Settimanale RAI Educational
Tema del 7 gennaio 2000

Delusione da bug

Millennium flop

I retroscena e gli eventi che hanno rivelato l'inconsistenza della minaccia Y2K

di Michele Alberico e Elena Capparelli 

Sala OperativaIl baco del Millennio è scoppiato come una bolla di sapone. Non è successo nulla. Migliaia di persone stipate negli uffici pronte ad aspettarsi il peggio e invece niente. Merito delle aziende e dei governi che si sono mobilitati per tempo? Oppure è stata tutta una grande farsa, un calderone in cui abbiamo riversato in una forma razionalmente accettabile i nostri timori di fine millennio? Oppure, ancora, è stato solo un grande business o dietro a questo flop si nasconde qualche altra cosa che non è lecito sapere?

Il bacoIl dato di fatto dunque è che non è successo quasi nulla nel giorno più lungo per programmatori, tecnici, imprenditori e militari. Un giorno che, come tutti gli altri, si è aperto su un'isola della Nuova Zelanda il 31 dicembre 1999 attorno alle 12.00 ora italiana. Il 31 dicembre gli occhi del mondo erano puntati sul sito in cui il governo neozelandese garantiva l'affluenza di tutte le informazioni sui problemi legati al millennium bug. Lo osservavano i tecnici del pentagono che si erano portati in sede rappresentanti del governo russo per essere sicuri che nessun attacco atomico fosse in atto, lo osservavano banchieri ed imprenditori pronti a staccare la spina dai sistemi elettronici di transazione, i gestori delle strutture aeroportuali, i tecnici di telecomunicazioni. Ma in realtà, con il passare delle ore, ci si è accorti che non stava accadendo niente o quasi. L'unico risultato è stato il sovraccarico delle linee telefoniche neozelandesi prese d'assalto da tutto il personale impegnato a controllare l'evoluzione della situazione.

Nessun danno dunque. Anche nelle zone più a rischio, neanche un settore in tilt, perfino tra i più delicati. Eppure prima del 31 dicembre era tutto un fiorire di statistiche, di indagini di mercato, di previsioni: i paesi più poveri non ce la faranno; quelli che hanno iniziato tardi trascineranno nel crash anche quelli che si preparano da anni; chi ha investito pochi soldi ne pagherà le conseguenze. Cooperazione InternazionaleE invece nessun luogo del mondo ha subito pesanti conseguenze a causa del bug, indipendentemente dai soldi spesi e dal tempo investito.Sembra strano tuttavia il modo in cui si è sviluppata l'intera vicenda. Sono tre le spiegazioni che appaiono possibili: la prima è che la sopravvalutazione sia stata alimentata da un allarmismo millenarista, ma francamente non sembra una spiegazione in grado di giustificare un movimento di soldi, persone e interi stati, cosi' grande. La seconda spiegazione possibile è quella del business economico. La terza, è che si è lavorato cosi' bene, cosi' accuratamente, da evitare qualsiasi incidente. In molti in questi giorni stanno sostenendo quest'ultima tesi. In Italia, ad esempio, si è cominciato tardi, anzi tardissimo, con pochissimi finanziamenti e con una unità di crisi istituita poco più di tre mesi fa.

Unità di crisi USALo stupore di fronte al flop è stato generale. Una sensazione di disagio ha colpito numerosi osservatori: tanto allarme prima, tante previsioni sui danni che avrebbero dovuto riguardare l'intero globo, propagandosi in modo incontrollato da un punto all'altro…e poi il vuoto. Sono in molti comunque a credere che sia troppo presto per fare una valutazione definitiva del fenomeno.

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