più diretto e meno costoso. Oggi è già
possibile consultare e acquistare in Rete sia beni che servizi. Fra i prodotti più
venduti ci sono sicuramente i libri. Pensate che le grandi librerie on line fatturano
allanno oltre 500 milioni di dollari.
E un grande
venditore di libri è sicuramente Jeff Bezos, un
miliardario di 35 anni fondatore di Amazon una delle
più grandi librerie del mondo che vende i libri solo via Inernet.
AMAZON, I DATI DEL SUCCESSO
Fra gli oggetti più venduti su Internet, accanto ai libri, ovviamente cè il
software e comunque in generale tutti i prodotti digitalizzabili come la
musica, e i video. In Italia è appena poco più del 6% la quantità di aziende coinvolte
nel commercio elettronico. Abbiamo chiesto ad Alberto Bregani, direttore della rivista Web Marketing Tools, quali strade devono percorrere le
aziende italiane per entrare in maniera competitiva nel mercato del commercio elettronico:
Le aziende
italiane si trovano di fronte una grande opportunità che poi è una grande sfida. Esse
devono decidere di accettare questa sfida e capire che lazienda va modificata. Molte
di esse non sanno già di essere un mercato globale e proprio per questo, è anche un
pericolo da parte loro. Per quanto riguarda quelle che vogliono entrare decisamente in
questo mercato globale attraverso Internet, il processo di cambiamento è molto difficile
perché lazienda va modificata allinterno. Un cambiamento di risorse, di mentalità che parte dal marketing, dal
commerciale e dalla gestione logistica. Tutta lazienda deve ruotare, deve cambiare e
porsi su un livello diverso, perché mercato globale significa non tanto vendere in tutto
il mondo, ma avere ununica politica di branding, di immagine. Lazienda deve
essere riconosciuta dovunque come se stessa, che sia Australia, Svezia o Alaska o
qualsiasi altro stato del mondo. Deve avere un posizionamento globale anche
perché i consumatori hanno caratteristiche multietniche, multirazziali, quindi é una
decisione da prendere con molta calma.
Per incentivare la diffusione del commercio elettronico in Italia è nato nel novembre
1998 presso il Ministero dellIndustria, lOsservatorio sul commercio
elettronico. A coordinare il gruppo di 75 esperti provenienti dai più diversi settori
produttivi è stato Antonello Busetto.
Noi riteniamo che il vero commercio elettronico sia quello che avverrà tra le
aziende. Lì effettivamente potremo avere un salto di qualità - sostiene Busetto.
Sicuramente questo è uno strumento che poi potrà essere utilizzato dalle persone
utilmente; ma essenzialmente il nostro lavoro è rivolto ai benefici che potrà trarne il
nostro sistema produttivo. Il sistema produttivo italiano è fondato sulle piccole e medie
imprese; le piccole e medie imprese hanno, dallutilizzo delle nuove tecnologie,
unoccasione storica per fare un salto di modernizzazione che è essenziale. Il made
in Italy è un prodotto che ha una qualità veramente notevole; sul mercato non abbiamo
pari a mio avviso. I mercati americani ci invidiano i livelli qualitativi di molti dei
settori produttivi. Se riusciamo ad utilizzare le nuove tecnologie per portare i prodotti
italiani fuori dei confini nazionali o al di là del mercato interno europeo abbiamo
veramente raggiunto un ottimo risultato. E nostro interesse quindi sviluppare il
commercio elettronico quanto prima, nel miglior modo possibile e soprattutto in una
situazione di accordo internazionale. Le agevolazioni sono alcuni degli strumenti che
andranno utilizzati. Unimportanza notevole avranno anche le regole ed un altrettanto
importante ruolo avrà la politica dellinfrastruttura.
Abbiamo visto come nella situazione italiana il commercio elettronico potrebbe
costituire unopportunità per competere con altri paesi.
Ma quali sono allo stato attuale le dimensioni economiche del fenomeno a
livello globale?
