Leggi gli altri articoli

"La fede passa per Internet "

"Internet secondo la chiesa "

"Missione notizia "

"Nell'era tecnologica, un sacro senza trascendenza "

"Un cattolicesimo post-moderno "


Un cattolicesimo post-moderno

Wanda Marra

Nel libro "Internet e la Madonna. Sul visionarismo religioso in Rete", Paolo Apolito analizza le trasformazioni introdotte dalla tecnologia nella religione

Internet e la Madonna, tecnologia e spiritualità, media e misticismo: a uno sguardo superficiale sembrano universi lontanissimi, tra i quali è difficile immaginare qualche pur labile collegamento.

Eppure non è così. La tecnologia, infatti, rendendo compatibili tra loro procedure razionali del pensiero e fenomeni arcaici, sta trasformando in maniera sostanziale la religione cattolica: è questa la tesi di fondo affascinante e innovativa sostenuta da Paolo Apolito, docente di Antropologia culturale nelle Università di Salerno e Roma Tre, nel suo libro Internet e la Madonna. Sul visionarismo religioso in Rete (Feltrinelli 2002). L'ingresso di Internet nella scena visionaria giunge al culmine di un processo che esprime la capacità della religiosità basata sul prodigio e sul miracolo di utilizzare le risorse della tarda modernità per rafforzare la propria dimensione. I risultati, però, di tali innovazioni non si esauriscono semplicemente nel potenziare campi d'azione e possibilità, ma inducono anche una mutazione nella natura stessa del cattolicesimo: tale religione basata sulla fede e sulla "non-visione" si trasforma impercettibilmente in religione scientificamente fondata e tecnologicamente testata.

Utilizzando una massa imponente di dati, notizie, avvenimenti, Apolito disegna l'evoluzione e il panorama attuale del visionarismo cattolico, specialmente quello mariano, che, dopo il ristagno degli anni sessanta, ha fatto registrare, dagli anni ottanta in poi, un'espansione straordinaria.

Il vero elemento di novità della cultura visionaria cattolica contemporanea (quasi un "post-moderno cattolico") viene riconosciuto in un "mélange inestricabile tra elementi arcaici e elementi di tarda modernità", in un eclettismo generalizzato, che mescola "apparizioni e Internet, immagini piangenti e televisione, stigmate sanguinanti e laboratori scientifici, soli roteanti e telecamere digitali, nubi misteriose e macchine fotografiche di telescopi avveniristici, divinazioni e fax". Una religiosità miracolistica e neo-barocca, si serve, insomma, anche di un uso massiccio di apparati e attrezzature tecnologiche.

La tecnologizzazione della visione e del prodigio porta una serie di trasformazioni sostanziali all'interno stesso del modo di vivere il cattolicesimo e la fede: indebolisce l'istituzione, limita le possibilità di controllo da parte della gerarchia ecclesiastica, sposta l'enfasi dal dono del rapporto con il Cielo alla struttura tecnica delle procedure di visione e di contatto con l'aldilà. Inoltre, la crescente centralità della tecnologia e la tensione verso la documentazione della visione favoriscono anche una riduzione di quest'ultima a oggetto, causando la "perdita dell'aura", in un processo simile a quello descritto da Walter Benjamin a proposito dell'opera d'arte nell'epoca della sua "riproducibilità tecnica".

Secondo i calcoli di Apolito, dal 1945 al 2000 ci sono state circa 700 apparizioni mariane, la più famosa delle quali nel villaggio bosniaco di Medjugorje, il primo luogo del visionarismo cattolico che abbia usufruito in maniera rilevante degli effetti della globalizzazione dell'informazione e delle comunicazioni. Nel mondo moderno, infatti, la conferma delle esperienze visionarie non avviene più solo entro il confine di tali esperienze, ma trova un deciso alleato che le sostiene e rinforza nei nuovi media. In questo senso non stupisce che i Paesi più investiti dalla nuova ondata visionaria siano stati quelli tecnologicamente più avanzati, tra i quali soprattutto gli Stati Uniti.

