Tema - 15 Gennaio 1999
Millennium Bug
Testi di Elena Capparelli, Michele Alberico, Tommaso Russo
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Vi interessa scoprire
cosa si nasconde dietro certi eventi, nel cuore di alcuni fenomeni sociali, al di là di
quello che raccontano i giornali e la TV? Cercheremo di indagare un aspetto della realtà
del nostro tempo, scovando informazioni inedite, navigando su Internet, interrogando
importanti testimoni. Cominciamo affrontando un evento un po' misterioso, di cui ormai
tanto si parla: il Millennium Bug, che significa "il baco del Millennio". Un
baco che alle soglie del Duemila potrebbe darci alcuni seri, anzi catastrofici grattacapi.
Ma allora, c'è davvero un problema che ci condurrà alla catastrofe? E cosa c'entra questo, con la scansione del tempo? Il
tempo, l'orologio, ecco il problema. All'inizio gli orologi dei computer e i software per
l'archiviazione e la gestione dei dati furono programmati con numeri a sei cifre: due per
il giorno, due per il mese e due per l'anno. Per oggi, ad esempio:15, 01, 99. Con questo
sistema, al prossimo Capodanno la data sarebbe:01, 01, 00. Ma quello 00 finale che cosa
significherebbe? 20 00 oppure 19 00? Una bella differenza! Ve le immaginate le
conseguenze?Ma non basta. Anche la miriade di
microchips che gestiscono macchine e sistemi diversi, dai nostri elettrodomestici
all'organizzazione degli aeroporti, delle ferrovie, dei supermercati e così via, sono
stati programmati alla stessa maniera. E quindi anche qui sarebbe un disastro.La nostra
domanda è:cosa potrà accadere o cosa accadrà? Perché, questo è il punto:si tratta di
ipotesi o di certezze? E come mai i programmatori non si sono posti il problema? Oppure lo
hanno sottovalutato? Oppure c'è qualcosa sotto di cui non si parla? In ogni caso la
stampa, nazionale e internazionale ne sta parlando sempre di più.
Vediamo Insieme alcuni titoli:
La Repubblica 14 dicembre '98:
Blair "Riempite le dispense arriva il rischio computer"
Si prevede che 70 milioni di sistemi cesseranno di funzionare allo scoccare di quella data
non prevista dai programmi. Il governo pensa di usare addirittura l'esercito per mantenere
l'ordine, in previsione di possibili scene di panico collettivo.
"Uno stock di scatolette di carne è già stato rifiutato dal 'cervellone' dei grandi magazzini Marks and Spencer perchè,
avendo la data di scadenza del 2000, è stato considerato andato scaduto da 98 anni".
L'Unità 18 dicembre '98:Millenium Bug.
Il Mondo riparte da zero "25 miliardi di chip regolano il nostro mondo. E potrebbero
fare tilt".
Il Manifesto 2 gennaio '99:
Il Baco del 2000 e il rischio di blackout informatico: computers sull'orlo di una crisi di
nervi"I satelliti andranno in tilt e non riusciranno a mandare in onda i primi minuti
del nuovo millennio. Le tv si spegneranno e le comunicazioni usciranno di
"strada" perdendosi nello spazio. E' già accaduto: il 20 maggio dell'anno
scorso in America".
Da Il Sole 24 ore Informatica 18 12 '98:
"Uno studio Ocse presentato alla Conferenza di Ottawa, ha segnalato che lo shock
informatico per il cambio di millennio avrà effetti più devastanti sulle piccole e medie imprese, ma anche sulle più
grandi che fanno affari con loro".
La Repubblica 6 novembre '98:
Intervista/Eco e il nuovo millennio.
Anno 2000 il terrore creato dai media Umberto Eco: "Non esiste niente che dimostri
che le persone siano angosciate dall'avvento del terzo millennio. E' la stampa che si
ostina a creare questa psicosi."
Abbiamo incontrato a Toronto Peter de
Jager, Guru dell'anno 2000, colui che per primo ha sottolineato i rischi legati al
passaggio dei computer al nuovo millennio. E a lui chiediamo perché nessuno si è
preoccupato finora del problema del Millennium Bug:
"E' proprio una prerogativa della natura umana quella di rimandare a domani quello
che sa di dover fare oggi - ha detto Jager intervistato da MediaMente. Ma c'è anche un
altro problema: la gente non riesce a capacitarsi del fatto che i programmatori
informatici siano così stupidi. E' questo il punto di vista di chi non è un tecnico: non
si riesce a capire come i programmatori abbiano potuto creare un problema di tali
dimensioni. E poi c'è un'altra ragione: chi non è un tecnico ha percezione del computer mediata attraverso film come "Bug's life", per esempio,
che è interamente realizzato al computer o perché sente la notizia del grande campione
di scacchi Kasparov sconfitto da un programma informatico. E tutti trovano molto difficile
credere che non è possibile correggere un semplice programma che noi stessi abbiamo
creato. Queste sono le ragioni per cui c'è voluto molto tempo per superare il rifiuto e
le resistenze dell'opinione pubblica ad affrontare con serietà il problema."
