L'attuale estensione di Internet ha raggiunto ormai delle cifre considerevoli: secondo
gli ultimi dati, il numero degli internauti ha ormai raggiunto la soglia dei cinquanta
milioni: trenta milioni negli Stati Uniti, sei milioni in Europa, quattro milioni nel
Sud-Est asiatico. Sono invece dodici milioni i server collegati - i cosiddetti host - e si
prevede che nei prossimi anni arriveranno ad essere oltre cento milioni. Anche il numero
delle pagine Web è considerevole: almeno centocinquanta milioni che, entro il 2002,
passeranno a un miliardo.
Il popolo di Internet è molto differenziato e usa la Rete per motivi diversi. Ma chi
sono e cosa cercano in Internet i professionisti, le imprese, i ricercatori e gli altri
utenti?
Attualmente si
tende a un cambiamento o, meglio, al coinvolgimento on line di gruppi sociali che finora
avevano mantenuto le distanze dalla Rete. Negli Stati Uniti un esempio è rappresentato
dalla maggiore presenza in Internet delle donne e dei gruppi di minoranza etnica: presenza
che, peraltro, si registra nonostante il governo non abbia favorito il loro accesso on
line con regole vantaggiose. Oltre alla varietà delle popolazioni che frequentano la
Rete, l'uso di Internet varia a seconda delle età, degli interessi, degli usi stessi che
gli utenti fanno delle informazioni provenienti dal Web.
Quale sarà allora l'uso di Internet nei prossimi anni? L'alternativa più probabile
sembra essere quella che comprende commercio elettronico, intrattenimento e istruzione. E'
questa l'opinione di James Richardson,
vice presidente di Cisco System International (considerata altrettanto importante per
Internet quanto Intel per i chip e Microsoft per il software):
"La stessa Cisco Systems - dice Richardson -
è un significativo esempio dell'uso di Internet nel settore del commercio elettronico;
riteniamo di avere il più grande sito Web del mondo dove nel prossimo anno contiamo di
gestire un giro di affari di oltre tre miliardi di dollari. Più del 40% dei nostri affari
si svolge in questo angolo del Web. La fortuna dell'uso di Internet per l'intrattenimento
deriva dal fatto che la gente trova il Web divertente: è una metodologia per cui uno può
uscire, imparare e giocarci. Per quanto riguarda l'istruzione, penso che si tratti di una
questione politica e sociale. La Rete offre un universo di informazioni disponibili e
gratuite: gli studenti non sono più limitati ai libri di testo, ai pensieri
dell'insegnante ma sono esposti ad un mondo di informazioni". Anche l'Italia, secondo
Richardson, dovrebbe decidere se finanziare questo progetto. "Io penso - continua -
che sia molto, molto importante che, nella misura in cui diventiamo sempre più dipendenti
dalla tecnologia, i nostri figli la capiscano: e il Web è un modo eccellente di esporli
alla tecnologia".
Una tecnologia fondamentale improntata ad un'impostazione innovativa nell'uso del World
Wide Web è quella "push".
Cercare informazione su Internet è un'operazione normalmente lenta che porta via molto
tempo.
Il "push" ovvia a questi inconvenienti: può essere il caso, per esempio, di
un investitore in borsa che chiede al suo consulente finanziario o alla banca di essere
informato sull'andamento dei suoi investimenti ogni volta che ci sono dei movimenti. Se
compra dei titoli su Internet la sera, la mattina dopo riceve, con il sistema Short
Message System, Sms, sul suo telefonino Gsm, l'eseguito del titolo con tutti i grafici e
le simulazioni. In questa maniera non dovrà più chiamare il consulente tutte le mattine
ma, al contrario, riceverà direttamente gli aggiornamenti e le informazioni richiesti.
L'evoluzione delle tecnologie di
Internet va in direzione di servizi sempre più fruibili ed utilizzabili e verso una
connessione che prevede via via un numero sempre maggiore di apparecchiature collegate,
chiamata anche connessione trasparente: "Internet c'è, ma non si vede!".
