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La Fede passa per Internet



Intervista a John P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali

Come ha detto il Santo Padre, Internet favorisce un primo incontro con il messaggio cristiano. La Rete potrebbe anche sostituirsi ai Sacramenti, come la Confessione e l'Eucarestia?

La Rete può introdurre molte persone a Gesù Cristo e alla Chiesa, perché nella riservatezza delle loro case, queste possono investigare su tanti argomenti e cercare di soddisfare la loro sete per le cose spirituali. Ma Internet non può sostituire un incontro personale, che è necessario per i Sacramenti. Una Confessione via Internet, per esempio, presenta vari rischi a causa di tutte le persone che possono sentire, guardare e avere accesso a questo messaggio personale.

Nel documento "Etica in Internet", la Rete è descritta come il regno dell'individualismo esasperato. Come nasce questa valutazione?

Internet permette alla gente di rimanere sola davanti a un computer per navigare. Questo a volte contribuisce a un individualismo esasperato, perché così la persona evita di incontrare la gente.

In che modo la Chiesa può far sì che la Rete si trasformi in una vera comunità contrastando il digital divide? Ci sono esempi concreti in tal senso?

Nel Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali abbiamo promosso da più di dieci anni la rete informatica della Chiesa dell'America Latina. Stiamo collaborando anche con la Congregazione del Clero, in modo da toccare i luoghi più distanti. Per esempio, abbiamo esempi di rete nella giungla, nei campi. Le cose che prima erano soltanto nelle grandi biblioteche, adesso si trovano anche in Internet: la gente più isolata tramite la Rete potrebbe avere così accesso ai tesori della Chiesa. In questo modo, il divide diminuisce invece di crescere.

Nel documento "La chiesa e Internet" si sottolinea anche il rischio che la Rete favorisca un approccio consumistico alla fede. Cosa si può fare per prevenirlo?

Tutti i mezzi di comunicazione sociali possono promuovere un approccio consumistico perché valutano le cose che abbiamo e non chi siamo. Penso che tramite Internet possiamo soddisfare una sete spirituale e anche una curiosità riguardante la fede di molte persone.

Secondo il Santo Padre, Internet offre numerose nozioni ma non insegna valori e favorisce un modo di pensare relativistico. Come si può trasformare la Rete in uno strumento per la diffusione di valori?

La presenza della Chiesa stessa in Internet indica la presenza di valori. La cosa più importante è il contenuto del messaggio che la gente cerca. Se noi offriamo un messaggio integrale, un messaggio di valori, la gente è capace di riceverlo. Dobbiamo evitare la divisione fra le persone che hanno molti mezzi tecnici e altre che non hanno niente. Adesso possiamo arrivare per esempio nelle case cinesi o in quelle degli Emirati Arabi, che i Missionari non possono raggiungere perché sono bloccati dai governi.