Nologo, un libro che è diventato movimento
I movimenti antiglobalizzazione prolificano
proprio grazie ad Internet, il medium globale per eccellenza.
Naomi Klein, l'autrice di "NoLogo" (Baldini & Castoldi),
racconta la sua esperienza nell'attivismo virtuale
Qual è il ruolo di Internet nei movimenti antiglobalizzazione?
Internet è più di un semplice strumento di comunicazione,
è anche lo strumento che ha dato forma a movimenti di livello
globale.
In passato, affinché un movimento diventasse internazionale
doveva essere strutturato in maniera gerarchica. Il potere veniva
centralizzato in mano a partiti politici che poi si organizzavano
a livello locale. Al contrario, oggi Internet offre senza dubbio
la possibilità di organizzare e comunicare molto velocemente
e con una scarsissima burocrazia.
Quello che potremmo chiamare il "movimento dei movimenti"
in fondo è proprio lo specchio di Internet, di una Rete
intesa come fulcro dell'interconnessione.
In che modo Internet ha contribuito alla contestazione dei
grandi marchi?
Grazie a Internet è stato possibile attuare una sorta
di "globalizzazione" e questo innanzitutto ha permesso
una comunicazione diretta e in tempo reale tra produttori e consumatori.
Nei paesi occidentali, la nostra cultura del consumo è
basata fondamentalmente sul fatto che i consumatori non scopriranno
mai come sono stati realizzati i prodotti. Alcuni slogan, come
ad esempio quelli della Nike, dicono che le scarpe danno potere
alle donne, oppure che le compagnie petrolifere sono attente alla
protezione ambientale.
Rispetto a questo discorso, si può dire che grazie a Internet
è possibile svelare la verità nascosta dietro i
discorsi fatti dai marchi.
E così, rispetto al fatto che la Nike afferma che le donne
hanno più potere, in realtà scopriamo che questo
vale per le donne occidentali, mentre non hanno alcun potere le
donne asiatiche di tutte le età che fabbricano le scarpe
della Nike. E scopriamo anche che quando la pubblicità
della Shell afferma che viene rispettato l'ambiente è perché
la produzione destinata all'Europa e il Nord America ha luogo
in Nigeria.
Queste sono le vere storie che si celano dietro ai marchi.
Come è nato il movimento "nologo"?
Nella prima fase di questo movimento, la killer application è
stata semplicemente la creazione di liste per dare la possibilità
alle persone di far parte di movimenti virtuali.
All'inizio mi occupavo delle problematiche iscrivendomi semplicemente
a queste liste. Poi sei anni fa, quando ho incominciato le mie
prime ricerche in questo settore, sono arrivata ad iscrivermi
fino a dieci liste. E ho imparato davvero molto su ciò
che accadeva nel mondo. Le persone coinvolte si rendevano conto
di far parte di un movimento globale, perché avevano amici
in Australia o Indonesia.
L'aspetto importante di questo movimento virtuale è che
diventi poi reale. È importante comunicare direttamente
con le persone che hai conosciuto online. Inoltre la comunità
virtuale, diventando reale, acquista anche più potere,
perché l'attivismo virtuale non può considerarsi
un sostituto dell'attivismo reale.
Il sito Internet del tuo libro è diventato un movimento
virtuale. Sin dalla sua pubblicazione hai pensato a questa funzione?
Quando ho pubblicato il sito NoLogo
per la prima volta, non sapevo bene che uso farne. Ho semplicemente
pubblicato la mia biografia, la descrizione del mio libro, alcuni
commenti.
Allora il sito lo realizzammo con i software della Microsoft.
Per me andava bene. Ma quando il libro ha incominciato ad avere
successo ho ricevuto molte lettere di contestazione riguardo al
sito che mi chiedevano come mai proprio io avessi usato i software
della Microsoft o perché avessi realizzato un sito per
promuovere il libro. I lettori di "Nologo" mi hanno
davvero stimolato a realizzare un sito che rispecchiasse i contenuti
del libro.
