È dura ma l'Europa tiene…
Roberto Masiero, presidente IDC, una delle più
grandi società di consulenza e analisi strategica e finanziaria,
ritiene che tale crisi possa essere paragonata al crollo del mercato
dei PC nella metà degli anni Ottanta. Bisogna imparare la lezione.
Ma, intanto, l'Europa è la locomotiva del mercato mondiale
È scoppiata la bolla speculativa: dal suo punto di vista,
cosa è successo e perché?
Sicuramente negli ultimi 24 mesi abbiamo assistito alla
formazione e poi allo scoppio di una bolla speculativa nel mondo di
Internet. Non bisogna però confondere quello che è stato il crack,
ovvero il crollo dei costi delle aziende Internet, con le tendenze
di medio-lungo periodo degli investimenti della net economy. Bisogna
ricordare che se il Nasdaq è crollato improvvisamente nel corso di
pochi mesi da 5000 a 1500, gli investimenti in infrastrutture Web e
in commercio elettronico rimangono, d'altra parte, l'area portante
degli investimenti che sono destinati ad essere trainanti per
l'economia mondiale nel corso dei prossimi 10 anni.
Lei ha paragonato il boom del Nasdaq al boom che avvenne negli
anni Ottanta nel mercato dei Personal Computer.
Il nostro mestiere è di essere un po' la memoria storica dell'Information
Technology. All'inizio dell'era dei Personal Computer, 17 anni fa, i
costi delle prime aziende di PC subirono lo stesso trend: un'ascesa
estremamente rapida e poi un crollo altrettanto travolgente. Dopo
questo crollo le vendite dei PC si ripresero e nel corso dei
successivi 10 anni aumentarono di 6 volte perché corrispondevano
alle esigenze strutturali di sviluppo della prima fase dell'economia
dell'informazione. L'importante è la lezione che deriva da tutto
questo. Secondo noi, gli investimenti della net economy si
riprenderanno e, secondo le nostre previsioni, ci attendiamo che gli
investimenti passeranno da 500 miliardi di dollari a oltre 2000
miliardi di dollari entro il 2005.
Quali potrebbero essere i trend del prossimo futuro che
tireranno la ripresa?
Si tratta di trend che si proiettano in un periodo piuttosto
lungo. Ci sono certamente delle difficoltà importanti nel prossimo
futuro, ma credo che le cose che faranno decollare il mercato dopo
questo periodo di difficoltà saranno il wireless e la fibra perché
il mercato ha bisogno di mobilità e di banda. Queste opportunità
si declineranno ovviamente in maniera diversa: mercati diversi
determineranno sistemi di opportunità diverse. Ad esempio, negli
USA c'è molto cavo installato quindi c'è già un mercato pronto a
veicolare una quantità di contenuti multimediali; dall'altra parte,
in Europa, c'è moltissimo wireless - in Italia c'è massimo numero
di telefonini in Europa - con un mercato indubbiamente più pronto
allo sviluppo di applicazioni mobili.
Ha una visione relativamente ottimista?
Noi abbiamo dei modelli previsionali molto complessi. In sintesi,
tutto dipende da cosa succederà in generale dell'economia
americana. Sostanzialmente noi lavoriamo su un'ipotesi secondo la
quale il tasso di crescita del GDP negli Stati Uniti decrescerà dal
5% nel 2000 al 2% nel 2001: sulla base di questa previsione, che non
è ancora tecnicamente depressione, prevediamo che il tasso di
crescita del mercato IT negli USA diminuirà dall'11% al 7%; quello
dell'Europa rimarrà sostanzialmente stabile tra il 12%-11%; quello
mondiale, quindi, dovrebbe stabilizzarsi intorno al 9%. Se però il
tasso di crescita del GDP americano scendesse sotto l'1%, a
condizione che l'Europa tenga, parleremmo di tassi di crescita che
potrebbero essere del 4-5% nell'IT negli USA, e di circa il 7% a
livello mondiale.
È dura?
È dura, perché l'Europa in tale contesto sarebbe l'unico
mercato che tiene. La "vecchia" Europa già in questo
momento è la locomotiva, vale a dire il miglior mercato mondiale,
grazie al quale anche i risultati delle aziende americane oggi
tengono, almeno parzialmente.
Allora, bisogna investire nella borsa europea?
Per quanto riguarda questo aspetto, le dinamiche finanziarie in
Europa indubbiamente non hanno un impatto così diretto rispetto
all'economia reale. I mercati europei stanno tenendo piuttosto bene,
quindi senz'altro direi che in termini di economia reale l'Europa
sta meglio. Ciò che mi preoccupa sono altri fatti: innanzi tutto,
le grandi multinazionali stanno reagendo alla crisi tagliando corto,
anche in Europa, particolarmente a livello dei head quarter; l'altro
aspetto preoccupante è questa ventata di razionale pessimismo che
rischia di avere delle conseguenze gravi. Mi chiedo se è possibile
che le decisioni nell'ambito del mercato dell'IT, un abito così
serio e così razionale, almeno teoricamente, vengano prese in base
al "sentiment", un "sentiment" negativo che non
ha nessuna base rispetto all'andamento dei mercati europei e rischia
di espandersi e di determinare un obiettivo allargamento di tendenze
recessive dagli USA anche al nostro continente.
Che sensazione ha avuto dell'informazione finanziaria in
Italia?
Credo che si trattasse di problemi obiettivamente difficili. In
realtà si trattava di valutare delle aziende che non avevano un
passato ed operavano in un mercato il cui futuro era difficilmente
prevedibile. All'interno di questo contesto era difficile applicare
gli strumenti tradizionali.
Cosa pensa della posizione di Micheal Mandel?
Penso che ci sia anche un business nell'esagerare le cose. Credo
che Mandel giochi molto bene il suo ruolo di "guru della
depressione", ma in realtà la situazione è più complessa.
IDC
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