Mercoledi' 4 aprile 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

La chiesa nella Rete

Le opportunità di Internet

San Paolo userebbe il Web

Gettate le vostre Reti

Il web sia con voi

Il Web, come terreno di elezione della critica


Le opportunità di Internet

Abbiamo incontrato don Franco Mazza, segretario dell'Ufficio della CEI per le Comunicazioni Sociali, per capire quali sono i vantaggi e le opportunità che Internet offre alla chiesa cattolica, e sembra quasi che la Rete sia lo strumento naturale di divulgazione del Verbo…

Nella Conferenza Episcopale Italiana spesso si affrontano problemi legati ad Internet.

Già Giovanni Paolo II, nel 1990, aveva indicato una via di impegno a coniugare e collaborare a individuare nuovi percorsi e sentieri anche educativi con la cultura del computer.

Ma nessuno poteva aspettarsi Internet già nel 1990.

Certo, ma la Chiesa non ha mai chiuso nessuna opzione di approfondimento e di discernimento anche nei processi di acculturazione. Credo che un'altra tappa fondamentale sia stata "Aetatis Novae", nel 1991, che introduce l'idea che essere nella società dei media non si tratta solamente di utilizzare i media, ma di coniugare nuovi linguaggi e nuove modalità di interazione e di comunicazione. È indubbio che altri documenti, come quello dell'anno scorso sull'etica della comunicazione, introducono un dibattito serrato sulle opportunità della Rete.

Lei è stato l'organizzatore di un recente convegno sulle opportunità educative di Internet. Dal punto di vista religioso, cosa è emerso?

Innanzi tutto siamo riusciti a togliere quell'interrogativo al termine dello slogan "Internet come ambiente educativo". Il convegno ci ha dato l'esatta sensazione e percezione che quello che ha detto il Papa era già presente all'interno della comunità e molte sono le esperienze e i progetti che volgono i passi per un impegno educativo. In questo convegno si è presa in considerazione la domanda degli adulti: una domanda a volte di smarrimento, a volte anche di entusiasmo in alcune situazioni di grande fecondità intellettuale e culturale; la domanda di come essere educatori oggi rispetto ad uno scenario che è cambiato e rispetto a anche dei soggetti che chiedono altro.

Le dispiacerebbe approfondire il tema della formazione alle nuove tecnologie all'interno della chiesa cattolica?

Un obiettivo importante di questo convegno è stato quello di individuare, innanzi tutto, un impegno alla formazione: credo che formare operatori della Rete, operatori della comunicazione e coloro che individuano la pedagogia di un'interazione tra persone secondo il linguaggio della Rete, ecco debba essere veramente un impegno prioritario. Una seconda acquisizione, da questa giornata di studio, è stata quella di non chiudere le opportunità soltanto in alcuni scenari. La Rete ci insegna un'esperienza di creatività, la possibilità di partecipare a diversi progetti, di essere in rete di avere una biblioteca senza pareti, di essere in un territorio sconfinato, dove c'è una modalità diversa di apprendimento e di docenza. Si tratta di diventare allo stesso tempo fruitori ed educatori di un'esperienza in fieri.

La Chiesa non è sempre stata aperta di fronte alle novità…

Bisogna spendere una parola positiva rispetto ad una Chiesa che coniuga secondo il suo tempo anche diverse forme di evangelizzazione. In ogni tempo la chiesa ha scelto di vivere un'esperienza di comunicazione. Certamente ci sono in ogni tempo, come in ogni realtà, delle voci di contrapposizione, di allarmismo; a volte ci sono, come direbbe Eco, degli "apocalittici", altre volte degli "integrati". Si tratta di individuare due verbi nella sua testimonianza: la capacità di armonizzare e di selezionare in ogni tempo ciò che può essere utile per il cammino della comunità.

Secondo Giorgio Girardet, "i giovani non possono avvicinarsi alla spiritualità attraverso Internet, perché è uno strumento troppo impersonale". È d'accordo?

Dai dati della Rete, emerge che 200 mila siti esprimono una domanda di spiritualità: allora credo che la Rete sia un luogo, così come ogni territorio, dove le persone esprimono le loro vocazioni le loro speranze e forse anche i loro dubbi, i loro orizzonti. È indubbio che se nella Rete non c'è nessuno che ascolta queste domande, non ci potrà mai essere mai un dialogo fecondo sulla ricerca di Dio.

Secondo lei, c'è una sorta di ricerca spirituale individuale?

Non metterei in contrapposizione la domanda singola di spiritualità o di religiosità ad un'esperienza di fede espressa in gruppo. La vita di fede ha una tensione personale, ma al tempo stesso non può non essere anche una comunicazione con altri. Quindi ci sono dei momenti necessari di un percorso solitario in assoluta semplicità, in assoluto silenzio, mentre ci sono momenti in cui il bisogno è di esternare, comunicare e condividere.

Come riassumerebbe l'esperienza della Rete della comunità cattolica?

C'è un criterio base fondamentale, a mio avviso, che è quello di raccogliere il linguaggio della Rete e tentare con creatività di trasferirlo anche in un progetto diversificato. Il linguaggio della Rete esprime quattro momenti fondamentali: informare, il bisogno che troviamo nella maggior parte dei siti; comunicare, le chat, le mailing list sono l'esperienza di questa voglia di interazione; la modalità di lavorare insieme, di costruire in rete e quindi la dimensione della cooperazione, cioè dell'essere in rete per progettare insieme. Dietro questi verbi possiamo anche rintracciare verbi familiari alla vita ecclesialistica; nell'espressione dell'oggi si direbbe essere in comunione. Quindi credo che questo sia possibile e ha bisogno di pionieri.

Dio è anche in Internet?

La certezza che Dio parli anche oggi ci attesta che Dio può parlare in qualsiasi luogo, in qualsiasi territorio. Se Internet è un territorio altro rispetto a quello che quotidianamente viviamo nell'interazione interpersonale, credo che sia un territorio altro da esplorare, da visitare, da conoscere, da esplorare.

Se Gesù ricomparisse nel 2001, userebbe Internet?

Credo che fondamentalmente sceglierebbe un gruppo di persone, come 200 anni fa, per portare il suo messaggio. Questo gruppo di persone, in ogni epoca e in ogni tempo, sono portati a esprimere nella cultura di quel tempo e di quell'epoca il messaggio essenziale del Regno di Dio: Dio è amore e Dio presenta anche oggi la sua visibilità.