Settimanale RAI Educational
Tema del 3 dicembre 1999

Boom demografico

L'umanità ha superato la soglia dei sei miliardi di individui. Per il pianeta si profilano all'orizzonte problemi complessi e nuove sfide

di Agenzia Zadig, Elena Capparelli, Michele Alberico 

L'umanità è salita a sei miliardi di persone. Non siamo mai stati così tanti sulla Terra. Un preoccupato allarme sulla crescita incontrollata della popolazione è stato lanciato dall' United Nations Population Found con un rapporto pubblicato in ottobre su Internet. Le dimensioni definitive della popolazione mondiale e la qualità stessa della nostra vita dipenderanno dalle azioni che verranno intraprese nei prossimi 10 anni.

Il 1999 è il tempo delle scelte. Scelte complesse che investono problemi culturali e sanitari. Ma 6 miliardi di persone significano anche altrettante bocche e 180 miliardi di denti e queste bocche vanno nutrite. In questi anni la produzione alimentare è stata sufficiente ma le scorte diminuiscono. Così come diminuiscono le superfici arabili e seminate del pianeta. Le tecnologie ci hanno aiutato in passato a mantenere il ritmo della produzione di cibo ad un livello pari o al di sopra della crescita della popolazione. Ma ora si aprono scenari diversi in cui convivono nuove potenzialità e nuovi rischi che richiedono decisioni a livello internazionale. Tali sviluppi impongono un radicale cambiamento nella concezione del consumo e della produzione alimentare a livello globale. Le nuove tecnologie hanno già da tempo iniziato a influenzare il nostro modo di produrre e di consumare cibo.

È in corso un grande mutamento delle modalità in cui ci nutriamo. E' cambiata la domanda di cibo. Le necessità alimentari sono aumentate a dismisura, con grandi diversità nelle richieste tra paesi ricchi e paesi poveri. In occidente la gente non chiede più alimenti legati alle stagioni o alla disponibilità. Deve esserci tutto e sempre. Questo muta la produzione e porta ad usi della tecnologia che, a volte, risolvono il problema della quantità, ma non sempre sono a vantaggio della qualità. In questi anni in tutta Europa le aziende agricole sono cambiate. L'allevamento di bovini e pollame e' stato separato dalla coltivazione dei campi e per questo mucche e galline non vedono la terra e non ci camminano sopra. Questa crescente industrializzazione delle aziende agricole offre indubbi vantaggi ma crea anche numerosi rischi.

Quello che è certo è che le tecniche agricole e di allevamento tradizionali non sono più sufficienti a coprire il fabbisogno mondiale. E se la produzione della carne e' soprattutto un problema dei paesi occidentali, protagonisti assoluti dell'alimentazione mondiale sono invece i cereali, la cui produzione ha subito notevoli cambiamenti negli ultimi anni grazie allo sviluppo irrefrenabile delle biotecnologie.

Era il 1983 quando la prima pianta transgenica- ovvero contenente DNA modificato- è stata prodotta in laboratorio. Era una pianta di tabacco il resto è arrivato in fretta. I pareri sui rischi e i vantaggi legati alla produzione di organismi geneticamente modificati (OGM) sono discordi. Ecco l'opinione dell'economista Jeremy Rifkin sulle coltivazioni biotecnologiche:

Jeremy Rifkin"Queste imprese stanno immettendo nell'ambiente scorie di organismi creati dall'ingegneria genetica in laboratorio. Nei prossimi anni sperano di introdurre centinaia, migliaia di questi organismi geneticamente manipolati in tutto il mondo sul nostro suolo, nelle nostre acque, per creare nuovi vegetali, nuove fonti di energia, un intero settore di attività. Siamo di fronte all'esperimento più radicale sulla natura mai concepito dall'essere umano. Riseminare la terra con una seconda genesi artificiale. Il problema è proprio questo. Quando si cominciano a introdurre centinaia e poi migliaia di organismi progettati geneticamente in ambienti che non sono stati adattati in precedenza, alcuni di essi possono diventare dannosissimi, rimanere nell'ambiente e provocare una destabilizzazione a lungo termine.
Quello che mi chiedo è se non sia un atto di irresponsabilità da parte dei governi permettere che vengano introdotti nell'ambiente organismi manipolati geneticamente di qualunque tipo. Dobbiamo imparare dalla rivoluzione petrolchimica e nucleare. Sollevare subito le questioni scottanti. Assicurarsi di non introdurre nella biosfera niente che possa compromettere le generazioni presenti e quelle future. Sospendere le emissioni transgeniche di qualsiasi tipo nell'ambiente finché non venga discussa in parlamento la questione di una valutazione scientifica dei rischi e
delle responsabilità".

In questo contesto sembra contare molto una corretta informazione del consumatore. Occorre creare garanzie nei diversi paesi affinché ogni singolo individuo sia messo in condizione di scegliere se acquistare cibo geneticamente manipolato o meno. E non esiste ancora una legislazione chiara che tuteli il consumatore in questo senso.

Il diritto all'informazione non riguarda solo noi occidentali ma anche le popolazioni dei paesi in via di sviluppo. I cambiamenti delle tecniche di allevamento e quelle della produzione agricola sono un processo dal quale nessuno può essere escluso. L'informazione è un bene primario per tutti, per essere in grado di scegliere fra le diverse opportunità che la ricerca scientifica e la progressiva tecnologizzazione del settore agro-alimentare ci offrono.

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