13 Luglio 2001



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Nologo, un libro che è diventato movimento
(Intervista a Naomi Klein)


Nologo, un libro che è diventato movimento


I movimenti antiglobalizzazione prolificano proprio grazie ad Internet, il medium globale per eccellenza. Naomi Klein, l'autrice di "NoLogo" (Baldini & Castoldi), racconta la sua esperienza nell'attivismo virtuale

Qual è il ruolo di Internet nei movimenti antiglobalizzazione?

Internet è più di un semplice strumento di comunicazione, è anche lo strumento che ha dato forma a movimenti di livello globale.
In passato, affinché un movimento diventasse internazionale doveva essere strutturato in maniera gerarchica. Il potere veniva centralizzato in mano a partiti politici che poi si organizzavano a livello locale. Al contrario, oggi Internet offre senza dubbio la possibilità di organizzare e comunicare molto velocemente e con una scarsissima burocrazia.
Quello che potremmo chiamare il "movimento dei movimenti" in fondo è proprio lo specchio di Internet, di una Rete intesa come fulcro dell'interconnessione.

In che modo Internet ha contribuito alla contestazione dei grandi marchi?

Grazie a Internet è stato possibile attuare una sorta di "globalizzazione" e questo innanzitutto ha permesso una comunicazione diretta e in tempo reale tra produttori e consumatori.
Nei paesi occidentali, la nostra cultura del consumo è basata fondamentalmente sul fatto che i consumatori non scopriranno mai come sono stati realizzati i prodotti. Alcuni slogan, come ad esempio quelli della Nike, dicono che le scarpe danno potere alle donne, oppure che le compagnie petrolifere sono attente alla protezione ambientale.
Rispetto a questo discorso, si può dire che grazie a Internet è possibile svelare la verità nascosta dietro i discorsi fatti dai marchi.
E così, rispetto al fatto che la Nike afferma che le donne hanno più potere, in realtà scopriamo che questo vale per le donne occidentali, mentre non hanno alcun potere le donne asiatiche di tutte le età che fabbricano le scarpe della Nike. E scopriamo anche che quando la pubblicità della Shell afferma che viene rispettato l'ambiente è perché la produzione destinata all'Europa e il Nord America ha luogo in Nigeria.
Queste sono le vere storie che si celano dietro ai marchi.

Come è nato il movimento "nologo"?

Nella prima fase di questo movimento, la killer application è stata semplicemente la creazione di liste per dare la possibilità alle persone di far parte di movimenti virtuali.
All'inizio mi occupavo delle problematiche iscrivendomi semplicemente a queste liste. Poi sei anni fa, quando ho incominciato le mie prime ricerche in questo settore, sono arrivata ad iscrivermi fino a dieci liste. E ho imparato davvero molto su ciò che accadeva nel mondo. Le persone coinvolte si rendevano conto di far parte di un movimento globale, perché avevano amici in Australia o Indonesia.
L'aspetto importante di questo movimento virtuale è che diventi poi reale. È importante comunicare direttamente con le persone che hai conosciuto online. Inoltre la comunità virtuale, diventando reale, acquista anche più potere, perché l'attivismo virtuale non può considerarsi un sostituto dell'attivismo reale.

Il sito Internet del tuo libro è diventato un movimento virtuale. Sin dalla sua pubblicazione hai pensato a questa funzione?