E così in collaborazione con alcuni miei amici e Tao
Communications, abbiamo usato un free software per realizzare
il nuovo sito in cui il punto fondamentale fosse il fatto di trasformare
i lettori del libro in scrittori, abbandonando l'idea di una comunicazione
unilaterale.
Periodicamente, propongo sul sito delle problematiche su cui dibattere.
Ma i veri autori sono coloro che inviano messaggi raggiungendo
a volte una trentina di risposte per ciascuna problematica posta.
Capita anche che questi dibattiti siano un po' banali, ma altre
volte sono davvero interessanti e intelligenti.
Riesco sempre ad imparare molto dal mio sito, perché è
fatto da una comunità davvero attiva.
Molti lettori avevano inviato richieste di partecipazione al movimento
Nologo, ma non sapevano come fare. Perciò ho voluto che
il sito diventasse un luogo in cui discutere le tematiche che
ho affrontato nel libro e promuovere nuove campagne emerse dopo
che il libro è stato pubblicato.
Ora il sito non è più la vetrina promozionale del
libro o di me stessa come autrice. È il luogo in cui si
affrontano molte problematiche e questo certamente è un
aspetto positivo anche per il libro.
Domanda5
Ho letto un libro su Microsoft perchè ritengo sia l'azienda
che ha svelato il nocciolo del tradimento dell'era dell'informazione.
La Microsoft, come azienda, è quella che ha voluto maggiormente
far credere che la tecnologia avrebbe portato maggiore libertà,
più scelta e maggiore interattività. In realtà,
la Microsoft stava facendo solo un'operazione di marketing per
essere più competitiva ed imporsi sul mercato restringendo
di fatto la scelta e libertà su Internet che è invece
un aspetto fondamentale. credo inoltere che abbia davvero politicizzato
molte persone.
Cosa ne pensi della relazione tra le grandi corporation e
la scuola?
Rispetto all'ingresso delle corporation nella scuola credo che
ci sia la volontà di farci credere che si sia arrivati
ad un punto di non ritorno. Tutte i grandi marchi vogliono farci
credere che non si può tornare indietro. Questo non è
assolutamente vero. Non è mai troppo tardi.
Ad esempio, abbiamo constatato che negli Stati Uniti le scuole
superiori avevano praticamente tutte un'esclusiva con la Coca
Cola. Ebbene: proprio pochi mesi fa c'è stato un crollo
tale che la Coca Cola ha ritenuto necessario rinunciare all'esclusiva,
ammettendo che la scelta non era adatta per la salute dei ragazzi
e che limitava la libertà di scelta.
Fra l'altro tutto questo aveva comportato un ritorno d'immagine
negativa del marchio. Tutto ciò è accaduto non perché
ci fosse stata una campagna contro, ma semplicemente perché
si è capito che si poteva ritornare sui propri passi.
Secondo te, le nuove tecnologie sono fondamentali per la formazione?
Secondo me, il grande problema delle nuove tecnologie rispetto
alla formazione è che spesso la "corporatizzazione"
della formazione avviene cominciando dalle nuove tecnologie. Non
credo ci sia niente di male a portare le nuove tecnologie nelle
scuole, ma credo che non bisogna considerarla una panacea, cioè
non bisogna far credere che se i ragazzi non stanno seduti davanti
ad un computer rischiano di restare indietro nella nuova economia.
Questo dibattito, che si basa sul timore e sulla consapevolezza
di vivere in mondo di vincenti o di perdenti, è usato da
genitori ed insegnanti che non sognerebbero mai di permettere
la pubblicità nelle classi. Ma in verità la Microsoft
è ben accetta proprio perché può insegnare
ai ragazzi ad essere più competitivi.
Quello che accade in pratica è che le tecnologie vengono
spesso usate per aprire le porte alla sponsorizzazione di aziende
nelle scuole. Le porte si aprono facilmente perché si pone
la questione in termini di formazione, ma una volta aperte è
facile aprirne altre. Quindi bisogna stare attenti.
NoLogo
Tao Communications
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