Settimanale RAI Educational
Rubrica

Il declino della musica analogica 

di Franco Carlini

grammofonoDue oggetti un tempo familiari stanno scomparendo dalle nostre case: il disco di vinile e la puntina del fonografo. Il primo, a 33, 45 o persino a 78 giri, sembrava un prodotto stabile e inamovibile. La seconda, che poteva raggiungere anche prezzi di tutto rilievo, era l'utensile grazie a cui i suoni incisi su quel disco potevano di nuovo essere trasformati in musica e arrivare alle nostre orecchie.

Quella coppia di invenzioni aveva retto bene all'assalto dei nastri di registrazione magnetica che offrivano quasi sempre risultati di qualità inferiore. La cassetta e il walkman erano per il consumo senza pretese, mentre per gustare davvero la musica occorreva attivare un rituale casalingo, fatto di accurata pulizia dei dischi dalla polvere, di delicati spazzolamenti della puntina, di dolci movimenti del braccio del grammofono.

La testina era un tipico strumento analogico: il movimento del discodisco in vinile sottostante la trascinava attraverso la spirale dell'incisione. Ma questo solco era tutto fuorché regolare e liscio. Dei rigonfiamenti laterali codificavano l'altezza e la frequenza dei suoni. Visto al microscopio il solco del disco non sembrava altro che un serpentello tortuoso, fatto di asperità e ostacoli, contro cui la puntina era obbligata a cozzare. Ogni deformazione si trasformava in una tensione elettrica, trasferita all'amplificatore per tornare a essere suono.

Nulla di tutto ciò è più in uso, salvo che tra i benemeriti appassionati dell'acetato di vinile. I dischi compatti sono quasi eterni, reggono bene la polvere e non sono consumcdati da nulla, perché vengono letti da un sottile fascio di luce laser, senza alcun contatto fisico.

Il suono viene campionato a brevissime distanze e messo in codice sotto forma di una sequenza di numeri. Più i numeri sono fitti, migliore è la registrazione. Ma mai assolutamente fedele. Il processo è discreto: tra un campionamento e un altro c'è sempre, almeno concettualmente, qualcosa che va perso e che nessuno ascolterà più.

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