Tim
Lee era ancora all'università quando, 5 anni fa, per gioco ha
registrato sul net il nome Cool.com,
letteralmente "Forte.com". Il sito è diventato operativo
solo l'anno scorso e non è tra quelli di maggior successo, ma per
quel nome gli sono stati offerti ben 37 milioni di dollari. Sono 35 le
società private che negli Stati uniti che registrano questi potenti
nomi di dominio. Circa 100mila al mese. Milioni e milioni di nomi
registrati finora comprese tutte le parole del vocabolario della
lingua inglese. In tale panorama il Cyber squatting non poteva che
diventare una spaventosa realtà. Specialmente all'alba di Internet
dove il fenomeno ha fatto vittime illustri come la CocaCola
o la Hasboro
e la Mattel che
sono tra le più grandi aziende produttrici di giocattoli. A Robert
Korzeniewski, CFO, della Network
Solution, la prima e più importante società addetta alla
registrazione dei nomi di dominio abbiamo chiesto di spiegarci se
esistono leggi che regolano questa complicata materia:
"Quando
abbiamo cominciato, nel 93, dopo aver vinto un appalto governativo non
c'era alcuna norma. Siamo stati noi ad aiutare gli organi legislativi
e a fissare direttive per mettere un po' d'ordine su Internet. Nel
1995 è stato approvato l'anti cybersquatting act. In passato qui,
come credo anche in Italia, molte persone hanno registrato nomi di
attori, campioni sportivi etc , per poi rivenderli a caro prezzo. Con
la nuova legge chi compra nomi e marchi con l'intento di rivenderli a
scopo di lucro va incontro a multe salatissime che arrivano fino a
100mila dollari. Ma c'è di più. In questo paese abbiamo una rigida
disciplina per quanto riguarda i marchi registrati e molto spesso
questa si estende ai nomi di dominio. Infatti chi firma un contratto
con noi per registrare un nome dichiara di non violare i diritti
acquisiti di altri marchi e si assume tutte le responsabilità del
caso se questo dovesse invece accadere".
Oggi
in America per la registrazione dei nomi di dominio vige il principio
di chi prima arriva meglio alloggia. Questo per favorire la diffusione
e l'uso di Internet per scopi commerciali soprattutto da parte delle
piccole e medie imprese. Le società come la Network Solution
assegnano i 'domain names' fidandosi della buona fede di chi li
richiede. Ma una recente direttiva della stessa società, ha dato il
potere di contestare l'assegnazione di quel nome, a chi detenga un
marchio i cui diritti siano violati dal domain names. Prosegue Robert
Korzeniewski:
"Esiste
in Europa una tendenza a responsabilizzare gli organi di
registrazione, a dotarli cioè del potere di rifiutare un nome quando
sia troppo simile ad un marchio notorio. Negli Stati Uniti abbiamo
pensato anche a questa soluzione, ma noi possiamo bloccare un nome
assegnato solo quando nasce una controversia e ritirarlo se c'è un
pronunciamento del giudice. Diversamente il sistema sarebbe troppo
lento e la velocità è la caratteristica di Internet. Per questo
abbiamo in America L'ICANN, Internet Corporation for Assigned Names
And Numbers, un organismo che risolve le questioni di questo tipo.
Niente più tribunali. Chi registra un nome di dominio accetta di
comparire davanti ad un arbitro in caso di controversia."
Il
congresso è sensibile al problema e molti disegni di legge sono allo
studio degli esperti. Le sentenze dei giudici in America attualmente
tendono ad estendere i diritti dei marchi registrati ai domain names e
a punire gravemente i fenomeni di Cybersquatting.
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