13 Luglio 2001



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Rete della ricerca e spazi della conoscenza

Ci e' ormai chiaro che il meccanismo di controllo di un processo creativo non puo' essere di carattere politico, macro, normativo, perche' ucciderebbe i presupposti stessi del processo creativo. Il processo della creazione scientifica e' molecolare, soggentivante ed il suo controllo non puo' essere che altrettanto molecolare, fondante della soggettivita'. Ricombinante appunto. Dopo alcuni anni di ricerca negli States mi sono convinto che la strategia di de-socializzazione dei ricercatori messa in atto da chi commissiona la ricerca, sia esso pubblico o privato, sia uno dei punti chiave per realizzare un controllo di fatto sulla ricerca stessa. I meccanismi della de-socializzazione (anti-rekombinant potremmo dire) sono fortissimi sia nella ricerca pubblica che in quella privata. Fortissimi ma differenti.Ne elenco alcuni semplificando all'estremo. Nella ricerca privata l'isolamento del ricercatore avviene soprattutto tramite il divieto di rendere pubbliche le proprie scoperte. Consideriamo che la pubblicazione rimane una delle aspirazioni piu' forti negli ambienti della ricerca e il ricercatore privato vende questo diritto acettando una solitudine che lo rende piu' ricattabile e dipendente. Negli ambienti della ricerca pubblica, l'anti-rekombinant si attua invece tramite l'estremizzazione della competizione accademica, non solamente interuniversitaria, ma soprattutto all' interno dello stesso gruppo di ricerca. La ricerca accademica si sviluppa sempre piu' spesso attraverso la creazione di identita' chiuse sulla propria affermazione professionale e lontane da qualsiasi interesse verso il knowledge, la conoscenza illuminata condivisa. Insomma e' ovvio che ambedue le opzioni tra cui ci chiedono di scegliere in questi giorni, la ricerca asservita al capitale da un lato e il controllo istituzionale dall'altro, siano inaccettabili, perche' criminale la prima e inefficace e inconsapevole la seconda. Come diceva qualcuno "il sonno della ragione genera mostri, ma anche la veglia non scherza". E allora emerge l'urgenza di costruire una rete della ricerca consapevole delle condizioni di isolamento e di assoggettamento del lavoro cognitivo. Consapevole che e' gia in atto una strategia di controllo molecolare della ricerca attraverso pressioni che spingono all'isolamento e alla paralisi identitaria. Si tratta mi sembra di intrecciare una rete soggettivante che superi in umanita' e in bellezza le strategie di assoggettamento delle istituzioni e del mercato. Alessandro Sarti Ricercatore a UC Berkeley

Alessandro Sarti, ricercatore