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Pirateria dei nomi made in USA

La legge dei nomi negli Stati Uniti

La corsa alle registrazione di marchi e nomi celebri ha scatenato in America una vera e propria guerra mettendo in crisi il sistema legislativo attuale

di Cristina Ferraro

Tim Lee era ancora all'università quando, 5 anni fa, per gioco ha registrato sul net il nome Cool.com, letteralmente "Forte.com". Il sito è diventato operativo solo l'anno scorso e non è tra quelli di maggior successo, ma per quel nome gli sono stati offerti ben 37 milioni di dollari. Sono 35 le società private che negli Stati uniti che registrano questi potenti nomi di dominio. Circa 100mila al mese. Milioni e milioni di nomi registrati finora comprese tutte le parole del vocabolario della lingua inglese. In tale panorama il Cyber squatting non poteva che diventare una spaventosa realtà. Specialmente all'alba di Internet dove il fenomeno ha fatto vittime illustri come la CocaCola o la Hasboro e la Mattel che sono tra le più grandi aziende produttrici di giocattoli. A Robert Korzeniewski, CFO, della Network Solution, la prima e più importante società addetta alla registrazione dei nomi di dominio abbiamo chiesto di spiegarci se esistono leggi che regolano questa complicata materia:

"Quando abbiamo cominciato, nel 93, dopo aver vinto un appalto governativo non c'era alcuna norma. Siamo stati noi ad aiutare gli organi legislativi e a fissare direttive per mettere un po' d'ordine su Internet. Nel 1995 è stato approvato l'anti cybersquatting act. In passato qui, come credo anche in Italia, molte persone hanno registrato nomi di attori, campioni sportivi etc , per poi rivenderli a caro prezzo. Con la nuova legge chi compra nomi e marchi con l'intento di rivenderli a scopo di lucro va incontro a multe salatissime che arrivano fino a 100mila dollari. Ma c'è di più. In questo paese abbiamo una rigida disciplina per quanto riguarda i marchi registrati e molto spesso questa si estende ai nomi di dominio. Infatti chi firma un contratto con noi per registrare un nome dichiara di non violare i diritti acquisiti di altri marchi e si assume tutte le responsabilità del caso se questo dovesse invece accadere".

Oggi in America per la registrazione dei nomi di dominio vige il principio di chi prima arriva meglio alloggia. Questo per favorire la diffusione e l'uso di Internet per scopi commerciali soprattutto da parte delle piccole e medie imprese. Le società come la Network Solution assegnano i 'domain names' fidandosi della buona fede di chi li richiede. Ma una recente direttiva della stessa società, ha dato il potere di contestare l'assegnazione di quel nome, a chi detenga un marchio i cui diritti siano violati dal domain names. Prosegue Robert Korzeniewski:

"Esiste in Europa una tendenza a responsabilizzare gli organi di registrazione, a dotarli cioè del potere di rifiutare un nome quando sia troppo simile ad un marchio notorio. Negli Stati Uniti abbiamo pensato anche a questa soluzione, ma noi possiamo bloccare un nome assegnato solo quando nasce una controversia e ritirarlo se c'è un pronunciamento del giudice. Diversamente il sistema sarebbe troppo lento e la velocità è la caratteristica di Internet. Per questo abbiamo in America L'ICANN, Internet Corporation for Assigned Names And Numbers, un organismo che risolve le questioni di questo tipo. Niente più tribunali. Chi registra un nome di dominio accetta di comparire davanti ad un arbitro in caso di controversia."

Il congresso è sensibile al problema e molti disegni di legge sono allo studio degli esperti. Le sentenze dei giudici in America attualmente tendono ad estendere i diritti dei marchi registrati ai domain names e a punire gravemente i fenomeni di Cybersquatting.

 

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