Mercoledi' 24 gennaio 2001
Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Arno Valley

Morace:"Agli americani possiamo trasmettere l'intuito"

Un italiano nella Silicon Valley

De Biase: "All'imprenditoria italiana manca la visione a lungo termine"

Risciacquare i chip in Arno

Più arte in Rete

Intelligenza e creatività, le chiavi italiane per la new economy


"Arno Valley"

Ci sono situazioni in cui la storia sceglie un luogo in particolare per fare il suo corso. Come nel caso della Silicon Valley, quella zona a sud di San Francisco dove da vent'anni si progettano la società dell'informazione e gran parte delle tecnologie che la rendono possibile.

Il successo della Silicon Valley è stato così travolgente da spingere molti paesi a cercare di replicarne il modello. È successo in Israele e in Irlanda, in Malesia e in Francia. E anche in Italia, le Silicon Valley sono parecchie. Alcune sono nate attorno a grandi aziende ad alta tecnologia, altre hanno sfruttato la stretta interazione fra impresa e università, altre ancora sono scaturite dalla forza di uno o più distretti industriali.

Ma una cosa è certa: la maggior parte degli imprenditori coinvolti sono alla ricerca del segreto della "valle del silicio", di quel particolare e unico cocktail di fattori che le hanno permesso di diventare in due decenni il motore economico degli Stati Uniti.

Ma qual è questo segreto? Fino a 50 anni fa nella Silicon Valley si produceva soprattutto frutta e il suo territorio era conosciuto come la valle delle delizie americane. Poi è arrivata l'informatica e tutto è cambiato. A partire dagli anni settanta, attorno all'Università di Berkeley sono fiorite prima decine e poi centinaia di aziende ad altissima tecnologia che hanno finito per cambiare radicalmente il volto dell'America stessa. Apple, Hewlett-Packard, Netscape, Sun Microsystems, sono solo alcune delle aziende di successo che sono nate nella valle. Oggi la Silicon Valley si estende su un territorio molto vasto nella California settentrionale, dalla contea di Oakland fino a Santa Cruz. In questa valle hanno sede venti delle prime cento imprese ad alta tecnologia del mondo, che producono da sole il 40 per cento dell'export della California: circa 40 miliardi di dollari l'anno. Il successo economico della Silicon Valley, una delle aree più ricche del pianeta, deriva da un cocktail di diversi fattori. In primo luogo, l'immigrazione qualificata avvenuta in California negli ultimi decenni, ha permesso alle aziende della valle di arricchire il proprio patrimonio creativo. Inoltre, la stretta collaborazione fra gli ambienti accademici e le aziende, ha fatto in modo che molti studenti trasformassero le proprie idee in progetti imprenditoriali. Questo è stato possibile perché la comunità finanziaria americana ha creduto prima di altri nello sviluppo dell'high-tech, finanziando i progetti dei giovani imprenditori con ingenti fondi e servendosi intensamente del venture capital: un meccanismo che diversi paesi, Italia compresa, stanno cercando di replicare.

Dunque la "magia" della Silicon Valley dipende essenzialmente da tre fattori: la presenza di imprenditori creativi, la stretta interazione fra aziende e mondo accademico e la disponibilità di ingenti capitali per finanziare le imprese più coraggiose. Per il successo di un iniziativa industriale il fattore umano resta un aspetto fondamentale: infatti, ancora oggi gli imprenditori della valle californiana fanno "cultura" negli Stati Uniti, definendo stili di vita e promovendo iniziative sociali, che hanno un forte seguito in tutto il paese.

Come accade in molti Paesi, anche in Italia si sono fatti molti tentativi per replicare almeno in parte il modello economico e produttivo che ha decretato il successo planetario della Silicon Valley. Tentativi contraddistinti da fortune alterne, che hanno avuto comunque il pregio di far emergere un modello italiano per lo sviluppo della tecnologia.

Le aree del nostro paese in cui si produce alta tecnologia sono molte. Si va da città come Milano, che è certamente la culla delle net economy nostrana, a realtà più complesse e articolate. All'inizio degli anni novanta, a Cagliari, l'imprenditore Nicola Grauso ha creato di fatto una comunità di piccole imprese che ruotavano attorno al suo provider Video On Line. L'iniziativa di Grauso non si è conclusa molto bene, ma il talento tecnologico sardo è dimostrato dai successi della Tiscali di Renato Soru. Altrettanto radicata nella storia recente è la Silicon Lagoon, una vasta area del Nord-Est compresa fra Padova, Verona e Treviso che si è specializzata negli anni nella produzione di software ed è stata definita dal sindaco di San Francisco come il futuro Giappone d'Europa. Un altro esempio è rappresentato dalla cosiddetta Etna Valley, un'area nei pressi di Catania che ruota attorno alla St Microelectronics di Pasquale Pistorio e agli stabilimenti di alcune grandi aziende di high-tech, fra cui anche Omnitel e la scandinava Nokia. L'Etna Valley assomiglia molto alla leggendaria valle californiana per via della profonda sinergia fra imprese, Università, enti locali e centri di ricerca; si tratta di un modello vincente che si sta cercando di riproporre anche nell'area romana Tiburtina, dove è ai nastri di partenza un polo high-tech destinato a collegare le Università della zona con le tante imprese ad alta tecnologia.

Una delle realtà più interessanti da questo punto di vista è la cosiddetta Arno Valley, ovvero una vasta area della Toscana che abbraccia Pisa, Firenze e Pontedera. È qui che è stato prodotto il primo computer italiano ed è da qui che provengono molte delle tecnologie italiane più avanzate in materia di informatica e Internet. Accanto alle due punte di diamante della valle dell'Arno, CHL e Dada, che si sono quotate recentemente alla Borsa di Milano, ci sono anche realtà più piccole, che ricordano molto da vicino le mitiche startup americane che hanno cambiato il volto dell'economia partendo da un garage.

Un paio d'anni fa il capo di Sun Microsystems, Scott McNealy ha profetizzato che l'Italia avrebbe giocato un ruolo importante nello sviluppo della tecnologia dei prossimi anni, grazie alla sua creatività. Negli ultimi vent'anni il celebre estro italiano si è scontrato con innumerevoli ostacoli burocratici e con un modello industriale che poco si adattava all'economia della Rete. Oggi però le cose sono cambiate. La sensibilità delle imprese italiane nei confronti di Internet e delle nuove tecnologie è cresciuta moltissimo e i capitali sono finalmente disponibili anche per chi vuole mettere in pratica idee originali. Tutto questo lascia ben sperare per il futuro.