Musica online parte 2
Continuiamo il discorso cominciato la scorsa settimana sulla
musica online, sugli scenari del "dopo Napster", sul
conflitto tra la protezione dei diritti d'autore e sul problema
rappresentato dall'eccessivo blocco monopolistico che a livello
distributivo controlla l'industria musicale, per cui si rischia che
con un eccessivo protezionismo dei diritti d'autore si blocchi
qualsiasi concorrenza a livello di mercato, rafforzando
ulteriormente quella fetta dell'80% del mercato saldamente in mano a
sole quattro major.
Di questo conflitto tra il diritto dell'autore a
veder tutelato il suo guadagno e quello del consumatore ad avere la
musica al giusto prezzo di mercato si è parlato a Stresa in un
convegno internazionale, dove Guido Rossi (ex presidente Consob),
David Boies (avvocato che ha difeso Napster e prima aveva assistito
il governo federale americano contro Microsoft) e Jack Balkin
(costituzionalista USA) hanno proprio analizzato il pericolo che
l'eccesso di tutela del diritto d'autore rischia di rafforzare
l'oligopolio già forte delle major e di danneggiare la concorrenza
e quindi i consumatori, che si vedrebbero offerta musica a prezzi
per niente concorrenziali.
Alla fine forse possiamo dire alcune
cose: Che prima o poi le major dell'industria discografica si
accorderanno con i siti come Napster, dopo aver trovato una
piattaforma unica per i formati e i necessari codici di sicurezza
per i pagamenti. Resteranno probabilmente gratis molte canzoni che
saranno magari offerte per invogliare all'abbonamento o a scopo di
lancio promozionale di un cd. Tutto questo accadrà perché Napster
e "fratellini" non possono vivere eternamente con le
minacce di chiusura o di risarcimenti miliardari e le case
discografiche comprenderanno e accetteranno le sfide e le
opportunità economiche offerte dalla Rete, dove, come in tutte i
settori, ci sarà sempre una percentuale fisiologica di evasione dei
diritti, pirateria informatica, chiamiamola come vogliamo.
Dall'altro lato Internet è ormai un nuovo canale di promozione
della musica, dei progetti che girano intorno ad un artista o
intorno ad un'etichetta particolare, per ora forse è ancora solo un
canale che genera altra promozione: nel caso di Mina abbiamo visto
decine e decine di pagine di giornali con articoli e spazi di
pubblicità che annunciavano l'evento che si sarebbe svolto su
Internet; ma presto i webconcert e i siti dedicati potranno avere un
ruolo autonomo e un indotto economico rilevante.
Infine ci troviamo
sicuramente di fronte ad una rivoluzione culturale e oggettuale,
cioè che riguarda l'oggetto su cui la musica è incisa. Tende a
scomparire, o perlomeno a ridursi fortemente, l'alone di feticcio
che avevano ed hanno ancora i supporti su cui è incisa la musica
che sarà dappertutto ma sarà forse tattilmente meno identificabile
e presente. Non si esclude, alla maniera di un film di David
Cronenberg, un futuro prossimo con microchip sotto pelle su cui
scaricare ore e ore della propria musica preferita. Fantascienza o
realtà? Chissà!
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