Trash pc. Come ti riciclo il computer
Rifiuti tecnologici, la nuova emergenza
ecologica
di Maria Grazia Giordano
Chi si chiedesse che fine fanno i computer dismessi rimarrebbe
probabilmente stupito dal sapere che, solo nel 1999, ne sono stati
gettati 40 milioni e si prevede che nel 2004 i rifiuti da pc
ammonteranno a 100 milioni di pezzi. Inoltre, secondo i dati forniti
dall'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente
(www.sinanet.anpa.it) e dall'Osservatorio nazionale sui rifiuti, nel
1999 per oltre un milione e 800mila computer immessi sul mercato a
livello nazionale ne sono stati dismessi più di 500mila. Già nel
1998, i 15 Paesi dell'Unione europea avevano prodotto 6 milioni di
tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici. Oggi gli apparecchi
usati costituiscono il 4 per cento dei rifiuti urbani e il loro
volume aumenterà dal tre al cinque per cento all'anno, quasi tre
volte più rapidamente dell'aumento medio dei rifiuti urbani. Numeri
davvero impressionanti, dunque, se si riflette sul fatto che solo da
qualche tempo è stato posto il problema dello smaltimento dei
rifiuti elettronici.
Ancora oggi il 90 per cento dei rifiuti tecnologici finisce in
discariche dove i materiali vengono inceneriti e recuperati senza
trattamento preventivo. Ciò contribuisce ad elevare la presenza tra
i rifiuti di agenti inquinanti, inclusi i metalli pesanti. Vere e
proprie bombe ecologiche costituite, oltre che di plastica e
metalli, anche di altre componenti difficili da trattare. Il piombo,
ad esempio, depositato per la maggior parte nelle batterie ma anche
nei tubi catodici dei pc, provoca all'uomo danni al sistema nervoso.
Il cadmio, presente nei semiconduttori e nei tubi elettronici di
vecchio tipo, può provocare danni irreversibili ai reni e al
sistema osseo. Il mercurio, un altro agente velenoso presente negli
interruttori, è capace di creare danni al cervello, specie al
controllo visivo, al coordinamento e al bilanciamento.
In America sussiste da tempo il problema del rischio per la
salute dell'uomo e dell'ambiente, minacciati da inadeguati sistemi
di smaltimento dei rifiuti. È ormai celebre il caso legale trattato
dal film di Soderberg "Erin Brokovich". In breve tempo gli
abitanti di una cittadina della provincia americana vengono colpiti
da danni provocati dalla dispersione di cromo esavalente ad opera di
un'azienda idroelettrica. Ma con lo sviluppo dell'industria
informatica, il nuovo allarme ecologico proviene dai rifiuti
tecnologici. L'ormai famigerato stabilimento di East Fishkill, nello
stato di New York, è stato citato dai giudici per casi di cancro
dei dipendenti e di malformazioni nei figli delle operaie. Secondo i
rapporti medici della rivista New Scientist (www.newscientist.com)
le donne che concorrono alla costruzione di microchip corrono tra il
40 ed il 100 per cento dei rischi di aborto. Anche l'ospedale
canadese Sick Children di Toronto ha rilevato che le operaie che
hanno respirato a lungo solventi chimici hanno partorito bambini
malformati.
Nonostante il problema abbia enormi ricadute sociali le
iniziative di riciclaggio dei materiali stentano a decollare.
L'Unione Europea ha stilato importanti normative per lo smaltimento
dei rifiuti e per la raccolta differenziata ma sono ancora pochi i
comuni italiani che si sono adeguati alla direttive europee. I
comuni all'avanguardia nel campo della raccolta differenziata sono
pochi e quasi tutti concentrati al nord, in Lombardia, Veneto ed
Emilia Romagna. In alcuni di essi esistono apposite piazzole,
cosiddette "di conferimento", dove chiunque può
conferire, cioè portare il proprio calcolatore affinché venga
smontato e si possano riutilizzare le parti riciclabili - alluminio,
rame, carcasse metalliche, plastiche e vetri. A Milano, per esempio,
ci sono cinque "riciclerie": piazzole ecologiche dove si
portano computer e altri materiali ingombranti. Esiste, inoltre, un
servizio di raccolta a domicilio che garantisce il ritiro gratuito
del primo pezzo di ogni categoria di rifiuto; per il secondo pezzo e
per quelli successivi si pagano circa 45 mila lire a quintale.
Le grandi aziende italiane, sensibilizzate al problema, si stanno
organizzando con il sistema del noleggio delle apparecchiature
informatiche. Emblematico è il caso dei 30 mila personal computer
del gruppo Fiat, tutti in affitto. Diversa, invece, la situazione
nella pubblica amministrazione dove molti dei 213mila computer
dislocati fra amministrazione centrale ed enti pubblici (i dati si
riferiscono al '98) andranno presto sostituiti; al momento le
macchine dismesse ed inventariate sono stivate in un deposito vicino
Roma. La soluzione del noleggio, caldeggiata dagli ambientalisti,
viene sperimentata in alcuni paesi anche per le apparecchiature
domestiche. In Svezia, ad esempio, molte famiglie usano lavatrici in
affitto che pagano in base ai lavaggi. In futuro, probabilmente, si
seguirà lo stesso metodo anche per i computer.
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