Scheda
LIndia fra high-tech e povertà
di Antonia Moro
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L'India ha una
popolazione di circa 960.000 milioni di persone, pari a circa 1/6 dell'intera popolazione
mondiale. Secondo le proiezioni ventennali della Barings Securities, nel 2010 l'India,
balzerà al settimo posto nella distribuzione del reddito mondiale. Il gigante asiatico, a
partire dalla metà degli anni '80 si è sempre più specializzato nella produzione e
nella fornitura di software, e con 1,3 milioni di programmatori si colloca al terzo posto
nel mondo per numero di tecnici nel settore. L'Europa è il secondo mercato del software
indiano. Nel 1998 il vecchio continente ha importato il 22% della produzione indiana nel
settore.
Nel nostro paese i rapporti culturali e commerciali con l'India si sono
intensificati negli ultimi anni. L'Istituto indo-italiano per il Commercio e la tecnologia
segue da vicino l'interazione tra le aziende indiane fornitrici di software avanzati e le
imprese italiane.
"L'Istituto
è nato nell'85 - spiega Maurizio Miranda, presidente dell'Indo-Italian Insitute for Trade
& Technology - da quel periodo, che è il periodo dei computer boys legati a Ragiv
Ghandi, figlio di Indira Ghandi e primo ministro a quel tempo fino al suo assassinio nel
'90, ha sviluppato un discorso ancorato ai piani di sviluppo quinquennali, badando a tutte
le produzioni più sofisticate a livello ingegneristico e tecnologico. L'Istituto ha
sviluppato per l'Italia le competenze del progetto Euroindiano per la produzione e lo
sviluppo di software e la trasmissione di dati veloci e le comunicazioni veloci e poi, ha
portato un'innovazione sia in campi diversi industriali che nel campo informatico con
molta fatica per l'indolenza italiana, portando più di 3743 aziende ad oggi verso il
mercato indiano o per il trading o per lo sviluppo di trasferimenti tecnologici o per i
trasferimenti diretti."
Nonostante il boom dell'Information Technology, favorito dagli incentivi del
governo indiano alle multinazionali dell'informatica, lo stesso Bill Gates, numero uno
della Microsoft, durante una sua visita, si è
detto scioccato dallo stato delle infrastrutture del paese. Al di fuori degli uffici con
aria condizionata delle più grandi software house infatti, l'India rimane un paese
relativamente povero e secondo la Banca Mondiale, lo stipendio mensile medio di un
programmatore indiano, si aggira intorno ai $200, ben al di sotto della media di $600 di
Singapore, e di $2500 degli USA. Anche la telefonia è poco sviluppata, se si considera
che con 8 linee per 1000 persone, l'India ha una delle reti telefoniche meno avanzate del
mondo. Anche l'uso dei personal computer è bassissimo: soltanto 700000 persone ne
possiedono uno, come dire, meno di due computer per 1000 individui.
"La ricaduta sulla popolazione e sulla massa alfabetizzata è enorme -
spiega ancora Maurizio Miranda - in India solo il 50% della popolazione è alfabetizzata,
il resto no; ma questo fa parte del paese che ha eccessi positivi e negativi. Tuttavia
questa tendenza ha una ricaduta rapida nel mondo industriale dello Stato che è sempre
meno presente, e nell'industria privata, nelle multinazionali, che invece godono di una
presenza ormai stabile per produzioni softwaristiche, informatiche e nel campo delle
telecomunicazioni. Tutto questo va rapidamente diffondendosi verso l'utente medio
residenziale, il privato, che vede anche in situazioni disagiate, come villaggi rurali,
presenze di punti di collegamento ad Internet statali o privati. Questi gli consentono
collegamenti internazionali a poco costo con la posta elettronica la posta
videoelettronica che dà un'idea della capacità di innovazione tecnologica indiana."
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