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Globalizzazione - Navigazione del 23/04/99 

India e nucleare

di Michele Alberico

Servizio
India
di Tommaso Russo


11 maggio 1998 7.15 del mattino ora italiana 3 ordigni atomici vengono fatti brillare nel sottosuolo di una regione desertica 530 km a sud ovest di Nuova Deli. Il primo ministro indiano dichiara che il suo paese necessita di armamenti nucleari per prevenire l'avventurismo militare del Pakistan.

Tre giorni dopo il primo ministro pakistano annuncia test atomici imminenti anche in Pakistan e il suo ministro degli esteri dichiara: "Ciò che l'India ha fatto è la versione riassunta di una dichiarazione di guerra". Test che si tengono, nonostante le fortissime pressioni internazionali, il 28 e il 30 di maggio.

India e Pakistan fanno così il loro ingresso nel prestigioso club dei possessori di armi nucleari. Un club giustamente gestito secondo regole molto ferree. Sono due i grandi trattati che regolano a livello internazionale il settore delle armi atomiche ed entrambi sono stati elaborati dall'agenzia internazionale per l'energia atomica: uno è il trattato per il bando dei test nucleari l'altro è il trattato del 1970 per la non proliferazione delle armi atomiche. Nè l'India né il Pakistan hanno firmato questi trattati.

Preoccupati per l'escalation nucleare in Asia prima gli Stati Uniti e poi, su loro pressione, l'Onu nel suo complesso, impongono sanzioni economiche ad entrambi i paesi impedendo l'accesso alle tecnologie informatiche prodotte in tutto l'occidente; da qui inizia un'altra storia.

Bangalore Ed è una storia che inizia con gli anni '90. Il decennio in cui il settore dell'Information Technology diventa uno dei più vivaci settori dell'economia indiana. Come riporta un articolo tratto da Computerworld ed archiviato sul server ufficiale del ministero degli affari esteri indiano, tra il '97 e il '98 l'esportazione di software indiano raggiunge un giro d'affari di 1,75 miliardi di dollari con un incremento del 68% rispetto all'anno precedente. E Bangalore può a ragione essere considerata la Silicon Valley indiana.

Secondo i dati raccolti da Computerworld questa è la conclusione: nel 2008 l'industria del software in India avrà un giro d'affari di 100 miliardi di dollari e l'India potrà essere considerata nel campo del software l'equivalente di una superpotenza

Seymore CrayL'embargo non ha fatto altro che accelerare questo processo. La necessità di avere dei supercalcolatori in grado di valutare i risultati dei test nucleari e di affrontare estensivamente il problema del millennium bug spingono l'India ad autoprodurre questi calcolatori. Il risultato è una crescita ulteriore del mercato indiano dell'Information Technology e la nascita dei primi supercomputer indiani, macchine che funzionano tanto bene da ottenere prestazioni migliori dei Cray americani.

Le aziende produttrici statunitensi si rendono conto dei danni indiretti che la posizione sanzionista del governo americano sta portando ai loro affari ed iniziano a premere per una soluzione diplomatica dell'embargo che viene negli ultimi tempi progressivamente ridotto. Il responsabile dei test nucleari indiani Raja Ramana dichiara (a ragione) che il merito di questa soluzione diplomatica è anche di Anuparam, il supercomputer indiano che proprio a causa dell'embargo è stato costruito.

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