Mercoledi' 10 gennaio 2001
Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

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Le mani dell'ecomafia sui rifiuti della new economy

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Le mani dell'ecomafia sui rifiuti della new economy

Quando l'inquinamento diventa un business illecito

di Antonia Moro

È stato stimato che la vita media di un computer si aggira intorno ai 4 anni e 3 mesi mentre si parla di soli 2 anni per i prodotti più innovativi che, quindi, hanno un tempo di decadimento più breve. Di conseguenza, il traffico e lo smaltimento illecito di computer usati si sta rivelando il nuovo business illecito della new economy.

A testimonianza del fenomeno è il dossier stilato dalla Guardia di Finanza di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, a seguito del ritrovamento in alcune discariche abusive in Piemonte e Lombardia di migliaia di personal computer obsoleti. "Dalle prime indagini" - racconta il tenente Vincenzo di Pietro, responsabile dell'operazione - "abbiamo cercato di capire di chi fossero questi computer e abbiamo scoperto che erano funzionali a un complicato sistema di creazione di società fittizie e di fatture false". Alcuni dei computer trovati, circa 3200, sono stati legalmente dismessi da un istituto di credito nazionale e destinati allo smaltimento. Affidati a una società milanese autorizzata, i pc hanno preso vie diverse. Per 900 pezzi si riescono a seguire le tracce del loro iter fino a Voghera, vicino Pavia. Per gli altri pezzi si parla di ben tre società fantasma create ad hoc: una in Svizzera, una nell'isola di Man e una a Roma. Sarebbero invece circa 2000 le parti di computer rinvenute in due container nel porto di Livorno e pronte a partire per la Liberia, nazione verso la quale i paesi Ocse non possono esportare. Sulla vicenda è ancora in corso l'indagine della magistratura e il sostituto procuratore di Livorno, Massimo Mannucci, rimanda alla fase processuale ogni dichiarazione sul fenomeno.

"Smaltire illecitamente significa non sostenere dei costi e quindi poter offrire sul mercato prodotti a prezzi competitivi con una turbativa notevole per coloro che invece rispettano le norme" - spiega il tenente di Pietro - "Nel caso dei conteiner ritrovati a Livorno la dogana ha accertato che si trattava di rifiuti speciali, che dovevano cioè essere smaltiti secondo le procedure legali previste dai nostri ordinamenti". In effetti i computer venivano ritirati in base a un contratto che stabilisce un prezzo di 30 mila lire più Iva per postazione (60 mila lire più Iva nelle isole). In dogana, poi, è stato dichiarato un costo complessivo di circa 500mila lire laddove il valore reale della merce superava il mezzo miliardo.

Ancora non si conosce il giro d'affari del commercio illegale che ruota introno allo smaltimento di rifiuti speciali come i pezzi dei personal computer ma è certo che le cifre sono imponenti. "In Italia" - prosegue di Pietro - "siamo a conoscenza dell'esistenza di parecchie organizzazioni mafiose attive in questo comparto. L'ecomafia lucra sullo smaltimento dei rifiuti e molto spesso lucra di più in questo settore che nel traffico di droga." Recentemente la commissione parlamentare d'inchiesta sullo smaltimento illecito dei rifiuti ha reso noto che sono 35 milioni all'anno le tonnellate di rifiuti, soprattutto quelli speciali, che vengono smaltite illegalmente. L'equazione new economy-ecologia comincia forse a vacillare?