L'anarchico del web
Nel febbraio 1996 il parlamento statunitense
ratifica il Communication Decency Act, una legge con la quale
impedisce la pubblicazione di qualunque materiale ritenuto indecente
su Internet. Pochi giorni dopo tutti i più grandi siti in rete
virano in nero le loro pagine in segno di protesta e John Barlow,
uno tra i membri fondatori dellla Electronic Frontier Foundation,
associazione impegnata in prima linea sul tema della difesa dei
diritti in rete, scrive una dichiarazione d'indipendenza del
Cyberspazio. Non è l'inizio ma è il punto di sfogo di alcune
tendenze già presenti nell'aria. E' la prima rivolta collettiva dei
netizen, i cittadini della rete, contro un provvedimento che
limitava fortemente la loro libertà di espressione. John Barlow ci
spiega quali sono i punti chiave della "dichiarazione
d'indipendenza"
A cosa si è ispirato quando ha scritto la sua
"dichiarazione d'indipendenza del cyberspazio"?
Quando scrissi la "Dichiarazione di indipendenza del
cyberspazio" non presi a modello la "Dichiarazione di
indipendenza americana", con la quale si voleva porre termine
al riconoscimento della sovranità della Corona britannica.
Piuttosto, il documento affermava che noi non siamo sudditi di alcun
governo per condizione naturale, e nessuno può costringerci ad
esserlo".
Ma per un funzionamento efficace della Rete, non sono
necessarie comunque delle regole?
Il cyberspazio è come l'Italia: un'anarchia funzionante. E' un
luogo in cui le leggi sono molto meno importanti del consenso
generale della comunità, e dove si riconosce grande importanza ai
rapporti che legano orizzontalmente la società.
Quindi, il cyberspazio si basa sui diritti più che sui
doveri. Quali sono i diritti della Rete?
A mio avviso, a ogni essere umano deriva dalla condizione
naturale della sua umanità il diritto di dire ciò in cui crede, di
comunicare quel che desidera comunicare, senza che altri debbano
intervenire a impedirglielo. Questo è il primo diritto fondamentale
del cyberspazio. Perciò credo che il cyberspazio abbia certamente
la possibilità di essere il primo luogo veramente libero che
l'umanità nel suo complesso abbia mai abitato. In questo momento
storico ricade su di noi l'importante responsabilità di assicurare
che le fondamenta del cyberspazio, la sua architettura, continuino a
essere costruite in maniera tale da conservare intatta quella
libertà. Internet non ha frontiere. Il cyberspazio non conosce
confini, e per questo motivo non esistono corpus giuridici
applicabili al cyberspazio. Questo non vuol dire che non ci sia
alcuna forma di governo nel cyberspazio. In grandissima parte
l'architettura tecnologica di Internet è anche la sua architettura
politica. L'architettura è politica. Fin tanto che saremo in grado
di dar vita a un'architettura tecnica appropriata, credo sarà
possibile promuovere il giusto tipo di comportamento sociale.
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