Tra i mezzi privilegiati dal visionarismo, oltre alla televisione, che ha fornito "un background psicologico-culturale alla visione quotidiana, familiare, moltiplicata", Apolito indica la fotografia, che ha contribuito in maniera essenziale all'identificazione del vedere e del credere: sono tantissime le fotografie "prodigiose" in circolazione, nelle quali giochi di luce, profili, corpi opachi vengono interpretati come immagini divine.
All'interno di questa progressiva conquista mediatica del mondo delle apparizioni, Internet è stata una grande occasione di rafforzamento della rete globale della veggenza. La Rete, infatti, non è semplicemente un luogo di informazione sulle visioni mariane, non è una mappa digitale online di quanto esiste off line; è anche un luogo di organizzazione della cultura visionaria cattolica, perché le offre una straordinaria infrastruttura; è un luogo di devozioni mariane, nel quale si prega, si visitano siti, si dirigono pratiche rituali; infine è un luogo di comunità, dove si organizzano gruppi di devozione, di preghiera e di corrispondenza visionaria, nel quale ci si scambiano oggetti, oltre che preghiere e consigli.

La simultaneità compresente di tutti i casi in Internet, produce un effetto pirotecnico di affermazione visionaria, portando una trasformazione nelle modalità e nelle caratteristiche del visionarismo: la Rete, infatti, non ha realtà dense e stabili, lo sguardo su Internet è dentro Internet poiché ogni navigatore è elaboratore della realtà di cui è costituita la Rete.

L'osservazione di quanto accade nel mondo del visionarismo "dentro" Internet porta Apolito ad evidenziare non solo alcune delle peculiarità del mondo di Internet, ma anche ad illustrarne criticamente limiti e pericoli. L'autore, insomma, non si limita a compiere un'operazione descrittiva, ma tenta di cogliere gli aspetti critici e potenzialmente pericolosi che accompagnano il legame tra visionarismo e Rete: l'assenza di legami comunitari complessi e localizzati, di obblighi istituzionali e civici consente sempre un'oscillazione delle identità; il gioco dei ruoli crea delle comunità deboli, che si formano e si sciolgono; spazio, tempo e identità esterne subiscono delle metamorfosi destrutturanti; le nuove forme e i nuovi eventi che si vengono a formare sono pervasivi quanto sottili, forti quanto aleatori.
Tutto questo è conseguenza diretta del diverso ordine di realtà che vige entro i confini di Internet: se fuori della Rete, il criterio è di riconoscere le fonti, distinguere le provenienze, identificare e circoscrivere i contesti, articolare le sequenze secondo i rapporti di autorevole/non autorevole, e ortodosso/eterodosso, nella Rete, i rapporti di inclusione/esclusione rispondono ad altre logiche e i simboli religiosi si raggruppano non in relazione ai gruppi che li vivono o ai contesti che li esprimono, ma in rapporto alle dinamiche di appartenenza per link, parole chiave, motori di ricerca. "Il virtuale non è un anti-reale- afferma Apolito- non si contrappone cioè a reale, ma all'attuale"; è un problema di limiti: l'attraversamento dei confini, la sovrapposizione, la formulazione di dimensioni virtuali riguardano la stessa definizione e determinazione della religione, che non è più precisamente distinguibile dalla sua caricatura, né dalla sua potenziale sovversione erotica.

Se da una parte, insomma, la tecnologia riesce a compiere un lavoro di sacralizzazione dei suoi oggetti, la sacralità che raggiunge è comunque di segno diverso, nuovo rispetto al passato: è privatizzata, frantumata, provvisoria, incostante, mai definitiva. Da una parte, la moltiplicazione e la serializzazione degli oggetti tecnologici mettono a dura prova ogni possibilità di valore sacrale, dall'altra, la penetrazione della tecnologia nei più intimi recessi della vita individuale e collettiva stimola nuovi imprevedibili processi di conferimento di sacralità.

La sensazione, seguendo le riflessioni dell'autore di questo libro, è che ci venga illustrata una vera e propria mutazione antropologica nel modo di vivere la fede, una rivoluzione "discreta" ma profonda, che in qualche modo aspetta di essere valutata e storicizzata e che tocca uno degli aspetti più profondi, privati e sempre più controversi dell'esistere: il rapporto con il divino.