Mercoledi' 21 marzo 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Comunita' virtuali
- Entro in comunita'
-
Chattiamo alla tv
- Very Well
- Chat ti amo
- Comunità d'amore, comunità di guerra

The Well, la prima grande comunità virtuale

John Barlow: l'anarchico del web

Le altre comunità

A come Atlantide


Comunità virtuali

 

Entro in comunità?
Sembra una frase da sessantottini o da alcolisti. In realtà le comunità di cui parliamo sono le comunità virtuali che nascono, vivono e muoiono ogni giorno in rete. Il risultato dell'aggregazione spontanea di utenti che per qualche ragione decidono di mettersi insieme e formare un'isola nel mare di Internet. Sono sempre esistite ma da qualche tempo le cose sono cambiate, ora anche gli altri media iniziano a guardare con curiosità a queste strane formazioni sociali in rete.

Chattiamo alla tv
La televisione riscopre la rete e soprattutto le comunità in rete. E' da un po' di tempo che Internet ha fatto breccia nei cuori degli autori televisivi. Rai2 vara un programma quotidiano in cui persone che si sono conosciute e innamorate in chat si incontrano dal vivo sotto le telecamere. Il programma manco a dirlo, si chiama batticuore ed il suo sito Internet (www.batticuore.rai.it) in cinque giorni registra oltre 10.000 iscritti. Un boom. Jumpy cerca di ripetere il successo online del grande fratello con Mr chat. Per alcune settimane un ragazzo vivrà da solo e sprovvisto di ogni bene, in una casa vuota di 28 mq, con la sola compagnia di Mr Chat, lo strano pupazzo padrone di casa, un computer collegato ad internet e 4 webcam puntate su di lui. Follie mediatiche? Forse. Ma secondo un'indagine Nieslen/Netrating ad ottobre 2000 erano 2,7 milioni i frequentatori di community in Italia con un trend di crescita molto sostenuto. Oggi gli italiani legati a comunità virtuali sono più di 3 milioni. Le statistiche dicono che le comunità sono al quarto posto nella lista di preferenze tra i servizi online più ricercati, ben al di sopra di quanto accade negli altri paesi europei. Un ultimo dato: il tempo di permanenza in community è in generale molto più elevato rispetto alla media degli altri servizi questo spinge le società in rete a guardare al business delle community come al principale strumento di fidelizzazione a loro disposizione.

Very Well
Le comunità sono nate con la rete, spontaneamente attraverso meccanismi di aggregazione che spesso sono stati il risultato di determinate esigenze presenti già nella realtà. Alcune hanno vissuto e prosperato molte sono morte poco dopo il primo vagito. The Well è stata la prima grande comunità virtuale che dalle maglie della rete è diventata un vero e proprio centro di pensiero mediatico. The well esiste ancor oggi ma tuttavia l'età d'oro è trascorsa. Tutte le comunità hanno un loro ciclo di vita e superata una certa soglia tendono progressivamente a spegnersi o a perdere la loro carica rivoluzionaria, un concetto che sembra molto affine al pensiero di un grande Guru (ante litteram) della rete, Hakim Bay. Ci sono delle zone che temporaneamente aggregano delle esperienze e poi si dissolvono, dice Bay, per fare posto ad altre. Ma una comunità, verrebbe da dire, nasce dalla condivisione di un interesse, un'esperienza, un obiettivo; in realtà l'unica cosa che viene condivisa è un'altra. Nelle comunità non si scambiano file ne' programmi in una comunità si condivide solo se' stessi. E' il cosiddetto self sharing. Questa definizione sembra particolarmente adatta a descrivere quello che avviene in quello che è diventato il luogo comunitario per eccellenza in rete. Il chat.

