Mercoledi' 24 gennaio 2001
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Intelligenza e creatività, le chiavi italiane per la new economy


Intelligenza e creatività, le chiavi italiane per la new economy

Pasquale Pistorio, amministratore delegato della St Microeletronics, una multinazionale della Valle dell'Etna, e Mauro Grassi della Regione Toscana, raccontano le loro esperienze e esprimono il loro parere sul modello italiano


Qual è la caratteristica della vallata Toscana?

Grassi: La vallata toscana è caratterizzata da importanti centri di ricerca universitari, da alcune importanti aziende che lavorano sulla net economy e da una serie di piccole e piccolissime imprese che lavorano sulla new economy, gestendo e fornendo servizi alle imprese e ai cittadini.

A quanto pare la vostra caratteristica è di fornire servizi piuttosto che realizzare hardware e software.

G: Più che altro non lavoriamo tanto nell'area dell'alta tecnologia intesa nel senso degli strumenti, ma nell'area dei servizi di Rete.

A proposito di alta tecnologia. Pasquale Pistorio, qual è secondo lei l'importanza della ST in un luogo come Catania?

Pistorio: In cifre abbiamo 4 mila dipendenti di cui ben il 75 per cento è costituito da diplomati e laureati. L'università di Catania ha condotto uno studio accademicamente corretto che calcola in 4 mila l'indotto direttamente associato ad ST. Inoltre, ci sono almeno 2-3 mila posti di indotto indiretto. La ST, quindi, ha creato a Catania qualcosa come 10 mila posti di lavoro, un risultato che è veramente difficile da ripetere in altre condizioni.

Il modello catanese, ovvero una grande azienda produttrice di microchip a livello mondiale, quotata in borsa, con 200 aziende che parallelamente le forniscono servizi, è replicabile?

P: Può essere replicato altrove. Io e molti altri colleghi usiamo già da 15 anni il termine Etna Valley in riferimento al fenomeno della Silicon Valley, che si è basato su 4 elementi: una grande università, Stanford; una grande azienda, Hewlett&Packard; degli incentivi, i capital venture che fornivano condizioni finanziarie vantaggiose; infine, l'ambiente californiano che attirava gli ingegneri. A Catania, esistono esattamente queste condizioni: abbiamo una grande università datata dal 1486, dove ci sono ricerca e produzione di ingegneri; abbiamo una grande azienda, la ST; abbiamo gli incentivi per il Sud, che sono importantissimi sia per l'occupazione sia per gli investimenti; abbiamo il clima, l'ambiente, la storia di Catania. Questi fenomeni hanno permesso che si formasse un centro di aggregazione tecnologico, il quale, oggi, oltre a contare quei 10 mila posti di cui parlavo prima, attira molte altre aziende come la Nokia, il colosso mondiale delle telecomunicazioni, la CSC, la Mitsubishi, la Confegus e molti altri giganti che poi creano altro indotto. Si sta, quindi, creando veramente un grande polo, e, grazie agli ultimi vantaggi economici, sarà possibile accrescere questo fenomeno e creare nel sud Italia la California d'Europa.

Pistorio parla con orgoglio della situazione catanese. Luca Grasso, voi in Toscana vi sentite penalizzati dal fatto che una zona del Mezzogiorno può avvalersi di alcune leggi speciali rispetto ad altre parti di Italia?

G: Lo sviluppo del Mezzogiorno può essere solo un elemento in più per lo sviluppo delle altre regioni italiane. Da economista, quale sono, mi sento più legato ad un certo tipo di sviluppo dal basso, cioè la capacità di mettere insieme l'università, le imprese avanzate, le piccole imprese per creare servizi e sfruttare ciò che la new economy oggi può offrire. Non escludo l'importanza di grandi imprese, leader nella tecnologia avanzata, che si sono localizzate in qualche caso anche in Toscana, ma credo che il nostro modello di sviluppo adatta la ricerca e va verso il cliente. Questa è stata la storia dello sviluppo toscano e credo che anche nella new economy questa sarà la carta vincente della Toscana.

A sentirvi così la situazione in Italia sembra ideale: da una parte, si produce alta tecnologia, dall'altra, servizi. Possiamo pensare che l'Italia sia in grado di offrire una piattaforma di lavoro abbastanza eclettica e varia ai professionisti italiani.

P: Io credo che l'Italia abbia un vantaggio competitivo in questo momento eccezionale, perché quando si parla di new economy si parla di una società in cui l'accesso alla conoscenza diventa estremamente fondamentale per lo sviluppo, che si basa in primo luogo sui cervelli. Ebbene, in Italia e nel mezzogiorno ancora di più, esiste una quantità di cervelli con ottima preparazione e costi inferiori ai paesi sviluppati concorrenti. Per esempio, un ingegnere a Milano costa il 30-40 per cento meno di uno stesso ingegnere in Francia, Germania e Inghilterra per non parlare del Giappone o degli Stati Uniti. Addirittura nel Sud Italia costa la metà rispetto alla Francia. Si tratta di un grande patrimonio, che prescinde dagli aiuti governativi e che fa in modo che l'Italia abbia potenzialmente una competitività enorme; infatti, negli ultimi tempi, sta dimostrando un certo dinamismo nelle situazioni difficili. Cosa bisogna fare per accelerare? Bisogna semplicemente migliorare gli aspetti infrastrutturali, gli aspetti burocratici, ancora pesanti. Se queste cose verranno fatte, credo che la competitività dell'Italia nel campo della new economy potrà essere veramente magnifica.

Grassi, sei d'accordo con Pistorio?

G: Lo sviluppo Toscano ci ha insegnato una cosa: la grande forza dell'Italia è la creatività. Se la new economy diventerà un modo d'essere della società italiana, noi siamo abbastanza creativi da poter offrire servizi al cliente che le grandi multinazionali da lontano non sanno fare.