Cari manager, rimboccatevi le maniche
Elio Catania, presidente IBM Italia, analizza
il fenomeno dal punto di vista dell'operatore nel mercato dell'Information
Technology. È necessario tornare con i piedi per terra e ripensare
il modo di gestire le imprese
Quante compagnie sopravviveranno in questa fase?
Tutte quelle che faranno esattamente lo stesso percorso che
abbiamo fatto noi in IBM. Bisogna porsi domande difficili: chi sono
i miei nuovi competitori? ho le reti di distribuzione giuste? ho le
competenze adatte? ho i processi aziendali nuovi? Le società nate
intorno ad Internet, le cosiddette "dotcom", hanno
indubbiamente il merito di modificato il vecchio modello aziendale:
queste società nuove hanno tracciato la linea, la direzione attorno
alla tecnologia, con una grande vocazione di marketing, con una
grande apertura internazionale; fanno molto leva sul capitale umano,
sulla capacità della gente di innovare e di creare. Questo è un
po' il nuovo sentiero: tutte le imprese, le vecchie e le nuove, che
sapranno ispirarsi a questi nuovi valori saranno le imprese che
potranno sopravvivere ed uscire prima da questo momento di
difficoltà.
Una considerazione sulla nuova economia che incontra la
vecchia economia, diventano l'economia del terzo millennio: è una
transizione lunga?
Io credo che siamo entrati, in generale, in una nuova fase di
Internet e delle tecnologie di Rete. Ho sempre sostenuto che parlare
di nuova economia in opposizione ad una vecchia economia può
portarci fuori strada: sono convinto che l'economia è la stessa,
così come i fondamentali dell'economia contano e valgono sempre. Da
questo punto di vista, bisogna riconoscere - e so di essere
impopolare - che la fase di correzione di Borsa è salutare: tutti
gli imprenditori hanno capito che se vogliono veramente avere un
grande ritorno da queste tecnologie di Rete e da Internet, non basta
fare un sito, mettere il listino dei propri prodotti su una pagina
Web ed aspettare che qualcuno vada a visitarla. Queste tecnologie
pagano se sono applicate in modo pervasivo a tutta l'impresa,
vecchia o nuova, piccola o grande, pubblica o privata. Questo è il
nuovo approccio che ci porterà fuori dalla crisi: le imprese
dovranno cambiare pelle, il loro modo di fare affari grazie alle
nuove tecnologie. In concreto, vuol dire intraprendere un rapporto
diverso con i clienti, i fornitori, le persone che lavorano
all'interno dell'impresa, per favorire la conoscenza e la capacità
di reazione sul mercato.
Si sente ottimista sulla ripresa?
Io sono ottimista perché le nuove tecnologie hanno dato grandi
possibilità di portare all'esterno attività, di rendere le imprese
più agili, più flessibili, quindi più reattive. Mi aspetto, da
parte del sistema economico e delle imprese, una capacità di
reagire anche in una fase di difficoltà di questo tipo. La
capacità di leadership, ossia la capacità dei manager di capire
ciò che sta succedendo farà la differenza: questo lo vedo in
Italia, in Europa così come negli USA. Dobbiamo stare attenti a non
confondere le correzioni di Borsa con il valore strategico delle
nuove tecnologie. Non è la prima volta che l'introduzione di nuove
tecnologie nelle imprese e nel sistema economico genera una reazione
come quella che stiamo vivendo in questa fase: un grande entusiasmo
seguito da una fase di maggiore realismo.
Secondo lei, questa correzione profonda del mercato della new
economy è paragonabile alla crisi economia del mercato
dell'informatica degli anni Ottanta?
Il periodo che stiamo vivendo è un po' diverso perché le nuove
tecnologie di Internet e di Rete hanno un carattere particolare:
sono pervasive, cioè riguardano tutti (individui, imprese, il
rapporto tra imprese e fornitori, tra imprese e clienti), quindi
l'impatto di queste tecnologie è indubbiamente più forte. Credo
che stiamo vivendo davvero una fase un po' paradossale: questa
correzione di Borsa ci ha fatto tornare tutti con i piedi per terra.
Sono convinto che un'impresa oggi per poter avere grandi ritorni e
grandi vantaggi deve rimettersi in discussione. In IBM, l'abbiamo
fatto: abbiamo deciso di farlo 5 anni fa quando intuimmo che queste
tecnologie, al di là dell'aspetto tecnico, avrebbero indotto delle
trasformazioni profonde e istituzionali nel modo di lavorare delle
imprese, nel modo di fare università, nel modo di gestire il
rapporto tra impresa pubblica e cittadini. Decidemmo di fare una
scommessa: decidemmo di ridisegnare la società IBM trasformandoci
intorno alle tecnologie di Rete, cambiando ad esempio il rapporto
tra noi e i nostri clienti. Cominciammo ad integrare tutti nei
nostri processi industriali, creando quasi un ecosistema, un'impresa
allargata al centro di una Rete.
Che sensazione ha avuto dell'informazione finanziaria in
Italia?
La mia impressione è che si può fare di più. In una fase di
trasformazione di questo tipo in cui siamo di fronte a fenomeni
economici nuovi e imprese nuove, l'informazione diventa veramente
cruciale. Negli ultimi 18-24 mesi c'è stata forse un'informazione
un po' superficiale: si è parlato di nuova economia, di paradigmi
nuovi, ma in realtà i fondamentali dell'economia sono invariati: le
aziende si giudicano dal loro piano economico, dal fatturato e dalla
capacità di avere tanti clienti soddisfatti e impiegati motivati.
Da questo punto di vista, credo che l'informazione che è stata data
sulle "dotcom" non sia stata completa e abbia portato un
po' fuori strada gli investitori.
Sei d'accordo con le previsioni di Mandel?
Difficile fare previsione. Faccio una riflessione, non da
economista né da analista, ma da persona che lavora nell'IT. Credo
che dobbiamo analizzare con grande curiosità quello che succederà.
A pensarci bene, questa è la prima crisi economica, fase
pseudo-recessiva di Internet: l'economia americana negli ultimi anni
è cresciuta tanto e senza inflazione, grazie al grande salto di
produttività generato alle tecnologie. Quindi si è accumulato nel
sistema economico americano tantissima flessibilità, tantissima
capacità di reazione. Sarà veramente interessante capire se il
tempo di recupero sarà così lungo o assisteremo ad un altro
miracolo economico, ovvero una ripresa decisamente più breve. Non
c'è dubbio che siamo di fronte ad una discontinuità profonda.
IBM
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