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Globalizzazione - Servizio del 23/04/99 

India

di Tommaso Russo

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India e nucleare

India e  misticismo
di Michele Alberico


Param 1000Uno dei più potenti supercomputer del mondo si chiama Param 10000 e, secondo i suoi costruttori, è in grado di svolgere sino a mille miliardi di calcoli al secondo. Il Param non è stato costruito dall'Ibm o da qualche azienda informatica giapponese: è un computer interamente indiano.

L’India, in effetti, che in occidente è nota soprattutto per le sue religioni e per la sua spiritualità si sta affermando in questi ultimi anni come uno dei paesi più avanzati del continente asiatico.

Il boom dell’Information Technology, in India è stato possibile grazie agli incentivi del governo.Atal Behari Vajpayee Nel maggio 1998 il primo ministro indiano Atal Behari Vajpayee ha costituito una Taskforce nazionale per lo sviluppo delle tecnologie informatiche. Secondo la rivista americana, Electronic Engineering Times, il volume annuale delle esportazioni di software dall’India si aggira intorno al miliardo di dollari l’anno, una cifra da capogiro per un paese che per molti aspetti è ancora in via di sviluppo. Da allora, l’industria dell’hardware e del software sta vivendo un momento di boom che continua ancora adesso. La tecnologia serve all’India per risollevare la propria economia, e per conquistare una fetta del mercato più dinamico che esista oggi: quello informatico.

Electronic Engineering TimesIl dinamismo dell’India e la sua capacità di raggiungere, in tempi brevi, grandi risultati nel campo dell’informatica sono stati d’aiuto anche in momenti difficili come quelli dell’embargo. Gli Stai Uniti infatti, a seguito dei test nucleari di India e Pakistan, presero la decisione di sanzionare i due paesi con un embargo economico delle tecnologie che sarebbero servite all’India per alimentare le ricerche sul nucleare. L’embargo sortì invece l’effetto opposto e segnò paradossalmente l’inizio dello sviluppo informatico del Paese. India e nucleareL’India ha iniziato a sviluppare software da sola proprio perché non poteva più contare sulle importazioni. Da una restrizione dunque, come spesso capita, un grande sviluppo. Ed è così che le aziende di informatica dei paesi occidentali, hanno cominciato a guardare all’India come ad un nuovo possibile mercato.

Le grandi case produttrici dell’Information Technology iniziano così ad investire in India. Texas Intruments, Computer Associates, Ibm, Hewlett Packard aprono le loro succursali a Calcutta e New Delhi. Ma c’è soprattutto una zona che è diventata un vero e proprio centro d’iradiazione delle nuove tecnologie in tutto il paese: Bangalore, la Silicon Valley indiana.

Ma come si integra questo boom tecnologico legato al mercato occidentale, con la cultura e le tradizioni indiane? Secondo un’inchiesta dell’Economist il modo di lavorare degli indiani continua ad essere molto diverso da quello occidentale. Ad esempio, gli impiegati delle aziende di software si aspettano dal datore di lavoro di essere presi e riaccompagnati a casa o che si organizzino tornei di cricket, lo sport nazionale.

Sentiamo che cosa ne pensa Elisabetta Basile, docente di Economia all’Università La Sapienza di Roma e vicepresidente dell’associazione Italia-India:

"Il boom tecnologico e le tradizioni indiane si combinano molto male, nel senso che, chi pensa con dell’ottimismo tecnologico, che il progresso della tecnologia possa portare all’India un progresso sociale, si deve scontrare con l`evidenza attuale che dimostra in realtà che, il progresso tecnologico, convive con una struttura sociale profondamente arretrata che ha - io direi ancora oggi più forse che 50 anni fa, quando l’India è diventata indipendente - le sue radici nel sistema delle caste che seppure è stato abolito dalla costituzione indiana, continua ad essere la struttura portante della società indiana, oggi più che mai dal punto di vista economico più che religioso".

Anche se nel nuovo panorama dell’Information Technology indiana, lo sviluppo sta creando nuovi posti di lavoro, tuttavia esistono ancora molti problemi legati all’arretratrezza degli altri settori dell’economia indiana.

L'India fra high tech e poverta`Se negli anni l’India ha imparato a vendere il software e la tecnologia agli occidentali, c’è unIndia e misticismo prodotto che gli indiani esportano, oltreoceano, da secoli: si tratta della loro religiosità e del loro patrimonio culturale. E’ davvero possibile questa commistione tra misticismo e tecnologia? Non c’è il rischio che uno dei due aspetti prevalga e tolga all’altro la possibilità di esistere. L’abbiamo chiesto sempre a Elisabetta Basile:

"Noi occidentali, pensiamo che l`India sia un paese spirituale, io credo che basti un viaggio in India, fatto senza guide, senza preconcetti, per rendersi conto che in realtà questa spiritualità in realtà non è presente più che nei nostri. paesi. La spiritualità indiana è correntemente identificata nell'induismo che è la religione dominante. Ebbene l'induismo oggi in India sta subendo delle trasformazioni molto forti che intaccano nel profondo la strategia, la struttura sociale su cui l'induismo stesso era basato. Innanzi tutto ci sono dei processi importanti, che sono il processo dell'occidentilizzazione, come si chiama in termini sociologici correnti, attraverso la quale gli indiani stanno assumendo stili, abitudini di vita occidentali, anche nel campo delle pratiche religiose e, poi proprio all'interno dell'induismo c'è un fenomeno molto importante che riguarda l'imitazione degli stili di vita e delle abitudini delle pratiche anche religiose delle caste più alte da parte delle caste più basse. Questo fenomeno sta cambiando radicalmente la base spirituale dell'induismo che sta diventando non tanto una religione spirituale come noi siamo abituati ad immaginarla, quanto piuttosto uno status simbol per cui anche le persone delle caste più basse tendono ad avere comportamenti religiosi delle caste più alte e, quindi, tendono ad attenuare dal punto di vista religioso le basi stesse delle differenze fra le caste. Allora questo fenomeno come si concilia con le pratiche e la diffusione delle tecnologie? Anche questo si concilia nella stessa maniera che abbiamo detto prima, ossia con la modernizzazione della religione. Questo cambiamento della struttura religiosa all'interno del paese va di pari passo con situazioni di tecnologia avanzate. Non direi che c'è un impatto diretto della tecnologia sulla religione, quanto direi che lo sviluppo economico indiano che ha portato alla crescita delle classi medie ha anche portato con sé questa modernizzazione della religione che, secondo me ha attenuato anche ai nostri occhi l'immagine mistica dell'India".

Abbiamo visto dunque come l’India sia stata in grado di sviluppare in maniera autonoma una sua industria tecnologica. Ed anche per questo, oggi, è un punto i riferimento per il mercato dell’It.
Ed anche per questo, oggi, è un punto di riferimento per il mercato dell’Information Technology. Tuttavia dopo il boom tecnologico l’India si trova di fronte a diversi problemi: come evitare che il successo, in questo settore, non resti un caso isolato? Come formare le nuove generazioni di tecnologi? Come evitare che i capitali dell’occidente migrino verso altri paesi? La recente ripresa della sperimentazione di missili in grado di trasportare testate nucleari, ad esempio, non favorisce certo il dialogo con l’occidente. Ma l’India ha bisogno di questo dialogo come di quello con gli altri paesi asiatici dal Giappone al Pakistan.

 

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Per una informazione dettagliata sull’andamento dell’informatica in India:
http://www.ciol.com


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