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Nell'era tecnologica, un sacro senza trascendenza

Wanda Marra

Intervista all'antropologo Paolo Apolito

Nel suo libro, lei afferma che la tecnologia opera un reincantamento del mondo, ma contemporaneamente contribuisce allo snaturamento del sacro. Ci può spiegare meglio qual è il motivo di questo processo? E che tipo di sacro è quello dell'era di Internet?

Le ragioni dello snaturamento dipendono dal fatto che il sacro tecnologico (nel caso della mia ricerca il visionarismo tecnologizzato) soltanto nominalmente si riferisce a qualcosa che sia in qualche modo inattingibile. L'uso degli strumenti tecnologici per accedere alle figure sacrali, alla dimensione sacrale, non è diverso dall'uso di questi strumenti per accedere a realtà geograficamente o temporalmente lontane, ma ricostruibili nella finzione letteraria o artistica: il che significa che questo sacro tecnologico perde la dimensione della trascendenza. Nella coppia di relazioni d'uso che sono alla base di Internet - il virtuale e l'attuale- il virtuale è una forma di trascendente di tipo tecnologico ma non religioso in senso classico, poiché è assolutamente traducibile o accertabile, attraverso lo spostamento dal virtuale (potenzialità della navigazione) all'attuale (il concreto sito cui si approda). Il passaggio dal virtuale al reale non è come nel sacro classico il passaggio dal Cielo alla Terra, cioè dalla dimensione trascendente a quella immanente, ma è un passaggio di codici.

Qual è il ruolo di Internet nel mondo del visionarismo religioso?

Dentro la Rete abbiamo prima di tutto le documentazioni delle visioni fisiche off-line: in tal modo i navigatori possono accedere a forme di veggenza indiretta e debole. Inoltre, chi ha l'accesso ad Internet può avere una visione prospettica e globale delle centinaia di siti, e dare una valutazione delle apparizioni basata sugli incroci che gli consente il mezzo e che lui stesso si costruisce.

Esistono documentazioni di apparizioni avvenute dentro Internet?

La Madonna in realtà non appare dentro la Rete, perché non serve. Una Madonna che appare in Rete dovrebbe compiere un doppio passaggio: passare dal trascendente del "Cielo" al virtuale e poi dal virtuale ad Internet. In realtà, dentro la Rete il passaggio dal virtuale (le innumerevoli apparizioni e annessi documentate in Rete) all'attuale (la concreta esperienza interattiva attuata col computer del singolo navigatore) consente esattamente l'analogo di ciò che si svolge off-line: cioè il passaggio dal trascendente al fisico. I segnali di quello che potrebbe succedere, anche se io non credo che ciò avverrà molto facilmente, già ci sono. In Rete circolano alcuni giochi ironici, che però per alcuni sono ironici, per altri, invece, non lo sono affatto: per esempio esiste un sito dove Gesù fa l'occhiolino: un sito scherzoso, ma che molti prendono per vero. Il problema dell'apparizione, anche nella realtà, non è tanto se la Madonna è vera o falsa, quanto la credibilità dell'evento. Se nella Rete ci sono alcune persone che quell'occhiolino lo vedono vero, quella è un'apparizione. D'altra parte, il mio compito, come antropologo, è proprio di decifrare i segnali umani dentro i quali si costruiscono questo tipo di idee e di credenze. Ho pensato a lungo all'eventualità che la Madonna si manifesti in Rete, ma tendo ad escluderla. Se questo avvenisse, ci sarebbe ancora un barlume di trascendenza, esisterebbe una decisione extra-tecnologica che prima o poi utilizza la tecnologia per introdursi. Ma la tecnologia è auto-referente: nel momento in cui ingabbia dentro di sé il sistema e la cultura dell'apparizione, il passaggio trascendente-immanente diventa il passaggio virtuale-attuale. Io vedo come conseguenza di questo processo un certo oscuramento del divino, perché il divino è l'unico virtuale che non potrà mai diventare attuale.

Siamo dunque di fronte a una perdita del sacro?

Piuttosto, a una perdita del divino. Perdiamo il sacro trascendente, ma non il nuovo sacro, che è altro dal religioso. Alla base del sacro, infatti, c'è la considerazione di alcuni significati intesi da una comunità come particolarmente forti, pregnanti: il sacro è la separazione e l'enfatizzazione di questi significati. Non c'è bisogno di Dio perché ci sia il sacro: il sacro si costruisce quando una comunità proietta tutto ciò che può essere importante intorno ad alcuni oggetti, ad alcune idee. Da questo punto di vista, la tecnologia sta assumendo in pieno questa nuova forma, con il suo uso enfatizzato e carico di significato.

Ci può fare qualche altro esempio di nuove forme del sacro?

