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Il suk multimediale dei libri

Nati per Leggere
Dall'archivio: Speciale Galassia Guttemberg 2001


Il suk multimediale dei libri

Cristina Pini

Le novità di Galassia Gutemberg l'evento fieristico-culturale per la promozione della lettura nell'area meridionale

Si è recentemente conclusa la tredicesima edizione di Galassia Gutemberg l'evento fieristico-culturale che da tredici anni può essere considerata, a ragione, la manifestazione di riferimento per la promozione della lettura nell'area meridionale. La kermesse napoletana tutta dedicata al libro e alla multimedialità ha mostrato i suoi ingranaggi bene oleati anche quest'anno. Oltre 85mila i visitatori (numero non dissimile da quello della precedente edizione) che hanno visitato i 450 spazi espositivi della rassegna di libri ed editoria, e che si sono soffermati agli innumerevoli incontri, dibattiti e proiezioni incentrati sui temi della guerra, della metropoli e della scrittura 'al femminile', temi questi che hanno accomunato le iniziative in programma in una sorta di variegato suk multimediale.

La metropoli come sorgente di avvenimenti, come spazio -risolutivo e non- dei conflitti e della loro rappresentazione, ma anche come scenario comprensivo della vastità dei legami umani e soprattutto come "luogo", depositario di una memoria rivolta alle immagini che lo scorso 11 settembre hanno colpito il mondo. E proprio sul 'difficile' tema "11 settembre" si è tenuto a Galassia uno dei più fervidi confronti di quest'anno, ospiti d'eccezione Alessandro Baricco e Gianni Riotta che hanno fatto valere le loro posizioni contrapposte sulla tragedia post-moderna del nuovo secolo. Principale tema di 'scontro' tra lo scrittore Baricco -oggi quanto più alla moda grazie alla sua collaborazione in uno spot pubblicitario assieme al regista Wim Wenders, e alla recentissima pubblicazione di Next, pamphlet sulla globalizzazione- e il condirettore del quotidiano "La Stampa", è sulla natura estetica che l'immagine del crollo delle due torri non ha potuto celare a se stessa e a noi. Due le posizioni, due le argomentazioni. Quella di Baricco che ha ricordato la sua contestata posizione "estetica" -parlò di 'esattezza estetica' riferendosi all'ideatore dell'attacco di Manhattan in suo articolo a caldo sul quotidiano "La Repubblica"- dissonante da quella di Riotta pronto a rilevare che "l'attuale tasso di odio nei rapporti internazionali è del tutto mutuato da quell'attacco ispirato dall'antiamericanismo". Toni pacati per una miscela di sentimenti contrastanti, l'immagine di Manhattan riportata da tutte le televisioni del mondo in tempo reale, l'immagine che nulla "sarebbe potuto tornare a essere come prima". E come a voler smorzare i toni di un'aggressione emotiva così forte, il giorno dopo tutti a giocare a calcio. All'interno della manifestazione Gutenberghiana era infatti previsto un incontro scontro tra la Nazionale di Calcio Scrittori Osvaldo Soriano Football Club - che contava tra gli altri lo stesso Baricco assieme a Beppe Severgnini, Dario Voltolini, e Carlo Lucarelli- contro la CalciAttori Team, squadra composta da giovani attori giovani della più famosa soap-opera napoletana.

Altro evento clou della fiera gutenberghiana è stata la presentazione di quello che è diventato un best-seller negli Stati Uniti, di quel libro dall'imperioso titolo: "Impero", quel libro già definito da qualcuno come il "libretto rosso dell'antiglobalizzazione". Il saggio -composto a quattro mani dal "professore", dall'ex leader di Autonomia Operaia, dal combattente Toni Negri assieme a Michael Hardt, professore del Dipartimento di Letteratura della Duke University di Durham, autori definiti dall'autorevole "Time" tra i 7 innovatori del 2001 -è stato presentato dallo stesso professore Antonio Negri dinanzi a una folla di giovani no-global e meno giovani "reduci" di lotte operaie degli anni '70. Ma il professore ha spiazzato tutti, tutti coloro che si aspettavano delle linee di indicazione per il movimento anti-global, ha spiazzato con le sue parole che definiscono "americanismo e consumismo, non poi così male", indicando "nel 'comune' la nuova frontiera del popolo e nella 'militanza dell'amore' la nuova frontiera del bene". E a chi avesse chiesto che cosa ne pensasse degli intellettuali italiani la sua affermazione è che "l'ultimo degno di questo nome si chiamava Pasolini", tra i pochi italiani a essere annoverati nel suo "Impero" assieme a Vittorio de Sica.
Ma di Pier Paolo Pasolini si è parlato ancora, nell'importante e attesa prima proiezione napoletana del film "Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno", di Laura Betti. Evento atteso perché ha riportati, finalmente, in luce preziosi materiali di archivio inediti raccolti e montati dalla musa ispiratrice del grande scrittore. Evento che ha portato a riflettere su di "un agire e pensare eretico" e che, in una kermesse culturale che ha visto al centro dei propri temi la guerra e la pace assieme alle immagini e le dinamiche delle metropoli, ha dimostrato appieno la sua attualità.

Ma la metropoli è stata anche intesa come luogo di contaminazioni culturali, raccoglitore e generatore di talenti artistici che arrivano a trasformarla in una scenografia adatta e adattabile a produzioni dell'ingegno, in una sorta di città di racconti, di romanzi e di poesie. Tra i protagonisti Enzo Siciliano e la presentazione del suo percorso antologico sui racconti italiani del Novecento; la poesia vera e propria in un incontro di lingue diverse -il siciliano e l'arabo- in dialogo tra loro, espressa dal siriano Adonis e dal siciliano Nino De Vita, voci fuse in un intreccio discorsivo tutto mediterraneo. Ma anche l'universo delle passioni nella scrittura femminea, da Cristina Comencini - scrittrice partenopea, che nel suo libro Matrioska riesce a esprimere tutta la sua creatività femminile-, a Miranda Miranda -autrice di una rivisitazione della storia tutta napoletana di Maria D'Avalos e Fabrizio Carafa-, alla scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic -di cui non possiamo non ricordare i suoi reportage dall'Afghanistan ai tempi del presidio russo-, passando per le passioni descritte dalla spagnola Rosa Montero nel suo Il cuore del Tartaro.

Racconti di pace e di guerra, parole di carne che si intrecciano e si affastellano all'interno di metropoli sempre più pervase da sensi di smarrimento e di distruzione, ma pervase anche da sensi di libertà e ricostruzione. Libertà di essere e di agire all'interno di spazi che appartengono ancora all'uomo, e alla sua primordiale necessità di resistere.