11 maggio 1998 7.15 del mattino ora
italiana 3 ordigni atomici vengono fatti brillare nel sottosuolo di una regione desertica
530 km a sud ovest di Nuova Deli. Il primo ministro indiano dichiara che il suo paese
necessita di armamenti nucleari per prevenire l'avventurismo militare del Pakistan.
Tre giorni dopo il primo ministro pakistano annuncia test atomici
imminenti anche in Pakistan e il suo ministro degli esteri dichiara: "Ciò che
l'India ha fatto è la versione riassunta di una dichiarazione di guerra". Test che
si tengono, nonostante le fortissime pressioni internazionali, il 28 e il 30 di maggio.
India e Pakistan fanno così il loro
ingresso nel prestigioso club dei possessori di armi nucleari. Un club giustamente gestito
secondo regole molto ferree. Sono due i grandi trattati che regolano a livello
internazionale il settore delle armi atomiche ed entrambi sono stati elaborati dall'agenzia internazionale per l'energia atomica:
uno è il trattato per il bando
dei test nucleari l'altro è il trattato del 1970 per
la non proliferazione delle armi atomiche. Nè l'India né il Pakistan hanno firmato
questi trattati.
Preoccupati per l'escalation nucleare in Asia prima gli Stati Uniti e poi, su loro
pressione, l'Onu nel suo complesso, impongono sanzioni economiche ad
entrambi i paesi impedendo l'accesso alle tecnologie informatiche prodotte in tutto
l'occidente; da qui inizia un'altra storia.
Ed è una storia che
inizia con gli anni '90. Il decennio in cui il settore dell'Information Technology diventa uno dei
più vivaci settori dell'economia indiana. Come riporta un articolo tratto da
Computerworld ed archiviato sul server ufficiale del ministero degli affari esteri
indiano, tra il '97 e il '98 l'esportazione di software indiano raggiunge un giro d'affari
di 1,75 miliardi di dollari con un incremento del 68% rispetto all'anno precedente. E
Bangalore può a ragione essere considerata la Silicon Valley indiana.
Secondo i dati raccolti da Computerworld
questa è la conclusione: nel 2008 l'industria del software in India avrà un giro
d'affari di 100 miliardi di dollari e l'India potrà essere considerata nel campo del
software l'equivalente di una superpotenza
L'embargo non ha fatto altro che accelerare
questo processo. La necessità di avere dei
supercalcolatori in grado di valutare i risultati dei test nucleari e di affrontare
estensivamente il problema del millennium
bug spingono l'India ad autoprodurre
questi calcolatori. Il risultato è una crescita ulteriore del mercato indiano
dell'Information Technology e la nascita dei primi supercomputer indiani, macchine che
funzionano tanto bene da ottenere prestazioni migliori dei Cray americani.
Le aziende produttrici statunitensi si rendono conto dei danni indiretti che la
posizione sanzionista del governo americano sta portando ai loro affari ed iniziano a
premere per una soluzione diplomatica dell'embargo che viene negli ultimi tempi
progressivamente ridotto. Il responsabile dei test nucleari
indiani Raja Ramana dichiara (a ragione) che il merito di questa soluzione diplomatica
è anche di Anuparam, il supercomputer indiano che proprio a causa dell'embargo è stato
costruito. |