Trecentomila miliardi di lire. Questo sarà il valore annuo del commercio elettronico
nel mondo intero nel 2001. Un dato enorme in termini qualitativi ma non in termini
quantitativi, tenuto conto che equivale a circa il 15% del Prodotto interno lordo della
sola Italia. La metà del volume di affari sarà nel mercato nord americano mentre in
Europa e in Asia si raggiungerà un valore pari ad un terzo delle dimensioni del mercato
americano. A dominare sarà il commercio elettronico tra aziende. In Europa si parla di 56
miliardi di dollari mentre in America più di tre volte tanto: 183 miliardi di dollari.
Molto inferiore il commercio in Rete tra aziende e i consumatori che si aggirerà invece
in Europa intorno ai 4 miliardi di dollari e in America intorno ai 17. La differenza tra i
due mercati è inoltre segnata dal fatto che in America si stima che nel 2001 un cittadino
su tre sarà collegato a Internet mentre in Europa sarà appena uno su dieci. |
Inoltre
la diffidenza è una delle ragioni che limita la diffusione del commercio on line
specialmente in Italia. Gli studiosi infatti hanno constatato che il commercio elettronico
si sviluppa soprattutto in società evolute sotto il profilo della fiducia reciproca. Gli
Stati Uniti sono fra queste. Mentre lItalia è caratterizzata da un basso livello di
fiducia come ci spiega Alfredo
Biffi docente della Scuola di direzione aziendale della Bocconi:
Noi in
Italia siamo abituati ad avere quello che tecnicamente chiamiamo i pacchi:
qualcuno riesce a venderci cose che non esistono, che non ci sono, confezionate magari
anche molto bene. Ecco è possibile, evidentemente, farli anche sulla Rete; da questo
punto di vista, la virtualità e la realtà sono esattamente la stessa cosa. Cè un
problema della credibilità di chi ti sta vendendo un qualcosa; e cè poi il
problema per chi compra di farsi riconoscere come acquirente credibile, plausibile.
Chiaramente la questione della credibilità e della fiducia nel sistema di pagamento è
sempre esistita. Ma ovviamente questo vale tanto più ora che sta fisicamente scomparendo
il mezzo da sempre accettato come strumento di scambio: e cioè i soldi di carta o di
metallo.
Insomma, il denaro sta diventando virtuale. E questo spaventa. Forse spaventa anche
perché la fisicità, cioè il maneggiare i soldi, conserva sempre un suo
significato. Si cita spesso il caso di quellazienda tecnologicamente evoluta che si
trovò costretta a rallentare artificialmente i tempi di consegna delle proprie merci per
permettere ai clienti di recuperare la gioia dellattesa. Insomma, ancora
hanno un valore alcuni dati letteralmente fisici e questo riguarda anche il
commercio elettronico. Il timore è che scompaia il rapporto faccia a faccia
proprio dellacquisto al negozio.
Sentiamo su questo il parere di Charles Wang, presidente della
Computer Associates, società leader nella produzione di software:
"Tutti dicono che con il commercio elettronico non c'è più bisogno di negozi e non
sono d'accordo. Penso che il fatto di poter esaminare una cravatta, vedere se va bene con
il vestito è una cosa che chiederei al commesso del negozio dove sto facendo acquisti,
non la comprerei su Internet, lo farei solo se sapessi esattamente il tipo e la marca di
cravatta che mi serve. Ma fare spese è anche un'esperienza sociale e si ha bisogno di un
intervento umano non credo che questo sparirà mai".
Per chiudere una constatazione sui tempi: quando arriverà realmente il commercio
elettronico nelle nostre case? Probabilmente più tardi di quanto pensiamo. Gli analisti
parlano di almeno cinque o dieci anni. Sicuramente un limite notevole è dovuto alla
cronica lentezza di Internet. Fatto sta che - comunque sia - secondo listituto di
ricerca Idc fra il 1998 e il 2002 il commercio elettronico tra aziende passerà dal 66 al
79 %, mentre si ridurrà quello tra aziende e consumatori. Insomma: prima ancora che un
fenomeno di massa il commercio elettronico è innanzitutto unopportunità di
comunicazione tra le imprese. |