Quando ho pubblicato il sito NoLogo per la prima volta, non sapevo bene che uso farne. Ho semplicemente pubblicato la mia biografia, la descrizione del mio libro, alcuni commenti.
Allora il sito lo realizzammo con i software della Microsoft. Per me andava bene. Ma quando il libro ha incominciato ad avere successo ho ricevuto molte lettere di contestazione riguardo al sito che mi chiedevano come mai proprio io avessi usato i software della Microsoft o perché avessi realizzato un sito per promuovere il libro. I lettori di "Nologo" mi hanno davvero stimolato a realizzare un sito che rispecchiasse i contenuti del libro.
E così in collaborazione con alcuni miei amici e Tao Communications, abbiamo usato un free software per realizzare il nuovo sito in cui il punto fondamentale fosse il fatto di trasformare i lettori del libro in scrittori, abbandonando l'idea di una comunicazione unilaterale.
Periodicamente, propongo sul sito delle problematiche su cui dibattere. Ma i veri autori sono coloro che inviano messaggi raggiungendo a volte una trentina di risposte per ciascuna problematica posta. Capita anche che questi dibattiti siano un po' banali, ma altre volte sono davvero interessanti e intelligenti.
Riesco sempre ad imparare molto dal mio sito, perché è fatto da una comunità davvero attiva.
Molti lettori avevano inviato richieste di partecipazione al movimento Nologo, ma non sapevano come fare. Perciò ho voluto che il sito diventasse un luogo in cui discutere le tematiche che ho affrontato nel libro e promuovere nuove campagne emerse dopo che il libro è stato pubblicato.
Ora il sito non è più la vetrina promozionale del libro o di me stessa come autrice. È il luogo in cui si affrontano molte problematiche e questo certamente è un aspetto positivo anche per il libro.

Domanda5

Ho letto un libro su Microsoft perchè ritengo sia l'azienda che ha svelato il nocciolo del tradimento dell'era dell'informazione. La Microsoft, come azienda, è quella che ha voluto maggiormente far credere che la tecnologia avrebbe portato maggiore libertà, più scelta e maggiore interattività. In realtà, la Microsoft stava facendo solo un'operazione di marketing per essere più competitiva ed imporsi sul mercato restringendo di fatto la scelta e libertà su Internet che è invece un aspetto fondamentale. credo inoltere che abbia davvero politicizzato molte persone.

Cosa ne pensi della relazione tra le grandi corporation e la scuola?

Rispetto all'ingresso delle corporation nella scuola credo che ci sia la volontà di farci credere che si sia arrivati ad un punto di non ritorno. Tutte i grandi marchi vogliono farci credere che non si può tornare indietro. Questo non è assolutamente vero. Non è mai troppo tardi.
Ad esempio, abbiamo constatato che negli Stati Uniti le scuole superiori avevano praticamente tutte un'esclusiva con la Coca Cola. Ebbene: proprio pochi mesi fa c'è stato un crollo tale che la Coca Cola ha ritenuto necessario rinunciare all'esclusiva, ammettendo che la scelta non era adatta per la salute dei ragazzi e che limitava la libertà di scelta.
Fra l'altro tutto questo aveva comportato un ritorno d'immagine negativa del marchio. Tutto ciò è accaduto non perché ci fosse stata una campagna contro, ma semplicemente perché si è capito che si poteva ritornare sui propri passi.

Secondo te, le nuove tecnologie sono fondamentali per la formazione?

Secondo me, il grande problema delle nuove tecnologie rispetto alla formazione è che spesso la "corporatizzazione" della formazione avviene cominciando dalle nuove tecnologie. Non credo ci sia niente di male a portare le nuove tecnologie nelle scuole, ma credo che non bisogna considerarla una panacea, cioè non bisogna far credere che se i ragazzi non stanno seduti davanti ad un computer rischiano di restare indietro nella nuova economia. Questo dibattito, che si basa sul timore e sulla consapevolezza di vivere in mondo di vincenti o di perdenti, è usato da genitori ed insegnanti che non sognerebbero mai di permettere la pubblicità nelle classi. Ma in verità la Microsoft è ben accetta proprio perché può insegnare ai ragazzi ad essere più competitivi.
Quello che accade in pratica è che le tecnologie vengono spesso usate per aprire le porte alla sponsorizzazione di aziende nelle scuole. Le porte si aprono facilmente perché si pone la questione in termini di formazione, ma una volta aperte è facile aprirne altre. Quindi bisogna stare attenti.

NoLogo
Tao Communications