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L'inesorabilità della tecnologia

Wanda Marra

In America, è aperto il dibattito intorno all'utilità e alla liceità di produrre Cd protetti

Che il "taroccamento" non sia altro che un estremo sviluppo della tecnologia sembra essere una di quelle realtà incontrovertibili che ci mettono quotidianamente sotto gli occhi i nostri tempi anarchici, confusi e a tratti impazziti.

Il caso delle copie dei compact disc (musicali, ma non solo) appare esemplare ed è solo uno di quelli che mettono in evidenza come la rivoluzione causata dalla tecnologia porta a dover riformulare principi basilari per la nostra società, come il copyright e sconvolge le regole tradizionali dell'economia.

Mentre Cd non più doc invadono le nostre case, il mercato dei masterizzatori cresce e prospera: Elliot Carpenter, direttore finanziario della Roxio, la maggior azienda di software per masterizzare e/o copiare compact disc, ha dichiarato che, stando alle attuali previsioni, nel 2005 i masterizzatori sul mercato saranno 600 milioni.

Di fronte a dati eclatanti come questi, è inevitabile chiedersi se ha ancora senso che l'industria discografica continui ad opporsi alle copie dei cd musicali, conducendo una battaglia che sembra ormai persa. Senza contare che chi rischia di pagare il prezzo delle soluzioni escogitate fino ad ora sono ancora una volta i consumatori.

I Cd protetti, che alcune case discografiche hanno cominciato a immettere sul mercato, infatti, non solo non sono a prova di copia, ma forse sono anche illegali e certamente non rispondono agli standard minimi dei Cd audio.

Negli Stati Uniti il dibattito è aperto. Rick Boucher deputato repubblicano al Congresso, durante il Future of Music policy summit, che si è tenuto a Washington all'inizio di gennaio, ha dichiarato che intende far modificare il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) del 1998, per consentire agli utenti privati di effettuare copie private non solo di musica, ma anche di film e software.

Sotto la guida di Boucher, un drappello di parlamentari ha inviato una lettera ufficiale all'associazione delle industrie discografiche americane per chiedere una descrizione tecnica e operativa delle tecnologie anti-copia. Il sospetto, infatti, è che esse possano violare l'Audio Home Recording Act (AHRA), una legge promulgata nel 1992 che sancisce il diritto del consumatore alla copia per uso personale della musica acquistata. Proprio questa legge consente alle case discografiche di ottenere percentuali su ogni cassetta, CD o minidisc vergini venduti nei negozi. Produrre Cd protetti, allora, renderebbe automaticamente illegale la riscossione di tali royalties.

Tali Cd, poi, appaiono qualitativamente peggiori degli altri: sono incompatibili con alcuni lettori e con i computer, rendono impossibile trasportare la musica sui player portatili. Contro le protezioni è scesa in campo, infatti, niente di meno che la Philips: il colosso olandese ha dichiarato che tutti i prodotti che adottano tali tecnologie dovrebbero obbligatoriamente essere dotati di adeguate informazioni per avvisare l'utente e che comunque non possono essere stampati col logo "compact disc digital audio". Inoltre l'azienda si è detta in grado di produrre masterizzatori per copiare i cd protetti, ribadendo un concetto che comincia a diventare noto ai più, e cioè che qualsiasi sistema di protezione è sostanzialmente inefficace.

Una commissione di esperti che ha partecipato al Digital Media Summit di Los Angeles svoltosi il 4 e 5 febbraio - evento al quale erano presenti, fra gli altri, i dirigenti di tutte le principali case discografiche - ha ribadito con forza tale concetto: il CD a prova di copia è solo una fantasticheria. La commissione, costituita da tre analisti del settore, ha mostrato una posizione fortemente critica nei confronti delle attuali politiche di mercato dei colossi discografici, affermando che rendere un CD non copiabile è impossibile. Phil Leigh, analista dei media digitali presso Raymond James and Associates ha invitato le case discografiche a rivolgere maggiormente la loro attenzione al mercato online, un business senz'altro vantaggioso.

Intanto, l'Electronic Frontier Foundation, ha lanciato una nuova azione pubblica, chiedendo a chiunque lo voglia di inviare una lettera di supporto alla Philips per spingerla a prendere ulteriori provvedimenti a tutela dei consumatori, come chiedere che i cd protetti vengano segregati in uno spazio apposito nei negozi e che i produttori di hardware siano lasciati liberi di produrre sistemi che aggirano questo tipo di protezioni.