Cominceremo cioè a provare i grandi benefici della Rete, senza sapere che c'è Internet
sotto. Del valore anche futuro della Rete, parla Philippe Queau, vice presidente della
Divisione Informazione e Informatica dell'Unesco:
"La questione
è ambigua: da una parte, Internet permette e permetterà una maggiore solidarietà
intellettuale sull'intero pianeta; le comunità scientifiche e professionali possono ormai
ricorrere a tecnologie come Internet per dar vita a forum di dibattito e per incontrarsi
nell'ambito dei newsgroup. Dall'altra, su Internet non si trovano che i propri simili:
questo è il principio del newsgroup o del gruppo di interessi: ci si ritrova assieme a
quanti fanno parte della propria comunità e in tal modo si forma una sorta di tribù o di
tribalismo, un ghetto intellettuale. Non può parteciparvi chi non è connesso a Internet
oppure chi appartiene a un'altra classe, come i poveri, gli esclusi, coloro che vivono in
un Paese in via di sviluppo dove non c'è la connessione a Internet. Ad esempio, in Africa
meno di una persona su cinquemila ha accesso alla Rete: per questo su Internet non si
incontrano africani. E' la prova che Internet favorisce piuttosto una certa cultura
omogenea, sebbene al contempo renda possibile anche l'incontro con forme di diversità.
Internet presenta insomma sia un aspetto positivo che uno negativo: dà la possibilità di
creare comunità intellettuali, gruppi di interessi comuni ma allo stesso tempo attua una
forma di esclusione. La tendenza prevalente favorisce piuttosto un'attitudine
all'isolamento: ci si mette davanti a uno schermo che funziona un po' da isolante sociale,
nonostante, ad esempio, si abbia in tal modo la possibilità di collegarsi all'esterno
tramite la posta elettronica. Credo che la grande sfida che attende queste tecnologie sia ricreare il Foro, l'Agorà (la piazza
principale del villaggio globale di cui parlava McLuhan),
che sono i fondamenti stessi della vita pubblica".
Il timore di Queau è che si verifichi una scomparsa del luogo pubblico reale a
vantaggio di luoghi pubblici virtuali, i quali però non funzionano come la piazza
dell'Agorà greca o come il Foro repubblicano. "Il problema odierno - spiega - è che
la Res Publica, la Cosa Pubblica non è precisamente conforme ai canoni della Cosa
Virtuale: quest'ultima è appunto di natura tribale, non è altro che una successione di
ghetti, per quanto interessanti, ma che non rappresentano l'interesse generale. Oggi non
esiste una piazza pubblica mondiale: Internet è sì un medium di dimensioni mondiali ma,
proprio per questo, una delle questioni politiche e sociologiche fondamentali che dobbiamo
porci è in che modo far emergere un Foro pubblico mondiale, capace di incarnare
l'interesse generale, per mezzo di una tecnica che essa stessa è potenzialmente mondiale.
Il grosso rischio è invece di vedere moltiplicati, come avviene oggi, i ghetti
intellettuali, che contribuiranno all'implosione del senso dell'interesse generale
mondiale, il quale, di per sé, non è presente fisicamente in alcun luogo".
Questa è, secondo Queau, una delle questioni fondamentali per il futuro: trovare il modo
di utilizzare certe tecnologie di mediatizzazione mondiale così che siano al servizio
dell'interesse collettivo dell'umanità. "Si sa come usarle al servizio
dell'interesse particolare di determinati gruppi d'influenza come, ad esempio, per la
speculazione finanziaria, la soluzione di crisi militari, lo sviluppo di certe professioni
specializzate. Ma questi gruppi particolari non rappresentano, necessariamente, il più
grande interesse di tutti: quella Cosa Pubblica mondiale che rimane ancora da edificare. |
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