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Quando il computer fa male

Nervoso e indolensito, questo l'identikit del video-lavoratore. Schiena, occhi e articolazioni a rischio: la medicina corre ai ripari ma la legge è insufficiente

di Georgia Garritano e Marta Mandò

 

Chissà che in un prossimo futuro sui componenti dei computer non venga apposto l'avvertimento "nuoce alla salute" o che nei manuali d'uso non vengano inserite le precauzioni d'impiego. Sempre più spesso, infatti, gli utenti dei pc vanno incontro a delle patologie specifiche. Quando si usava esclusivamente la penna si rischiava tutt'al più il callo dello scrittore, ora chi, per lavoro o per altre necessità, legge da un monitor e scrive digitando su una tastiera, va incontro a fastidiosi inconvenienti. Dolori articolari, fastidi alla vista, nervosismo colpiscono molti uomini e donne che hanno dovuto sostituire penna e carta con il computer.

"Ho iniziato ad avere dei forti giramenti di testa, vertigini, dolori alla testa e pressione alta" racconta Giovanni ingegnere in una delle maggiori società di telecomunicazioni " Mi hanno detto che era lo stress, poi navigando su Internet ho capito che era un problema di postura sbagliata davanti al computer, prima non ci avevo mai pensato".

"Mi bruciavano gli occhi e soffrivo di mal di schiena da quando ho iniziato a lavorare intensamente con il computer" racconta Marco redattore presso un giornale on line "Ho risolto il problema usando gli occhiali solo per lavorare. In compenso per ovviare al mal di schiena, mi sono portato in ufficio una sedia ergonomica". Difficile dire quanto siano diffuse le patologie legate all'uso prolungato e spesso non corretto dei mezzi informatici. Un problema in crescita di pari passo con il diffondersi della società dell'informazione e che se non valutato in tempo in futuro potrebbe avere costi sociali altissimi.

A ben vedere una normativa c'è contro i rischi derivanti dal lavoro al computer. Prevede quindici minuti di riposo ogni due ore di applicazione. Luoghi di lavoro a norma: lo spazio abbastanza ampio da consentire cambiamenti di posizione e libertà di movimento. L'illuminazione sufficiente e appropriata alle caratteristiche del lavoro e la sistemazione delle attrezzature rispetto alle sorgenti luminose, naturali o artificiali, deve essere tale da evitare il fastidio dei riflessi sullo schermo. Anche il rumore e la temperatura dell'ambiente lavorativo vanno presi in considerazione e tenuti sotto controllo. Lo schermo deve avere una buona definizione ed essere orientabile; la tastiera dissociata dal monitor, inclinabile e coi simboli sui tasti ben leggibili. Il piano di appoggio di dimensioni confortevoli e antiriflesso; il sedile regolabile sia in altezza che in inclinazione dello schienale. Per la scelta del software, infine, si indicano tra i criteri guida fondamentali la congruità con le mansioni professionali e la facilità d'uso.

Tutta una serie di buone indicazioni che però sono applicabili solo ai cosiddetti "videoterminalisti". Senza tener conto di impiegati, ingegneri, giornalisti, signorine dei call center, grafici e così via, ovvero la maggior parte delle persone che oggi usano il computer per lavoro. A cui vanno sommati tutte le nuove figure professionali dell'Information society, come i telelavoratori, i creatori di siti Internet, gli operatori dei motori di ricerca. In Italia, comunque, "l'attuazione delle norme a salvaguardia della salute dei lavoratori è scarsa" - sostiene lo specialista in posturologia Alessandro Benevento - "la maggior parte delle sedute non sono ergonomiche, anche se spesso vengono definite tali. Eppure -come si può verificare consultando qualche catalogo di arredi per uffici - i costi delle sedie non ergonomiche in molti casi non sono inferiori a quelli delle sedie ergonomiche. E' stato accertato che tra i soggetti che siedono abitualmente su sedie normali si riscontra un'incidenza di problemi alla colonna del 30 per cento superiore rispetto a quelli che utilizzano una seduta ergonomica". 
La mancata applicazione delle norme - prosegue il dottor Benevento - produce "scompensi per gli individui e conseguenze per l'intera collettività a causa degli oneri che ne derivano per il sistema sanitario nazionale. Studi eseguiti nei paesi scandinavi dimostrano, infatti, che all'adozione di sedie ergonomiche si associa una diminuzione dei giorni di malattia fino al 40 per cento". Uso massiccio del computer e qualità della vita non sempre sembrano andare d'accordo, tuttavia, in mancanza di una normativa che tuteli l'osmosi uomo-computer, conviene seguire il buon senso e i consigli dei medici: prendersi periodi di relax, fare sport e non arrabbiarsi troppo se la macchina non sempre è perfetta.