Intelligenza e creatività, le chiavi italiane per la new
economy
Pasquale Pistorio, amministratore
delegato della St Microeletronics, una multinazionale della Valle
dell'Etna, e Mauro Grassi della Regione Toscana, raccontano
le loro esperienze e esprimono il loro parere sul modello italiano
Qual è la caratteristica della vallata Toscana?
Grassi: La vallata toscana è caratterizzata da importanti
centri di ricerca universitari, da alcune importanti aziende che
lavorano sulla net economy e da una serie di piccole e piccolissime
imprese che lavorano sulla new economy, gestendo e fornendo servizi
alle imprese e ai cittadini.
A quanto pare la vostra caratteristica è di fornire servizi
piuttosto che realizzare hardware e software.
G: Più che altro non lavoriamo tanto nell'area dell'alta
tecnologia intesa nel senso degli strumenti, ma nell'area dei
servizi di Rete.
A proposito di alta tecnologia. Pasquale Pistorio, qual è
secondo lei l'importanza della ST in un luogo come Catania?
Pistorio: In cifre abbiamo 4 mila dipendenti di cui ben il
75 per cento è costituito da diplomati e laureati. L'università di
Catania ha condotto uno studio accademicamente corretto che calcola
in 4 mila l'indotto direttamente associato ad ST. Inoltre, ci sono
almeno 2-3 mila posti di indotto indiretto. La ST, quindi, ha creato
a Catania qualcosa come 10 mila posti di lavoro, un risultato che è
veramente difficile da ripetere in altre condizioni.
Il modello catanese, ovvero una grande azienda produttrice di
microchip a livello mondiale, quotata in borsa, con 200 aziende che
parallelamente le forniscono servizi, è replicabile?
P: Può essere replicato altrove. Io e molti altri
colleghi usiamo già da 15 anni il termine Etna Valley in
riferimento al fenomeno della Silicon Valley, che si è basato su 4
elementi: una grande università, Stanford; una grande azienda,
Hewlett&Packard; degli incentivi, i capital venture che
fornivano condizioni finanziarie vantaggiose; infine, l'ambiente
californiano che attirava gli ingegneri. A Catania, esistono
esattamente queste condizioni: abbiamo una grande università datata
dal 1486, dove ci sono ricerca e produzione di ingegneri; abbiamo
una grande azienda, la ST; abbiamo gli incentivi per il Sud, che
sono importantissimi sia per l'occupazione sia per gli investimenti;
abbiamo il clima, l'ambiente, la storia di Catania. Questi fenomeni
hanno permesso che si formasse un centro di aggregazione
tecnologico, il quale, oggi, oltre a contare quei 10 mila posti di
cui parlavo prima, attira molte altre aziende come la Nokia, il
colosso mondiale delle telecomunicazioni, la CSC, la Mitsubishi, la
Confegus e molti altri giganti che poi creano altro indotto. Si sta,
quindi, creando veramente un grande polo, e, grazie agli ultimi
vantaggi economici, sarà possibile accrescere questo fenomeno e
creare nel sud Italia la California d'Europa.
Pistorio parla con orgoglio della situazione catanese. Luca
Grasso, voi in Toscana vi sentite penalizzati dal fatto che una zona
del Mezzogiorno può avvalersi di alcune leggi speciali rispetto ad
altre parti di Italia?
G: Lo sviluppo del Mezzogiorno può essere solo un
elemento in più per lo sviluppo delle altre regioni italiane. Da
economista, quale sono, mi sento più legato ad un certo tipo di
sviluppo dal basso, cioè la capacità di mettere insieme
l'università, le imprese avanzate, le piccole imprese per creare
servizi e sfruttare ciò che la new economy oggi può offrire. Non
escludo l'importanza di grandi imprese, leader nella tecnologia
avanzata, che si sono localizzate in qualche caso anche in Toscana,
ma credo che il nostro modello di sviluppo adatta la ricerca e va
verso il cliente. Questa è stata la storia dello sviluppo toscano e
credo che anche nella new economy questa sarà la carta vincente
della Toscana.
A sentirvi così la situazione in Italia sembra ideale: da una
parte, si produce alta tecnologia, dall'altra, servizi. Possiamo
pensare che l'Italia sia in grado di offrire una piattaforma di
lavoro abbastanza eclettica e varia ai professionisti italiani.
P: Io credo che l'Italia abbia un vantaggio competitivo in
questo momento eccezionale, perché quando si parla di new economy
si parla di una società in cui l'accesso alla conoscenza diventa
estremamente fondamentale per lo sviluppo, che si basa in primo
luogo sui cervelli. Ebbene, in Italia e nel mezzogiorno ancora di
più, esiste una quantità di cervelli con ottima preparazione e
costi inferiori ai paesi sviluppati concorrenti. Per esempio, un
ingegnere a Milano costa il 30-40 per cento meno di uno stesso
ingegnere in Francia, Germania e Inghilterra per non parlare del
Giappone o degli Stati Uniti. Addirittura nel Sud Italia costa la
metà rispetto alla Francia. Si tratta di un grande patrimonio, che
prescinde dagli aiuti governativi e che fa in modo che l'Italia
abbia potenzialmente una competitività enorme; infatti, negli
ultimi tempi, sta dimostrando un certo dinamismo nelle situazioni
difficili. Cosa bisogna fare per accelerare? Bisogna semplicemente
migliorare gli aspetti infrastrutturali, gli aspetti burocratici,
ancora pesanti. Se queste cose verranno fatte, credo che la
competitività dell'Italia nel campo della new economy potrà essere
veramente magnifica.
Grassi, sei d'accordo con Pistorio?
G: Lo sviluppo Toscano ci ha insegnato una cosa: la grande
forza dell'Italia è la creatività. Se la new economy diventerà un
modo d'essere della società italiana, noi siamo abbastanza creativi
da poter offrire servizi al cliente che le grandi multinazionali da
lontano non sanno fare.
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