Comunità virtuali
Entro
in comunità?
Sembra una frase da sessantottini o da alcolisti. In realtà le
comunità di cui parliamo sono le comunità virtuali che nascono,
vivono e muoiono ogni giorno in rete. Il risultato dell'aggregazione
spontanea di utenti che per qualche ragione decidono di mettersi
insieme e formare un'isola nel mare di Internet. Sono sempre
esistite ma da qualche tempo le cose sono cambiate, ora anche gli
altri media iniziano a guardare con curiosità a queste strane
formazioni sociali in rete.
Chattiamo alla tv
La televisione riscopre la rete e soprattutto le comunità in rete.
E' da un po' di tempo che Internet ha fatto breccia nei cuori degli
autori televisivi. Rai2 vara un programma quotidiano in cui persone
che si sono conosciute e innamorate in chat si incontrano dal vivo
sotto le telecamere. Il programma manco a dirlo, si chiama
batticuore ed il suo sito Internet (www.batticuore.rai.it) in cinque
giorni registra oltre 10.000 iscritti. Un boom. Jumpy cerca di
ripetere il successo online del grande fratello con Mr chat. Per
alcune settimane un ragazzo vivrà da solo e sprovvisto di ogni
bene, in una casa vuota di 28 mq, con la sola compagnia di Mr Chat,
lo strano pupazzo padrone di casa, un computer collegato ad internet
e 4 webcam puntate su di lui. Follie mediatiche? Forse. Ma secondo
un'indagine Nieslen/Netrating ad ottobre 2000 erano 2,7 milioni i
frequentatori di community in Italia con un trend di crescita molto
sostenuto. Oggi gli italiani legati a comunità virtuali sono più
di 3 milioni. Le statistiche dicono che le comunità sono al quarto
posto nella lista di preferenze tra i servizi online più ricercati,
ben al di sopra di quanto accade negli altri paesi europei. Un
ultimo dato: il tempo di permanenza in community è in generale
molto più elevato rispetto alla media degli altri servizi questo
spinge le società in rete a guardare al business delle community
come al principale strumento di fidelizzazione a loro disposizione.
Very Well
Le comunità sono nate con la rete, spontaneamente attraverso
meccanismi di aggregazione che spesso sono stati il risultato di
determinate esigenze presenti già nella realtà. Alcune hanno
vissuto e prosperato molte sono morte poco dopo il primo vagito. The
Well è stata la prima grande comunità virtuale che dalle maglie
della rete è diventata un vero e proprio centro di pensiero
mediatico. The well esiste ancor oggi ma tuttavia l'età d'oro è
trascorsa. Tutte le comunità hanno un loro ciclo di vita e superata
una certa soglia tendono progressivamente a spegnersi o a perdere la
loro carica rivoluzionaria, un concetto che sembra molto affine al
pensiero di un grande Guru (ante litteram) della rete, Hakim Bay. Ci
sono delle zone che temporaneamente aggregano delle esperienze e poi
si dissolvono, dice Bay, per fare posto ad altre. Ma una comunità,
verrebbe da dire, nasce dalla condivisione di un interesse,
un'esperienza, un obiettivo; in realtà l'unica cosa che viene
condivisa è un'altra. Nelle comunità non si scambiano file ne'
programmi in una comunità si condivide solo se' stessi. E' il
cosiddetto self sharing. Questa definizione sembra particolarmente
adatta a descrivere quello che avviene in quello che è diventato il
luogo comunitario per eccellenza in rete. Il chat.
