Qualsiasi
attività può essere oggi appresa attraverso la simulazione, cioè attraverso un sistema
che riproduce una situazione concreta in un contesto predeterminato e
"protetto", al riparo cioè dai problemi e dagli imprevisti che possono accadere
nella realtà.
Ma le simulazioni permettono molte altre cose in tanti campi differenti dalla medicina
- in Inghilterra ad esempio è stato progettato un simulatore di
anestesie, ai simulatori di volo usati nei corsi di addestramento dei piloti oppure ai
corsi di preparazione degli astronauti, prima di partire per una missione.
C'è però da
chiederesi se attraverso le simulazioni si impara davvero o se comunque restano pur sempre
delle prove generali cui seguirà inevitabilmente una "prima" dal vero? Una cosa
è certa: le simulazioni stanno cominciando ad imporre un ripensamento del modo
tradizionale di costruire un percorso educativo.
Ma cosè e come funziona una simulazione a scopi didattici?
Il biologo Tomaz Amon ha
realizzato un breve programma che ci aiuta a capire la struttura e la funzione dei
vari componenti delle cellule.
Un grosso cilindro rosso, che si sposta su e giù, tra le due strutture lineari verdi e
gialle, rappresenta una proteina.
Si tratta di una proteina che ha la funzione di trasportare materiale da una parte
allaltra della cellula.
Attraverso la simulazione in tre dimensioni è possibile esplorare questa ed altre sezioni
della cellula. In questo modo una lezione di biologia di difficile comprensione, diventa
un gioco.
Questa potenzialità di costruire modelli e di visualizzarli è certo molto utile in
campo scientifico.
Tuttavia, dal punto di vista delleducazione, non cè il rischio che questo
tipo di simulazioni educative portino ad un impoverimento dellimmaginazione e della
creatività?
Lo abbiamo chiesto a Howard Gardner
professore di didattica e psicologia ad Harvard:
"E molto importante capire che la tecnologia è solo uno strumento, niente di
meno e niente di più. Ho una penna qui. Essa è uno strumento. Posso usare la penna per
scrivere un sonetto, come Shakespare o Dante. Posso anche usare la penna per cavare un
occhio a qualcuno. E solo uno strumento. E i computer possono essere usati per
manipolare le persone o per liberarle. I computer possono essere usati per insegnare alla
gente nello stesso noioso modo rigoroso in cui si è insegnato per moltissimi anni, o
possono essere usati per insegnare in modi molto nuovi. Ovviamente, vorrei che le
tecnologie fossero usate nei modi che liberano gli individui, che consentono loro un
maggiore accesso alle cose rispetto al passato. Lasci che usi me stesso come esempio. Ho
una intelligenza musicale piuttosto forte, ma non una particolare intelligenza spaziale.
Dunque, quando ero a scuola mi venne chiesto di cercare di immaginare una figura in tre
dimensioni e come essa veniva trasformata. La cosa era molto difficile da fare nella mia
testa. Ora io posso creare unimmagine sullo schermo del computer e girarla tutto
intorno, facendo così, davanti a me, quello che dovevo fare nella mia testa. Dato che
sono migliore nella intelligenza musicale, se ascolto una fuga, per esempio, la quale ha
in essa un tema, posso sentire nel modo in cui il tema viene trasformato o preso da
unaltra voce. Posso farlo con le mie orecchie. Ma se non fossi stato in grado di
farlo con le mie orecchie, avrei potuto prendere un registratore, registrare la fuga,
separare le voci, seguirne una da una parte allaltra del pezzo; e di nuovo la
tecnologia mi avrebbe aiutato a fare quello che non sono in grado di fare nella mia
testa".
Le potenzialità creative connesse alla costruzione di mondi virtuali si esplicano
soprattutto nella rete Internet. Il merito è anche del linguaggio Vrml, ovvero il Virtual
Reality Modeling Language, con cui si costruiscono mondi virtuali. Le simulazioni più
comuni sono quelle sulla struttura degli atomi e su altri processi invisibili.