Chiediamo di nuovo a Peter de Jager, che tipo di
responsabilità hanno le industrie di software quando mettono in commercio prodotti che
possono presentare, anche a molta distanza di tempo degli errori di questo tipo: "Una
realtà che dobbiamo imparare ad accettare è che nessuno può creare dei software privi
di 'bug': i programmi sono scritti da esseri umani e gli esseri umani possono sbagliare.
Ci sono sempre 'bug' nei nostri software. Volendo parlare proprio del bug dell'anno 2000,
ciò che lo rende così diverso è il fatto che coinvolge tutti i sistemi informatici
nello stesso momento. E ancora, sempre dal punto di vista di chi non è un tecnico, questo
problema dell'anno 2000 è qualcosa che tutti pagano. Dire che le industrie produttrici di
software sono in qualche modo libere di fare questo significa fraintendere, in parte,
quali sono le forze del mercato. Ci saranno grosse perdite per via di questo problema e
saranno le compagnie stesse a doverne rendere conto quando compariranno le prime
difficoltà."
Non tutti sono d'accordo con quello che sostiene de Jager. C'è qualcosa che non
funziona nel sistema dell'innovazione tecnologica e nella logica del mercato? In un
articolo di Le Monde, disponibile in rete, si
sostiene, infatti, che i bug sono dovuti a negligenza da parte dell'industria informatica,
che "è impegnata in una corsa sfrenata all'innovazione che ha preso l'abitudine di
commercializzare software pieni di bug, di errori dissimulati, col prestesto che ci
vorrebbero troppo tempo e troppi soldi per effettuare test completi. Mentre i costruttori
di auto devono spendere centinaia di miliardi per riparare i modelli difettosi,
l'informatica si accontenta di regalare una t-shirt al dilettante capace di individuare e
risolvere le magagne."
Dunque la ricerca procede a ritmo
incessante, e non sempre le scelte vengono compiute in rapporto ai rischi e alle
conseguenze che gli eventuali difetti delle tecnologie possono indurre. Ma come viene
scelta la direzione in cui procedere? In un'intervista disponibile nella biblioteca digitale del sito di MediaMente, Ernesto Hoffman, uno dei maggiori
ricercatori e programmatori dell'Ibm, racconta alcune
cose curiose: "Il problema dell'anno 2000 è un problema serio. E' un problema reale,
che va affrontato e che è rimasto in incubazione per molti anni. Poiché io ho cominciato
molto presto a programmare e ho programmato seriamente, nel senso che ero analista di
sistema, quindi ho scritto programmi abbastanza complicati già a partire della metà
degli anni '60, sapevo che uno dei vincoli fondamentali della programmazione di quel
periodo era scrivere programmi estremamente piccoli, compatti. La bravura del
programmatore era quella di fare il programma più corto possibile e anzi, era una forma
di virtuosismo. Tra di noi si scherzava, nel settore in cui lavoravo io, a chi una certa
routine la faceva più corta agli altri. Questo virtuosismo, che sembrava allora una cosa
bellissima, col tempo è diventata veramente una cosa molto pericolosa. Perché? Il
contrarre la data finale da quattro posizioni xxxx in yy, scrivendo non 1999 ma 99, alla
fine degli anni '60 non venne neppure considerato un problema tanto era lontano il 2000.
Ma il '99 è venuto. E adesso che cosa potrebbe succedere, tanto per spiegarlo al profano.
Tante procedure ma anche tanti pezzi di software di sistema trovano 00 invece di 90. Il
computer che vede 00, non avendo capacità semantica, come interpreta 00? Potrebbe essere
che per lui 00 voglia dire 1900".
Ma quali sono le reali dimensioni del problema, in Italia
e nel resto del mondo?
Lo chiediamo a Mattia Losi, caporedattore dell'inserto Informatica del Sole 24 Ore nonché
uno dei primi giornalisti italiani a sollevare il problema, dalle pagine del suo giornale:
"La situazione è molto diversa tra i diversi paesi. Nel Nord America siamo molto
più avanti rispetto al resto del mondo. In Europa si è speso molto tempo per focalizzare
la questione 'EURO' e come sapete ci saranno dei problemi legati al sistema dell'EURO,
problemi che stanno già sorgendo. Nel Sud America l'atteggiamento è quello di occuparsi
della questione "domani, non oggi!".
In Giappone si sono accostati al problema solo molto recentemente. Così anche se gli USA
sono in testa a tutti, resta il fatto che la situazione americana è profondamente
influenzata dalle economie di altri paesi. Sarà molto interessante vedere come il
fallimento di altre aree del mondo danneggerà tutti quelli che hanno reso i loro sistemi
compatibili. Non credo che questo scenario rappresenterà, come lo descrive qualcuno, la
fine del mondo. Ma credo che il Gennaio del 2000 sarà davvero il mese più interessante
che abbiamo mai visto!".
Possiamo concludere quindi che la gente comune non è affatto preoccupata. Il problema
è reale, ma non ha sicuramente le dimensioni di una catastrofe. Anche se è vero che una
maggiore attenzione alle conseguenze dei "vuoti" tecnologici e un maggior
controllo del mercato, come auspicato da Le Monde, gioverebbe a noi cittadini della
società dell'informazione. |
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