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Rete della ricerca e spazi della conoscenza
Ci e' ormai chiaro che il meccanismo di controllo di un processo creativo non puo' essere di carattere politico, macro,
normativo, perche' ucciderebbe i presupposti stessi del processo creativo. Il processo della creazione scientifica e' molecolare, soggentivante ed il suo controllo non puo' essere che altrettanto molecolare,
fondante della soggettivita'. Ricombinante appunto.
Dopo alcuni anni di ricerca negli States mi sono convinto che la strategia di de-socializzazione dei ricercatori messa in
atto da chi commissiona la ricerca, sia esso
pubblico o privato, sia uno dei punti chiave per realizzare un controllo di fatto sulla ricerca stessa.
I meccanismi della de-socializzazione (anti-rekombinant potremmo dire)
sono fortissimi sia nella ricerca pubblica che in quella privata. Fortissimi
ma differenti.Ne elenco alcuni semplificando all'estremo.
Nella ricerca privata l'isolamento del ricercatore avviene soprattutto tramite il divieto di rendere pubbliche le
proprie scoperte. Consideriamo che la
pubblicazione rimane una delle aspirazioni piu' forti negli ambienti della ricerca e il ricercatore privato vende questo diritto acettando una solitudine che lo rende piu' ricattabile e dipendente.
Negli ambienti della ricerca pubblica, l'anti-rekombinant si attua invece tramite l'estremizzazione della competizione
accademica, non solamente interuniversitaria, ma soprattutto all' interno dello stesso gruppo di ricerca. La ricerca accademica
si sviluppa sempre piu' spesso attraverso la creazione di identita' chiuse sulla propria affermazione professionale e lontane da qualsiasi interesse verso il knowledge, la conoscenza illuminata condivisa.
Insomma e' ovvio che ambedue le opzioni tra cui ci chiedono di scegliere in questi giorni, la ricerca asservita al
capitale da un lato e il controllo istituzionale dall'altro, siano
inaccettabili, perche' criminale la prima e inefficace e inconsapevole la seconda. Come diceva qualcuno "il sonno della ragione genera mostri, ma anche la veglia non scherza".
E allora emerge l'urgenza
di costruire una rete della ricerca
consapevole delle condizioni di isolamento e di assoggettamento del lavoro cognitivo. Consapevole che e' gia in atto una strategia di controllo molecolare della ricerca
attraverso pressioni che spingono all'isolamento e alla paralisi identitaria.
Si tratta mi sembra di intrecciare una rete
soggettivante che superi in umanita' e in bellezza le strategie di assoggettamento delle istituzioni e del mercato.
Alessandro Sarti
Ricercatore a UC Berkeley
Alessandro Sarti, ricercatore
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