Mercoledi' 16 maggio 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Musica online parte 2

I supporti? Cos'erano mai?
(intervista a Eugenio Finardi)

In Rete tra hardware, software e gadgets

Musica e nuove tecnologie
(intervista a Laurie Anderson)

Noi teniamo duro
(intervista a Dario Salvatori)

Cd vs Mp3
(inchiesta di audio review in esclusiva per MediaMente)

 

La Posta di MediaMente
I vostri commenti sulle puntate dedicate alla musica online


I supporti? Cos'erano mai?

Napster si, con abbonamenti simili a quelli del telefono per scaricare la musica preferita anche nel Sudan. E soprattutto, la scomparsa di tante figure dell'industria discografica dal compito poco chiaro e la cui presenza è una delle cause del caro prezzo musicale, e la scomparsa dei supporti (vinile, cd).
Eugenio Finardi ci dà la sua idea del futuro della musica, online ma non solo

Partiamo dalla domanda fatidica: sei un utente di Napster?

Assolutamente. Lo trovo straordinario.

E metti della tua musica in rete?

Sì. Certo, non metto i pezzi editi: metto delle cose che faccio, degli scherzi che registro col computer di casa. Scherzi, ma anche roba seria.

Con uno pseudonimo?

Sì, segreto.

Raccontami della tua esperienza con Napster. Cos'è per te Napster?

Napster è un mezzo straordinario di diffusione della musica: secondo me in futuro non ci si ricorderà che c'era un altro sistema, come adesso non ci si ricorda che una volta si viaggiava a cavallo. Nel futuro si ascolteranno i pezzi che verranno scaricati o che arriveranno direttamente attraverso fibre ottiche o satellite. Spesso si sottolinea la gratuità, il fatto che Napster sia gratis. Io non credo che sia quello il punto centrale. Il fatto è che su Napster si trova tutto e lo si trova subito. Non è poi così facile oggi trovare musica: i negozi di dischi sono sempre meno, e gli spazi nei negozi sono gestiti in maniera dittatoriale e autocratica dalle poche case discografiche multinazionali. Mi sembra del tutto naturale allora che esista un mezzo che diffonde musica ovunque, purché ci sia una linea telefonica o un telefono satellitare: noi pensiamo sempre a Napster da Milano, da Roma, da New York, da Mosca, ma un paio di anni fa ero con medici senza frontiere nel sud del Sudan, uno dei posti più remoti della terra dove non c'è l'elettricità, dove la valuta è il sale, e ognuno dei volontari aveva venti minuti la settimana per comunicare tramite un telefono satellitare che funzionava a batterie solari. Uno dei ragazzi che era lì, si occupava degli approvvigionamenti, utilizzava questo tempo per scaricarsi una canzone alla settimana da Internet. Tra l'altro, il giorno prima che io arrivassi, aveva scaricato un pezzo di Jovanotti. Un ragazzo francese in Sudan che ha scaricato Jovanotti dalla Rete.

Hai accennato prima alle case discografiche. Quale sarà il ruolo della casa discografica da adesso in avanti?

Bisogna distinguere tra case discografiche e edizioni: fanno più o meno la stessa cosa, sono una struttura ridondante e ne serve una sola. Le case discografiche servivano a produrre i dischi e a distribuirli, a diffonderli, a fare la pubblicità, mentre le edizioni servono a pubblicizzare il pezzo, la musica stessa. Io credo che ci sia bisogno solo delle edizioni o dei discografici. Uno dei due. C'è un doppio ruolo per cui in effetti l'utente paga l'artista di solito non moltissimo, e molto la casa discografica e le edizioni. Con Napster, con Internet, ci sarà meno controllo industriale e saremmo liberi di ascoltare di tutto. In questo periodo per un mio progetto sto ascoltando molta musica del bacino mediterraneo: musica turca, musica greca, che trovo su Napster; questa musica non viene mai proposta eppure la fanno a cento chilometri dalle nostre coste.

Una sorta di gigantesco data base un po' archivio, un po' radio nel quale attingere.

Esattamente.

Ricorderai sicuramente il famoso slogan dei ragazzi degli anni settanta ai concerti: "la musica è gratis, non si paga". Con Napster si può parlare di una sorta di ricorso storico? I ragazzi non vogliono pagare la musica?

Ripeto, il fatto di non pagare la musica è un fatto riduttivo. Credo che quelli che utilizzano Napster sarebbero dispostissimi a pagarla un prezzo, come hai detto tu, equo. Non credo che la musica debba essere gratis, io campo della mia musica così come un panettiere campa producendo pane e così via. L'economia è fatta così, per cui la musica è giusto che sia pagata. Il problema è pagare chi la fa, chi la scrive, chi la produce e dare la possibilità a tutti quelli che la fanno, che la producono, che la scrivono di proporla al mercato. Devono scomparire quelle figure che invece ci marciano. Diciamo che io "attacco" le case discografiche perché poi in effetti quello che ci viene proposto dalle radio e dalle case discografiche è molto spesso musica industriale creata per fare grandi numeri e grandi vendite. Sono poi i prodotti che sono stati tolti da Napster in questi giorni. Tutto il resto c'è ancora.

Un ultimo slancio verso il futuro: come ti immagini una serata con i mezzi tecnologici a disposizione da qui a cinque anni, dieci anni?

Io credo che il futuro noi avremo un abbonamento, come adesso ne abbiamo con le società telefonica, avremmo un rapporto molto stretto con un provider, con un portale. Non dovremo più comprare il televisore, il videoregistratore, il cd player: pagheremo un tot al mese e ci verrà fornito lo schermo su cui vedremo film, televisione, ma anche tutto quello che adesso già vediamo nel computer. Con il computer potremo agire con sistemi di riconoscimento vocale, potremmo sentire musica, il computer ci ricorderà che musica ci piace ascoltare e ce ne potrà sottoporre di nuova. Sarà questa la nuova battaglia delle case discografiche o degli editori: fare in modo che il pezzo venga proposto. Potremo sentire la musica che ci piace, ci verranno sottoposte musiche nuove a seconda dei nostri gusti e per ogni cosa pagheremo una specie di bolletta del telefono. Non avremo più bisogno di supporti. Chi vuole il supporto potrebbe addirittura forse tornare con qualche sistema a stamparsi il buon vecchio vinile.