Chat ti amo
Il chat, la chat sempre difficile scegliere l'articolo giusto. I
puristi della prima ora preferiscono il maschile. Ma per il grande
popolo della rete ormai chat è femminile. Non di certo perché la
maggioranza di utenti siano donne: più del 37% dei navigatori
italiani è utente di chat ma di questi oltre i ¾ sono uomini. Cosa
si fa in chat? Ci si incontra si scambiano due chiacchiere, ci si
conosce e a volte perfino ci si innamora. Che questa sia o meno la
segreta speranza di gran parte del popolo dei chattatori non è dato
dirlo ma qualche sospetto resta in piedi. Il fenomeno su Internet è
iniziato con una sigla: IRC, Internet Relay chat, un sistema per
mettere in contatto una serie di server predisposti alla
comunicazione scritta in tempo reale. Esistono molte reti IRC ma le
quattro più famose IRCNET, DALNET, EFFNET e UNDERNET convogliano
gran parte del traffico mondiale. Sui loro server sparsi (in massima
parte) per tutti gli istituti scientifici e accademici del globo si
incontrano ogni giorno milioni di persone. A ognuno l'onere di
scegliersi un nome adeguato alla bisogna, una stanza virtuale in cui
incontrare altra gente e, volendo, l'identità da sostenere. Questo
può destare problemi? Sherry Turkle, antropologa e studiosa delle
nuove tecnologie, ci spiega cosa succede quando si chatta con
qualcuno:
"Quando si va online, quando si accede a un servizio in
Rete, spesso si assumono vari titoli o nomi con cui ci si
identifica. Così in una chat, ci si chiama "Il Ragazzo Armani",
in un'altra "Il Motociclista", in un'altra ancora si usa
il proprio nome. Quando scegliamo un determinato nome, compiamo il
primo passo verso la creazione di un'identità grazie alla quale
potremo esplorare diversi aspetti di noi stessi. Non è vero,
dunque, che in Rete si sviluppino identità molteplici o disturbi
della personalità; piuttosto ci si accorge di poter attraversare le
varie componenti della propria natura e credo che in questo modo si
arrivi ad apprezzare meglio il fatto che dentro a ognuno di noi c'è
una molteplicità di componenti. Siamo stati abituati a concepire
l'identità come una specie di unità: io sono "uno". Oggi
si guarda all'identità come a una realtà molto più fluida, che
risulta dall'insieme dei tanti sé che coesistono all'interno dell'
"uno". Perciò credo che il nostro concetto di identità
stia davvero cambiando man mano che approfondiamo la conoscenza di
noi stessi mediante questo nuovo mezzo di comunicazione. E così i
cambi di identità, anche di identità sessuale non sono
infrequenti. E gli studiosi non sono affatto convinti che questo sia
necessariamente un male".
Nickname, identità frazionate, storie d'amore. Certo che in chat
ne succedono di cose strane.
Comunità d'amore, comunità di guerra
"il Net per chi ce l'ha è il paradiso perduto, è una
porta da aprire verso un mondo nuovo, tutto virtuale tra il cielo e
la terra, non ha una consistenza fisica eppure c'è. Byte
evanescenti eppure reali". Scriveva così Giuseppe Salza nel
suo libro "Norman e Monique, la storia segreta di un amore nato
nel ciberspazio". Una storia raccontata come fosse una cronaca,
istante per istante, mail dopo mail. Norman e Monique hanno bruciato
oltre 500 messaggi, ovvero più di sei megabyte formattati di parole
scritte, equivalenti a circa duemila cartelle a interlinea uno. Ma
il chat non esaurisce la gamma delle comunità online. In chat le
parole non trasferiscono solo informazioni tra utenti ma spesso
creano attorno a loro un vero e proprio ambiente condiviso, un
universo comunicativo comune. Alcune volte questo ambiente
comunicativo assume un aspetto più strutturato, una veste virtuale,
come accade per le chat 3d, all'interno delle quali gli utenti
scelgono un'icona tridimensionale, un Avatar che li rappresenti.
Altre volte questo ambiente condiviso è un universo ludico e la
molla che attiva il meccanismo comunicativo è la competizione su un
piano di gioco. E' quanto accadeva sui vecchi Mud ed è quanto
accade ancora sui server multiplayer come BattleNet. Su BattleNet si
incontrano e scontrano migliaia di giocatori da tutte le parti del
mondo. Alcuni di questi si conoscono e fanno comunità. Comunità di
guerrieri.
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