Rubrica
Il telecomando
di Franco Carlini
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Come
"cosa" della vita quotidiana, il familiare telecomando appartiene semplicemente
alla categoria degli utensili-protesi. Sono quelli, come il martello o la forchetta, che
allungano il nostro arto più importante, la mano, protendendola verso il mondo esterno e
potenziandone l'azione. Il primo è stato la selce scheggiata e appuntita.
E' una cosa semplice il remote control e anche utile. Come aumenta il numero
dei canali televisivi, esso annulla ogni fatica fisica: non occorre alzarsi, raggiungere
l'apparecchio e cambiare il canale. L'assenza di fili di collegamento, poi, rende l'azione
naturale e semplice da qualsiasi posizione.
Questo banale scatolotto trascina con sé,
tuttavia, inaspettate conseguenze sociali: tanto per cominciare diventa il "simbolo
del comando" all'interno del nucleo familiare. Chi lo detiene, sul bracciolo della
sua poltrona, o saldamente impugnato in palmo di mano, può costringere gli altri
spettatori ai suoi ritmi di visione e di salto da una rete all'altra. Viceversa, chi non
può accedervi subisce con nervosismo crescente la tirannia altrui, sia questo il capo
famiglia o il bambino piccolo e viziato.
Anche da queste tensioni da telecomando,
probabilmente ha preso impulso, per chi se lo poteva permettere, l'acquisto di televisori
multipli nelle abitazioni, cosicché ognuno potesse telecomandarsi a modo suo: cucina,
stanza dei ragazzi, salotto e studio.
Il secondo effetto, imprevisto dagli inventori, è il famoso zapping, termine
che solo di recente ha preso il significato di "saltare da un canale all'altro".
Zap in origine vuol dire "cancellare, uccidere". Ed è proprio questo che l'uomo
con il telecomando fa: elimina, almeno provvisoriamente, ciò che gli è sgradito e
noioso.
Il
bastone del comando allora diviene, in prima battuta, strumento di libertà: c'è chi
fuggirà la pubblicità, chi le previsioni del tempo, chi i Talk show e chi le Soap
opera. Libertà di fuga, ma anche possibilità di esplorazione. Dopo una fase
intermedia, i telecomandi sono tornati a riproporre, tra i loro molteplici tastini, una
funzione di avanti-indietro che avevano abbandonato. I costruttori si sono resi conto che
lo spettatore non salta dal canale 7 al canale 25 con azione deliberata, anche perchè
sovente ignora del tutto cosa lo aspetta sul 25. Preferisce invece, con un semplice colpo
di pollice, percorrere in sequenza l'offerta televisiva attiva in quel momento. Dove un
colpo d'occhio addestrato (chi l'ha detto che lo spettatore è una patata lessa?) gli
basta per capire dove è arrivato e per decidere altrettanto rapidamente se ci vuole
restare almeno un po'.
Nel potentissimo telecomando
per Home Theather offerto su Internet a 140 dollari, i tasti sono 56. Ma un anello
centrale raggruppa a portata di dito quelli veramente importanti. Si verifica così, una
volta ancora, una verità che i progettisti sovente trascurano: anche quando i moderni
utensili elettronici vengono dotati di decine di funzioni (e di relativi pulsanti), noi,
saggi umani, preferiamo usarne poche o pochissime. Solo le più utili, le più semplici.
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