13 Luglio 2001



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Chi controlla la scienza e gli scienziati? Di chi sono le scoperte scientifiche? Ecco i siti che documentano e combattono l'influenza del potere economico e politico sulla ricerca

di Georgia Garritano


Public library of science

Questo sito propone un'iniziativa a favore della condivisione universale dei risultati della ricerca: secondo i promotori, infatti, la documentazione scientifica non dovrebbe essere proprietà degli editori ma dovrebbe essere accessibile a tutti gratuitamente da una biblioteca pubblica online. La lettera aperta è stata firmata finora da oltre 24mila ricercatori di tutto il mondo, 700 dei quali italiani. L'iniziativa, lanciata da un gruppo di biologi e medici tra i quali Patrick Brown dell'università di Stanford e Michael Eisen di Berkeley, riguarda, in particolare, l'ambito delle "scienze della vita", ma potrebbe essere estesa anche ad altri settori di ricerca.

No free lunch

Un gruppo di operatori sanitari - medici, infermieri, farmacisti - contrari al fatto che la pratica clinica sia guidata dalla promozione farmaceutica ha fondato No free lunch. L'industria dei farmaci spende ogni anno negli Stati Uniti oltre 10 miliardi di dollari (quasi 23mila miliardi di lire) per promuovere presso i medici i propri prodotti, più di quanto investa in ricerca e sviluppo. Il sito pubblica numerosi studi su come la promozione farmaceutica influenza l'operato dei medici.

Integrity in science

Il Center for science in the public interest, un'organizzazione americana che da trent'anni si occupa dell'educazione alla nutrizione, ha promosso il progetto "Integrità nella scienza", il cui scopo è tutelare l'indipendenza della ricerca scientifica dal potere dell'industria. Il sito informa sui conflitti di interesse che influenzano le attività di ricerca. In un database sono documentati i rapporti di centinaia di scienziati con altrettante imprese, in un altro i legami tra associazioni professionali e organizzazioni non-profit e aziende.

Rekombinant

Rekombinant, bioingegneria della politica e rete del lavoro cognitivo, si propone di comprendere "l'orizzonte problematico del movimento globale". Sul sito, appena rinnovato, si legge: "Nei diciotto mesi passati dopo Seattle è accaduta una cosa: una parte sempre più ampia dell'opinione mondiale percepisce la forma capitalista della globalizzazione come una dittatura violenta e pericolosa" che sta portando l'intero pianeta verso catastrofi ambientali, sociali, psichiche di proporzioni inimmaginabili". "Il movimento globale" - prosegue l'editoriale - "ha lacerato il velo del consenso che fino a due anni fa sorreggeva in qualche modo il dominio del capitale globale". Tuttavia, esso "non ha identità positiva". La fase di sviluppo che segue quella puramente contestativa dovrà essere quindi quella "della decostruzione e ricombinazione della rete globale dei saperi".

Laboratorio scienza epistemologia e ricerca

Laser è un laboratorio aperto di discussione che affronta i temi legati allo sviluppo scientifico e tecnologico, "contro l'ingenuo positivismo e contro il rifiuto incondizionato della scienza e della tecnica". Tra le questioni affrontate non mancano, naturalmente, quelle aperte dai progressi delle biotecnologie - "come muteranno alcuni concetti fondamentali come vita, individuo, intelligenza e addirittura libertà e lavoro?" - sulle quali Laser ha organizzato seminari e tavole rotonde. Grande attenzione è riservata, inoltre, al concetto di complessità partendo dal presupposto che "è epistemologicamente limitativo guardare la scienza solo dal punto di vista della scienza. Le questioni 'esterne' influenzano la formazione di un corpus teorico più delle stesse questioni teoriche".

Chiesa Evangelica Valdese

La Chiesa Evangelica Valdese ha pubblicato un "Documento sui problemi etici posti dalla scienza" (2000) elaborato da un apposito gruppo di lavoro. Le questioni morali sollevate dal progresso scientifico vengono affrontate sulla base di quattro nozioni: limite e autonomia, rispetto e diritto. "L'etica" - è scritto - "non disconosce il concetto di autonomia della scienza... Si prospetta tuttavia un'intima relazione tra conoscenza e responsabilità... Ad ogni nuova soglia di conoscenza inerisce una nuova considerazione della responsabilità globale che essa ha contribuito a far sorgere. Insieme e in relazione con questo concetto di autonomia della scienza, l'etica riconosce e usa perciò il concetto di limite, per cui non tutto quel che è possibile va necessariamente fatto". "L'etica" - prosegue il documento - "riconosce e impiega il concetto di rispetto, che si applica a ogni forma di vita e all'ambiente nella sua globalità... Insieme e in relazione con tale nozione di rispetto, l'etica riconosce e usa la nozione di diritto, autonomia e difesa della persona". Il testo si sofferma anche sugli aspetti economici della questione e afferma che "i risultati della scienza debbono entrare a far parte del patrimonio della comunità scientifica internazionale ed essere utilizzati a beneficio dell'umanità senza condizionamenti di carattere economico".

Comitato nazionale per la bioetica

Sul tema della proprietà delle ricerche scientifiche, in particolare in campo biomedico, si segnala anche la posizione del Comitato nazionale per la bioetica che, in varie occasioni, si è espresso contro la "brevettabilità della vita umana". Il documento più recente, dell'anno scorso, evidenzia con preoccupazione "un contesto caratterizzato dall'allarmante tendenza a ridurre l'intera vita biologica, compresa quella umana, a mero oggetto di proprietà intellettuale brevettabile e a bene commerciale, e dal rischio di un progressivo cedimento delle strutture politiche e giuridiche, predisposte alla regolamentazione della materia, alle pressioni esercitate dall'industria biotecnologica". Il Comitato, pertanto, ribadisce la necessità che le applicazioni della scienza "ai fini industriali e commerciali vengano valutate in ragione delle finalità perseguite e dei fondamentali valori umani implicati".

Appello per la ricerca

Tra le voci in difesa della libertà della ricerca bisogna ricordare anche quella dei mille scienziati italiani che si sono espressi contro le direttive del ministero per le Politiche agricole e forestali in materia di ricerca sugli organismi geneticamente modificati. "Le biotecnologie agroindustriali non sono monopolio delle multinazionali, ma patrimonio collettivo nazionale" - sostengono Renato Dulbecco e gli altri firmatari dell'appello, pubblicato lo scorso novembre. I rappresentanti della comunità scientifica insistono sulla necessità di svincolare la ricerca dai "pregiudizi ideologici", "un requisito indispensabile per difendere la competitività del settore agricolo italiano a livello europeo e internazionale".