Le mani dell'ecomafia sui rifiuti della new economy
Quando l'inquinamento diventa un business
illecito
di Antonia Moro
È stato stimato che la vita media di un computer si aggira
intorno ai 4 anni e 3 mesi mentre si parla di soli 2 anni per i
prodotti più innovativi che, quindi, hanno un tempo di decadimento
più breve. Di conseguenza, il traffico e lo smaltimento illecito di
computer usati si sta rivelando il nuovo business illecito della new
economy.
A testimonianza del fenomeno è il dossier stilato dalla Guardia
di Finanza di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, a seguito
del ritrovamento in alcune discariche abusive in Piemonte e
Lombardia di migliaia di personal computer obsoleti. "Dalle
prime indagini" - racconta il tenente Vincenzo di Pietro,
responsabile dell'operazione - "abbiamo cercato di capire di
chi fossero questi computer e abbiamo scoperto che erano funzionali
a un complicato sistema di creazione di società fittizie e di
fatture false". Alcuni dei computer trovati, circa 3200, sono
stati legalmente dismessi da un istituto di credito nazionale e
destinati allo smaltimento. Affidati a una società milanese
autorizzata, i pc hanno preso vie diverse. Per 900 pezzi si riescono
a seguire le tracce del loro iter fino a Voghera, vicino Pavia. Per
gli altri pezzi si parla di ben tre società fantasma create ad hoc:
una in Svizzera, una nell'isola di Man e una a Roma. Sarebbero
invece circa 2000 le parti di computer rinvenute in due container
nel porto di Livorno e pronte a partire per la Liberia, nazione
verso la quale i paesi Ocse non possono esportare. Sulla vicenda è
ancora in corso l'indagine della magistratura e il sostituto
procuratore di Livorno, Massimo Mannucci, rimanda alla fase
processuale ogni dichiarazione sul fenomeno.
"Smaltire illecitamente significa non sostenere dei costi e
quindi poter offrire sul mercato prodotti a prezzi competitivi con
una turbativa notevole per coloro che invece rispettano le
norme" - spiega il tenente di Pietro - "Nel caso dei
conteiner ritrovati a Livorno la dogana ha accertato che si trattava
di rifiuti speciali, che dovevano cioè essere smaltiti secondo le
procedure legali previste dai nostri ordinamenti". In effetti i
computer venivano ritirati in base a un contratto che stabilisce un
prezzo di 30 mila lire più Iva per postazione (60 mila lire più
Iva nelle isole). In dogana, poi, è stato dichiarato un costo
complessivo di circa 500mila lire laddove il valore reale della
merce superava il mezzo miliardo.
Ancora non si conosce il giro d'affari del commercio illegale che
ruota introno allo smaltimento di rifiuti speciali come i pezzi dei
personal computer ma è certo che le cifre sono imponenti. "In
Italia" - prosegue di Pietro - "siamo a conoscenza
dell'esistenza di parecchie organizzazioni mafiose attive in questo
comparto. L'ecomafia lucra sullo smaltimento dei rifiuti e molto
spesso lucra di più in questo settore che nel traffico di
droga." Recentemente la commissione parlamentare d'inchiesta
sullo smaltimento illecito dei rifiuti ha reso noto che sono 35
milioni all'anno le tonnellate di rifiuti, soprattutto quelli
speciali, che vengono smaltite illegalmente. L'equazione new
economy-ecologia comincia forse a vacillare?
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