Chat ti amo
Il chat, la chat sempre difficile scegliere l'articolo giusto. I puristi della prima ora preferiscono il maschile. Ma per il grande popolo della rete ormai chat è femminile. Non di certo perché la maggioranza di utenti siano donne: più del 37% dei navigatori italiani è utente di chat ma di questi oltre i ¾ sono uomini. Cosa si fa in chat? Ci si incontra si scambiano due chiacchiere, ci si conosce e a volte perfino ci si innamora. Che questa sia o meno la segreta speranza di gran parte del popolo dei chattatori non è dato dirlo ma qualche sospetto resta in piedi. Il fenomeno su Internet è iniziato con una sigla: IRC, Internet Relay chat, un sistema per mettere in contatto una serie di server predisposti alla comunicazione scritta in tempo reale. Esistono molte reti IRC ma le quattro più famose IRCNET, DALNET, EFFNET e UNDERNET convogliano gran parte del traffico mondiale. Sui loro server sparsi (in massima parte) per tutti gli istituti scientifici e accademici del globo si incontrano ogni giorno milioni di persone. A ognuno l'onere di scegliersi un nome adeguato alla bisogna, una stanza virtuale in cui incontrare altra gente e, volendo, l'identità da sostenere. Questo può destare problemi? Sherry Turkle, antropologa e studiosa delle nuove tecnologie, ci spiega cosa succede quando si chatta con qualcuno:

"Quando si va online, quando si accede a un servizio in Rete, spesso si assumono vari titoli o nomi con cui ci si identifica. Così in una chat, ci si chiama "Il Ragazzo Armani", in un'altra "Il Motociclista", in un'altra ancora si usa il proprio nome. Quando scegliamo un determinato nome, compiamo il primo passo verso la creazione di un'identità grazie alla quale potremo esplorare diversi aspetti di noi stessi. Non è vero, dunque, che in Rete si sviluppino identità molteplici o disturbi della personalità; piuttosto ci si accorge di poter attraversare le varie componenti della propria natura e credo che in questo modo si arrivi ad apprezzare meglio il fatto che dentro a ognuno di noi c'è una molteplicità di componenti. Siamo stati abituati a concepire l'identità come una specie di unità: io sono "uno". Oggi si guarda all'identità come a una realtà molto più fluida, che risulta dall'insieme dei tanti sé che coesistono all'interno dell' "uno". Perciò credo che il nostro concetto di identità stia davvero cambiando man mano che approfondiamo la conoscenza di noi stessi mediante questo nuovo mezzo di comunicazione. E così i cambi di identità, anche di identità sessuale non sono infrequenti. E gli studiosi non sono affatto convinti che questo sia necessariamente un male".

Nickname, identità frazionate, storie d'amore. Certo che in chat ne succedono di cose strane.

Comunità d'amore, comunità di guerra
"il Net per chi ce l'ha è il paradiso perduto, è una porta da aprire verso un mondo nuovo, tutto virtuale tra il cielo e la terra, non ha una consistenza fisica eppure c'è. Byte evanescenti eppure reali". Scriveva così Giuseppe Salza nel suo libro "Norman e Monique, la storia segreta di un amore nato nel ciberspazio". Una storia raccontata come fosse una cronaca, istante per istante, mail dopo mail. Norman e Monique hanno bruciato oltre 500 messaggi, ovvero più di sei megabyte formattati di parole scritte, equivalenti a circa duemila cartelle a interlinea uno. Ma il chat non esaurisce la gamma delle comunità online. In chat le parole non trasferiscono solo informazioni tra utenti ma spesso creano attorno a loro un vero e proprio ambiente condiviso, un universo comunicativo comune. Alcune volte questo ambiente comunicativo assume un aspetto più strutturato, una veste virtuale, come accade per le chat 3d, all'interno delle quali gli utenti scelgono un'icona tridimensionale, un Avatar che li rappresenti. Altre volte questo ambiente condiviso è un universo ludico e la molla che attiva il meccanismo comunicativo è la competizione su un piano di gioco. E' quanto accadeva sui vecchi Mud ed è quanto accade ancora sui server multiplayer come BattleNet. Su BattleNet si incontrano e scontrano migliaia di giocatori da tutte le parti del mondo. Alcuni di questi si conoscono e fanno comunità. Comunità di guerrieri.