Uno dei più potenti
supercomputer del mondo si chiama Param 10000 e, secondo i suoi costruttori, è in grado
di svolgere sino a mille miliardi di calcoli al secondo. Il Param non è stato costruito
dall'Ibm o da qualche azienda informatica giapponese: è un computer interamente indiano.
LIndia, in effetti, che in occidente è nota soprattutto per le sue religioni e
per la sua spiritualità si sta affermando in questi ultimi anni come uno dei paesi più
avanzati del continente asiatico.
Il boom dellInformation Technology, in India è stato possibile grazie agli
incentivi del governo. Nel maggio 1998 il primo ministro indiano Atal Behari Vajpayee ha costituito
una Taskforce nazionale per lo sviluppo delle
tecnologie informatiche. Secondo la rivista americana, Electronic
Engineering Times, il volume annuale delle esportazioni di software dallIndia si
aggira intorno al miliardo di dollari lanno, una cifra da capogiro per un paese che
per molti aspetti è ancora in via di sviluppo. Da allora, lindustria
dellhardware e del software sta vivendo un momento di boom che continua ancora
adesso. La tecnologia serve allIndia per risollevare la propria economia, e per
conquistare una fetta del mercato più dinamico che esista oggi: quello informatico.
Il dinamismo
dellIndia e la sua capacità di raggiungere, in tempi brevi, grandi risultati nel
campo dellinformatica sono stati daiuto anche in momenti difficili come quelli
dellembargo. Gli Stai Uniti infatti, a seguito dei test nucleari di India e
Pakistan, presero la decisione di sanzionare i due paesi con un embargo economico delle
tecnologie che sarebbero servite allIndia per alimentare le ricerche sul nucleare.
Lembargo sortì invece leffetto opposto e segnò paradossalmente linizio
dello sviluppo informatico del Paese. LIndia ha iniziato a sviluppare software da sola proprio perché non
poteva più contare sulle importazioni. Da una restrizione dunque, come spesso capita, un
grande sviluppo. Ed è così che le aziende di informatica dei paesi occidentali, hanno
cominciato a guardare allIndia come ad un nuovo possibile mercato.
Le grandi case produttrici
dellInformation Technology iniziano così ad investire in India. Texas Intruments,
Computer Associates, Ibm, Hewlett Packard aprono le loro succursali a Calcutta e New
Delhi. Ma cè soprattutto una zona che è diventata un vero e proprio centro
diradiazione delle nuove tecnologie in tutto il paese: Bangalore, la Silicon Valley indiana.
Ma come si integra questo boom tecnologico legato al mercato occidentale, con la
cultura e le tradizioni indiane? Secondo uninchiesta dellEconomist il modo di lavorare degli indiani continua
ad essere molto diverso da quello occidentale. Ad esempio, gli impiegati delle aziende di
software si aspettano dal datore di lavoro di essere presi e riaccompagnati a casa o che
si organizzino tornei di cricket, lo sport nazionale.
Sentiamo che cosa ne pensa Elisabetta Basile, docente di Economia allUniversità La Sapienza di Roma e vicepresidente
dellassociazione Italia-India:
"Il boom tecnologico e le tradizioni indiane si combinano molto male, nel senso
che, chi pensa con dellottimismo tecnologico, che il progresso della tecnologia
possa portare allIndia un progresso sociale, si deve scontrare con l`evidenza
attuale che dimostra in realtà che, il progresso tecnologico, convive con una struttura
sociale profondamente arretrata che ha - io direi ancora oggi più forse che 50 anni fa,
quando lIndia è diventata indipendente - le sue radici nel sistema delle caste che
seppure è stato abolito dalla costituzione indiana, continua ad essere la struttura
portante della società indiana, oggi più che mai dal punto di vista economico più che
religioso".
Anche se nel nuovo panorama dellInformation Technology indiana, lo sviluppo sta
creando nuovi posti di lavoro, tuttavia esistono ancora molti problemi legati
allarretratrezza degli altri settori delleconomia indiana.
Se negli anni
lIndia ha imparato a vendere il software e la tecnologia agli occidentali, cè
un prodotto che gli indiani esportano, oltreoceano, da secoli:
si tratta della loro religiosità e del loro patrimonio culturale. E davvero
possibile questa commistione tra misticismo e tecnologia? Non cè il rischio che uno
dei due aspetti prevalga e tolga allaltro la possibilità di esistere.
Labbiamo chiesto sempre a Elisabetta Basile:
"Noi occidentali, pensiamo che l`India sia un paese spirituale, io credo che basti
un viaggio in India, fatto senza guide, senza preconcetti, per rendersi conto che in
realtà questa spiritualità in realtà non è presente più che nei nostri. paesi. La
spiritualità indiana è correntemente identificata nell'induismo che è la religione
dominante. Ebbene l'induismo oggi in India sta subendo delle trasformazioni molto forti
che intaccano nel profondo la strategia, la struttura sociale su cui l'induismo stesso era
basato. Innanzi tutto ci sono dei processi importanti, che sono il processo
dell'occidentilizzazione, come si chiama in termini sociologici correnti, attraverso la
quale gli indiani stanno assumendo stili, abitudini di vita occidentali, anche nel campo
delle pratiche religiose e, poi proprio all'interno dell'induismo c'è un fenomeno molto
importante che riguarda l'imitazione degli stili di vita e delle abitudini delle pratiche
anche religiose delle caste più alte da parte delle caste più basse. Questo fenomeno sta
cambiando radicalmente la base spirituale dell'induismo che sta diventando non tanto una
religione spirituale come noi siamo abituati ad immaginarla, quanto piuttosto uno status
simbol per cui anche le persone delle caste più basse tendono ad avere comportamenti
religiosi delle caste più alte e, quindi, tendono ad attenuare dal punto di vista
religioso le basi stesse delle differenze fra le caste. Allora questo fenomeno come si
concilia con le pratiche e la diffusione delle tecnologie? Anche questo si concilia nella
stessa maniera che abbiamo detto prima, ossia con la modernizzazione della religione.
Questo cambiamento della struttura religiosa all'interno del paese va di pari passo con
situazioni di tecnologia avanzate. Non direi che c'è un impatto diretto della tecnologia
sulla religione, quanto direi che lo sviluppo economico indiano che ha portato alla
crescita delle classi medie ha anche portato con sé questa modernizzazione della
religione che, secondo me ha attenuato anche ai nostri occhi l'immagine mistica
dell'India".
Abbiamo visto dunque come lIndia sia
stata in grado di sviluppare in maniera autonoma una sua industria tecnologica. Ed anche
per questo, oggi, è un punto i riferimento per il mercato dellIt.
Ed anche per questo, oggi, è un punto di riferimento per il mercato dellInformation
Technology. Tuttavia dopo il boom tecnologico lIndia si trova di fronte a diversi
problemi: come evitare che il successo, in questo settore, non resti un caso isolato? Come
formare le nuove generazioni di tecnologi? Come evitare che i capitali delloccidente
migrino verso altri paesi? La recente ripresa della sperimentazione di missili in grado di
trasportare testate nucleari, ad esempio, non favorisce certo il dialogo con
loccidente. Ma lIndia ha bisogno di questo dialogo come di quello con gli
altri paesi asiatici dal Giappone al Pakistan.
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