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Verso il Simulmondo

Intervista con Francesco Carlà, autore di "Simulmondo. La rivoluzione simulata: dai videogiochi alla finanza democratica"

"Simulmondo" risale ai tempi in cui tu producevi e realizzavi videogiochi. È tutto cominciato da lì dal tuo punto di vista?

Secondo me, è cominciato tutto più o meno da una trentina di anni fa quando sono entrati nelle nostre case i primi videogiochi. È stata la prima volta che un prodotto di massa rompeva la barriera di qua e di là dello schermo e per la prima volta abbiamo potuto fare un po' di vita nello schermo, muovendo dei pomelli - il joystick - di qua dallo schermo e vedere succedere cose di là dello schermo. Questa cosa mi ha molto colpito, anche se avevo solo 10 anni nel 1971, e da quel momento in avanti mi sono occupato di videogiochi per scriverne, pensarli e produrli.

I videogiochi poi sono passati al mondo di Internet: secondo te, è un passaggio senza soluzione di continuità?

Tutto sommato è un passaggio senza soluzione di continuità: la grande innovazione di Internet fondamentalmente è quella di aver messo in Rete il videogioco. Mentre tradizionalmente e ancora oggi, i videogiochi si giocano su consolle collegate allo schermo, Internet per la prima volta ha messo tutti in comunicazione. Probabilmente la "killer application" della larga banda sarà proprio i videogiochi con la qualità grafica dei simulatori più potenti, ma giocati in Rete; non più quindi contro il noioso computer, ma contro altri esseri umani, più o meno intelligenti come noi. "La rivoluzione simulata: dai videogiochi alla finanza democratica", questo è il sottotitolo del tuo libro "Simulmondo".

Viene da pensare che la finanza online è una sorta di videogioco per adulti, è così?

In effetti, è più o meno così. In Italia, non a caso, si usa spesso l'espressione "giocare in borsa", anche se è stata molto ingannevole, perché ha portato molta gente a rovinarsi scambiando le borse per dei casinò e il trading online per una specie di slot machine, per un video game interattivo.

L'interattività è la chiave di volta di tutto?

L'interattività è davvero il paradigma nuovo, perché noi siamo stati abituati dal dopoguerra in avanti ad essere una civiltà di spettatori, di voyeur, di persone "sdraiate sui divani" a guardare la televisione. Internet con il PC, ci rimette in una posizione più decorosa, "Internet seduti" secondo la mia definizione, con un computer e una tastiera: se non facciamo qualcosa, non succede nulla, mentre con la televisione possiamo tranquillamente addormentarci perché va avanti da sola.

Tra i modelli di Internet proposti da Kataweb, Virgilio e Tiscali, rispettivamente uno basato sui contenuti, uno basato sulle comunità, l'altro basato sulla distribuzione, quale ritieni sia il più efficace?

Dal punto mio punto di quello che io chiamo "net-itudine", cioè l'attitudine ad Internet, le comunità mi convincono di più, nel senso che Internet è soprattutto un mezzo di comunicazione, di scambio e di relazione. Mi riferisco alle comunità di tutti i tipi, non solo chat, ma anche marketplace e business. Dal punto di vista più industriale devo dire che non nascondo le mie simpatie per i network delle rete, come il lavoro che sta facendo Tiscali, in Europa, che ha saputo anche approfittare della debolezza degli Internet Service Provider europei. Il modello di Tiscali potrebbe presto sposarsi con un modello di contenuti e quindi diventare probabilmente un possibile Aol-Time Warner all'europea. C'è la possibilità che qualcosa di Internet italiano possa imporsi a livello mondiale? Secondo me sì, ma come al solito sarà necessario trovare delle formule e dei modelli che enfatizzino i nostri punti di forza. Devo dire, però, che nella prima generazione di Internet, gli ultimi 12-24 mesi, si sono replicati prevalentemente modelli d'oltreoceano, non sempre con grande successo, anche perché stessi i modelli d'oltreoceano non hanno avuto grande successo a parte pochi casi.

Come mai l'Italia non è ancora riuscita ad imporsi a livello internazionale per quanto riguarda il wireless?

Hai centrato un punto davvero nodale. Io non capisco come abbia fatto l'Italia ad essere per molti anni leader assoluto nell'uso dei cellulari e non capire che questo dava la possibilità trasformarsi in quello che io chiamo "Internet in piedi": ci voleva uno scatto di fantasia e far leva sui i milioni di abbonati che da tanti anni usano i cellulari in Italia. Speriamo che questo di scatto, invece, possa esserci con la generazione prossima del GPRS e dell'UMTS, prima che arrivino i giapponesi o che altri individuino killer application. Ricordo che dal punto di vista tecnologico, uno dei pezzi forti della tecnologia wireless è stato inventato da un italiano Viterbi che lavora all'estero da molto tempo. Spero che almeno dal punto di vista dei contenuti, il "simulmondo" italiano possa dire la sua. In una recente convention di Nielsen Net Ratings, sia Pelliccioli che Renato Soru hanno detto al parterre di aziende presenti, aziende non della net economy: venite in Europa, abbiamo gli strumenti per portarvici.

Credi che sia questa la strada giusta?

Penso che innanzi tutto dovrebbero spiegare come ci vanno in Europa, e perché. Uno dei più grandi equivoci della net economy è stato proprio quello di dire "partecipate tutti alla corsa all'oro di Internet", ma poi nessuno ha spiegato né come né perché, e qualcosa si è perso. Comunque, credo che sia Tiscali che Seat Pagine Gialle - Tin.it siano due piattaforme forti dall'Italia verso il continente. Vedremo nei prossimi mesi molto movimento, molte acquisizioni, molti scambi. I soldi sono finiti, molte aziende per poter sopravvivere devono cercare la fusione o l'apparentamento con altri gruppi.

Cos'è che è andato storto nel Nasdaq, e cosa gli può far riprendere quota?

È andato storto il fatto che molti credevano che fosse una corsa di cento metri, quando in realtà era una maratona. Anche se i tempi non saranno quelli biblici delle grandi rivoluzioni industriali, occorreranno comunque anni prima di vedere la rivoluzione del "simulmondo" completata. Di positivo, ci sarà che scoppieranno le "mille bolle blu", cioè tutte quelle società che non avevano un modello di business per fare i soldi con Internet e che usciranno dal mercato. Questo è fatale, si è sempre detto. Quelli che rimarranno saranno sempre più grandi.

Il futuro è banda larga e mobilità, lo dicono tutti. Sei d'accordo?

Sicuramente. Anche quando è nata l'automobile, le strade sterrate sono andate strette alle tante auto in circolazione, e quindi sono nate le autostrade. Il mobile è la vera grande rivoluzione dei prossimi anni, perché stiamo nel "simulmondo" con il cellulare l'80% del tempo, mentre stiamo seduti davanti a un PC al massimo il 20% del tempo, il che vuol dire quadruplicare il tempo di permanenza nel "simulmondo".

"Simulmondo. La rivoluzione simulata: dai videogiochi alla finanza democratica", edito da Apogeo
Simulmondo Software House
Finanza World