La dimensione del sacro è molto frastagliata. Oggi fare una tipologia del sacro potrebbe farci andare dall'economia a certe forme di uso della politica. Se si pensa al ruolo delle personalità carismatiche nella politica contemporanea, si capisce che certi suoi ambiti si possono intendere solo richiamando la dimensione del sacro.

È possibile dare una definizione di questo sacro contemporaneo, del quale stiamo parlando?

Il sacro attuale è staccato dalla religione: secondo me questa è la mutazione più forte in atto. Oggi esiste un sacro non religioso, che si apre ad alcune particolari dimensioni della vita contemporanea e non è concentrato in un unico sistema di attività e di credenze, come la religione, anzi si frammenta, si trasforma, si rende contingenza di sacralità che esiste in un momento, ma in un altro può scomparire o riprodursi altrove.

Alla luce di queste considerazioni, esistono ancora delle possibilità di fede nel mondo occidentale?

Da decenni, gli studiosi segnalano una crescente difficoltà della fede ad esistere nel mondo moderno o addirittura post-moderno. L'antropologia e la sociologia degli anni '60 davano per spacciata la religione cattolica, che invece ha vissuto momenti forti, anche se sempre in relazione a figure carismatiche, come ad esempio Wojtila o Padre Pio. La religione come istituzione o come sistema di credenze non ha molta forza oggi: persino in Italia, il mondo religioso percepisce di essere una componente del Paese, non più il Paese intero; negli Stati Uniti, la religione ha ancora un peso, ma non come struttura istituzionale, piuttosto come ideologia.
Oggi c'è una grande libertà dell'individuo a costruirsi una propria fede: molte volte nascono dei movimenti, ma a volte questa libertà individuale si esprime nel convincimento personale, nella costruzione del senso della fede, nell'individuazione personale di nuove strade. Non esistono più percorsi unificati, ognuno si sente legittimato a scelte singolari.


Lei traccia un quadro stimolante e complesso delle variazioni sociologiche, antropologiche e psicologiche introdotte da Internet. In particolare, ho notato anche una certa preoccupazione e una certa criticità rispetto alle mutazioni che Internet sta causando. Ha un'idea di come si svilupperà tale processo di trasformazione?

Non faccio delle previsioni definitive, ma secondo i fili che ho isolato, che sono solo alcuni dei tanti percorsi possibili, mi sembra molto chiaro che andiamo verso la perdita della trascendenza, verso il trasferimento del sacro dalla religione ad altre dimensioni, verso la centralità dell'individuo, infine verso il depotenziamento della comunicazione, della religio come legame. Potrei prefigurare un futuro in cui le religioni e il sacro diventano avventure ed esperienze personali.
Al termine di questa analisi, traggo un sentimento di sospetto: Internet non mi sembra il migliore dei mondi possibili, perché mi pare che abbassi la qualità di ogni tipo di sentire. Anche il sentire religioso diventa piuttosto un consumo religioso.

Quali sono i vantaggi e i rischi principali per gli individui causati dalla Rete?

Da una parte mi sembra molto interessanti la possibilità di stabilire un gioco diverso con l'identità e di riaprire i cancelli ingessati delle relazioni umane. Quello che mi piace meno è che questo rimescolare le carte delle identità, delle relazioni, delle costruzioni di senso può essere interamente ricondotto dentro i circuiti delle logiche tecnologiche, essere vincolato dal mezzo. Vedo come un rischio l'opinione diffusa della neutralità del mezzo, perché non esiste: il corpo dell'utente della tecnologia è già dentro la macchina, o ai confini indistinti con essa, così che risultano già vincolati molti ambiti della creatività. Il rischio più forte secondo me è la caduta dello spirito critico.

In conclusione, ci può riassumere le tesi centrali del suo libro?

La tesi centrale è che nel post-moderno si dimostra la compatibilità tra ciò che fino a pochi decenni fa sembrava incompatibile, cioè tra procedure razionali del pensiero e fenomeni arcaici. Per esempio, il sacro tecnologico è un misto indistricabile di elementi dell'uno e dell'altro e assume caratteri totalmente nuovi, che sono quelli dell'immanenza radicale e della dipendenza dell'uomo non da un Dio ma da un mezzo di cui lui stesso è co-protagonista. Ciò significa che la dimensione religiosa diventa dipendente da quella della tecnologia, che è il terzo contendente emerso nell'atavica contrapposizione tra scienza e religione. Il tecnologico ormai si appresta a dominare l'universo della religione: il miracolo è creduto vero quando ce n'è prova certa, scientifica. Intorno a questo tema, il mio percorso etnografico poi ha verificato la forza della dimensione dell'individuo nel rapporto con il sacro e dall'altra i confini della religione, lo svaporamento dei confini della religione e delle sue istituzioni, infine la crisi dell' autorità gerarchica.