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Internet bazar del nucleare?

Cristina Pini

Non basta digitare "how to build a bomb"

Napalm, sarin, bombe a mano, bombe carta, e kalashnikov a buon prezzo. Ancora una volta Internet è il luogo dove, cercando, tutto si può reperire, acquistare, fabbricare. Sono svariate le "ricette", che si trovano in rete, in grado di fornire tutti gli ingredienti necessari permettendo così a chiunque -a chiunque ne sia interessato, ovviamente- di comprare o costruire armi capaci di far saltare un motorino, uccidere qualcuno o compiere una vera e propria strage.

Con l'espansione -digital divide permettendo- del villaggio globale telematico sembrano davvero finiti i tempi in cui la vendita delle armi era gestita con attenzione e riserbo attraverso canali sicuri e sperimentati; oggi appare davvero essere Internet il nuovo canale di distribuzione del mercato illegale, il nuovo terreno di coltura per la criminalità organizzata e non; come dire dal terrorismo organizzato al self-made killer, ovvero il killer che si è fatto da sé, il killer che con tanta pazienza e fiducia acquista pezzi di armi in Rete da accorpare poi tra le quattro mura di casa o che sfoglia accuratamente manuali su come costruirsi da solo e con materiali facilmente reperibili pericolosi ordigni. In questo caso basterebbe infatti scrivere, sempre nel più famoso motore di ricerca prodotto dalla Silicon Valley, la frase "how to build a bomb" (come costruire una bomba) vedendoci apparire una molteplicità di occorrenze. Dai consigli su come costruire una bomba al Sarin, il terribile gas usato negli attentati della metropolitana di Tokyo, a quelli su come costruire una bomba atomica. Ma sarà la verità?

Facendo un attento e repentino passo avanti, si viene a sapere che in un covo di terroristi talebani a Kabul vengono ritrovati fascicoli di documenti dettagliati su come costruire una bomba atomica, documenti mostrati da tutte le televisioni del pianeta. I documenti, impressionanti nella precisione delle istruzioni su come costruirsi in casa una bomba atomica, una sorta di bricolage del nucleare, non si rivelano altro che uno scherzo, al quale gli uomini di Osama Bin Laden pare abbiano creduto non poco. Alla luce dei fatti si scopre, dopo poco, che i manuali non sono altro che istruzioni ironiche selvaggiamente disperse nel mare magnum di Internet sotto il titolo "How to Build an Atomic Bomb", essendo infatti tratte da una vecchissima pubblicazione americana chiamata Journal of Irreproducible Results pubblicazione che intendeva, tanti anni fa, fare il verso alle riviste scientifiche.
Tra i passaggi più ilari della pubblicazione on-line sul fai da te dell'atomica, quello che riferisce all'acquisto del plutonio "presso il vostro fornitore locale" poiché "rapinare una centrale nucleare non è operazione raccomandata, la scomparsa di grandi quantità di plutonio tende a innervosire gli ingegneri della centrale" suggerendo quindi "di contattare l'organizzazione terroristica del luogo"; oltre alle raccomandazioni di "lavarsi accuratamente le mani con sapone e acqua calda dopo averlo maneggiato" e "tenerlo fuori dalla portata dei bambini e dagli animanli", consigliando inoltre "i residui di polvere ottenuti dalla lavorazione come ottimo insetticida".

A prima vista, certo, sembrerebbe semplice entrare in possesso di saperi e conoscenze legate alla fisica e alla chimica molecolare attraverso una ricerca con parole chiave come "termonucleare" piuttosto che "bomba molotov" (sempre una bottiglia e della benzina, ma di questo se ne era a conoscenza molto prima dell'espansione del villaggio globale), ma tra il dire e il far scoppiare serve molto più di un click su siti e pagine che germogliano come ciliegi in primavera e che illustrano amenamente bombe e rivoluzioni. Non basta, forse, davvero chiedere a Google "I wanna be a terrorist" o "terrorism, how to", e seguire le istruzioni fornite da molti manuali su come fabbricare Napalm (polistirolo e benzina, per la cronaca), bisogna realmente conoscere i meccanismi della Rete e le sue complesse articolazioni per riuscire ad entrare nella parte più segreta di essa, entrare in quel sottobosco criptato di informazioni accessibili solo a coloro che se ne sentono diretti interessati.

Siti web che si occupano di mettere all'asta, vendere e acquistare munizioni, armi e parti di esse, sono assai diversificati e in continua evoluzione. Siamo in grado di spingerci oltre la barriera protettiva delle leggi poiché attualmente in Rete viene offerto ogni genere di prodotto offensivo, grazie alla impunibilità garantita dalla mancanza di un sistema giuridico internazionale, sistema giuridico che appare a tutt'oggi inadeguato nell'affrontare i rischi derivanti dal villaggio globale.

Attraverso una successiva indagine -sempre sul più agile e completo motore di ricerca presente sul web-, indagine costituita da parole come "how to buy a gun" (come comprare una pistola) si può facilmente approdare sul sito americano Gunbroker, letteralmente 'l'intermediario della pistola'. Apparentemente innocuo e dal layout simile a un qualsiasi sito amatoriale che raccoglie appassionati e amici della caccia (sic), nasconde al suo interno la spregiudicatezza e la sfrontatezza dello spacciatore di armi, di qualsiasi arma. Dal coltello Terminator al ferocissimo mitragliatore Uzi, e passando per -sembra quasi innocuo al confronto- un vecchio fucile di marca Winchester, si arriva alla mirabile scoperta dell'offerta di singole parti di armi. Frammenti che non sono semplicemente parti di ricambio per il grilletto della nostra Beretta consumato dal tempo e dall'uso, ma bensì porzioni scomposte di armi vere e proprie che in questo modo riescono a passare tranquillamente frontiere e dogane, evitandoci così disagi di ordine legale. Disagi di ordine legale a cui dobbiamo sottostare se non siamo in regolare possesso di porto d'armi; disagi che in alcuni paesi (gli Stati Uniti ne sono un esempio) non si provano in alcun modo, perché, è bene ricordarlo, in America la facilità con cui si può venire in possesso di una pistola è estrema. Cacciatori dell'Ohio o attentatori di Oklahoma, chiunque può armarsi on-line, bastano nome, cognome e soldi. In Rete così come in un'armeria di Springfield si garantisce il "diritto alla propria difesa", diritto sancito dal secondo emendamento della Costituzione, americana.

Ricerche quantitative e approcci generalisti questi, che non riescono a offrirci la misura del mercato del crimine in Rete, ma che ne offrono esclusivamente una minima porzione e una minima sfaccettatura, accessibile a molti. E ancora -e ancora una volta- un principio di libertà da difendere o piuttosto, con il passare del tempo, stesso principio che arriverà a trasformare Internet in uno spazio senza regole e al di fuori di ogni concetto di 'legalità' in nostro possesso?