Settimanale RAI Educational
Rubrica

Anno 2019: Televisioni

di Antonio Caronia

Immagine OlograficaNon sono ancora passati i primi vent'anni del nuovo secolo, e già infuriano le polemiche intorno al nuovo mezzo di comunicazione destinato a rivoluzionare ancora una volta le abitudini mediatiche del pubblico: l'olovisione. Cinque anni fa, come ricorderete, Stan Pebbert annunciò al Mit l'invenzione del rivoluzionario proiettore retinico, una specie di berretto dalla cui visiera parte un piccolo raggio laser guidato da un potentissimo microchip che colpisce direttamente la retina e quindi immerge lo spettatore in un mondo virtuale che è tanto convincente quanto la realtà fisica, e forse più.
Adesso Matsuhita/Warner, il colosso mondiale nippo-americano dell'intrattenimento, sta per mettere sul mercato il primo modello consumer del proiettore, aprendo quindi di fatto l'era dell'olovisione. Per la verità il magico cappellino, che si chiama OloRet, non è proprio alla portata di tutte le tasche: costa 10.000 Euro, corrispondenti a un po' più di 15.000 $. Ma si confida, come sempre, in una dinamica di rapido abbassamento del prezzo una volta che l'aggeggio abbia cominciato a diffondersi. Bene, quali sono le preoccupazioni che suscita questa nuova televisione immersiva? Secondo i suoi critici, essa rischierebbe di far fare un pericoloso salto all'indietro alla Dtv, la televisione digitale che meno di vent'anni fa aprì una nuova era nel consumo di immaginario audiovisivo.

Vecchie e nuove tecnologieL'olovisione non sarebbe, secondo costoro, che un mascheramento della vecchia televisione generalista che dominò negli ultimi cinquant'anni del secolo scorso. La possibilità di vivere in prima persona delle avventure con i più grandi divi del cinema mondiale farebbe rapidamente passare in secondo piano la nuova libertà garantita dai canali digitali e dall'integrazione dei media, e ricreerebbe il dominio del palinsesto uguale per tutti di cui il pubblico si era liberato all'inizio di questo secolo. Questo pericolo sembrerebbe ancora più grave in un paese come l'Italia, in cui la rivoluzione dei consumi televisivi è stata sì entusiasticamente accettata dal pubblico, ma forse non ha le stesse solide radici che ha in altri paesi come gli USA. Il consumatore italiano ha mostrato di gradire le enormi possibilità di scelta offerte dai 500 canali digitali, e i dati ci dicono che passa con una certa disinvoltura dalla tv a Internet, apprezzando soprattutto le possibilità di spettacolarizzazione della vita quotidiana offerte dagli ultimi modelli di Webcam.

OlovisionePerò forse non riconosce ancora pienamente la propria molteplicità di individuo, e potrebbe ricascare in vecchie abitudini. Tutto il contrario, sostengono invece gli entusiasti di OloRet. L'olovisione, secondo loro, non è che una nuova tappa in quel processo di integrazione degli strumenti e di frammentazione dei processi e dei prodotti che ha segnato l'informazione e l'intrattenimento negli ultimi vent'anni. L'olovisione, insomma, per i suoi sostenitori sarebbe la vera e definitiva tv interattiva.

Più marginali appaiono invece le critiche dei propugnatori dell'interattività radicale, nostalgici della vecchia Internet che hanno sempre visto la televisione, ogni forma di televisione, come una nemica della creatività individuale e della realizzazione dell'individuo.

Non si può ancora dire se l'olovisione ucciderà nella culla la DTV o se, al contrario, le farà fare un nuovo e strabiliante salto di qualità. Come sempre, chi vivrà vedrà, o forse sarebbe meglio dire: interagirà.

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