Quindi le simulazioni, in diversi casi, servono a superare alcune limitazioni: alcuni
vincoli materiali e mentali. Ad esempio, possono servire a far vedere ciò che è
invisibile come gli atomi, o come i neuroni del nostro cervello.
Anche per questo motivo, la simulazione può servire ad insegnarci concetti complessi.
Attraverso un processo di interazione e visualizzazione è infatti possibile visitare
mondi fino a poco tempo fa inaccessibili ai non addetti ai lavori.
Il rapporto sempre più frequente fra computer e didattica ha visto, nel
contesto italiano, il moltiplicarsi di iniziative che propongono una nuova impostazione
metodologica alluniverso apprendimento. Le simulazioni educative, ossia
lutilizzazione della realtà virtuale come strumento educativo, presuppongono senza
dubbio unadeguata preparazione pedagogica, di colui che forma al virtuale. AllUniversità di Cassino si sta sperimentando un progetto
di Ateneo Virtuale.
Francesco Maria Battisti, responsabile delliniziativa ce ne ha spiegato le linee
guida:
"E molto importante il passaggio dalla bidimensionalità al tridimensionale.
Questultima dimensione offre infatti una maggiore libertà operativa, sia a chi
impara, sia a chi insegna.
Ci sono due tipi di apprendimento: uno di natura intellettiva, cognitiva e laltro
psicomotorio. Direi che la simulazione e la realtà virtuale facilitano ambedue i tipi di
apprendimento, sia quello cognitivo bypassando determinati passaggi logici e quindi
arrivando immediatamente al nucleo centrale della comprensione; sia quello psicomotorio
per quanto riguarda laspetto cognitivo da sintesi che è necessario operare quando
uno deve decidere di fare una determinata azione".
Considerando lapprendimento come un processo psichico di acquisizione della
realtà che è continuo nel tempo, allinterno del progetto di Ateneo sulla Realtà
Virtuale portato avanti dallUniversità di Cassino,
è previsto anche un corso di teoria e organizzazione della scuola, ad hoc per gli
insegnanti allo scopo di introdurli allo spazio tridimensionale, attraverso una forma di
apprendimento denominata: "learning by doing", ossia imparare facendo.
NellAteneo inoltre è stato attivato un corso di lezioni di sociologia virtuale cui
partecipano 200 studenti di cui il 10% è fuori sede. Il corso è diviso in tre moduli
principali e vi si accede da unentrata virtuale.
A differenza dei videogiochi, che non permettono interventi personali tranne quelli
previsti dal protocollo di esecuzione del gioco, le tecnologie virtuali danno la
possibilità di manipolare loggetto, di intervenire in maniera autonoma e creativa,
senza percorsi precostituiti, costituendo dunque uno strumento in grado di cambiare i modi
di comunicazione, elaborazione e apprendimento delle conoscenze.
di Antonia Moro |
Le simulazioni didattiche possono naturalmente essere utilizzate in modo che i
destinatari siano in un certo senso stimolati allapprendimento con il gioco. Questo
accade specialmente con le simulazioni costruite su misura per i bambini da cui non si
può certo pretendere unattenzione costante su argomenti "scolastici" per
periodi di tempo molto lunghi.
Ma cè anche chi parla degli aspetti negativi delle simulazioni per
lapprendimento. Una simulazione, da un certo punto di vista, semplifica la realtà,
la schematizza. Chi impara attraverso le simulazioni, ad esempio, si trova
allinterno di un ambiente protetto, privo di rischi reali. In questo contesto
potremmo certo chiederci se non ci sia la possibilità di perdere il senso di
responsabilità.
Secondo Anna Oliverio Ferraris,
docente di Psicologia delletà evolutiva presso lUniversità
di Roma "La Sapienza" non ci sono controindicazioni dal punto di vista della
socializzazione perché c'è sempre un gruppetto di bambini intorno al computer quando
cè un computer in classe "a meno che il bambino lo utilizzi da solo in casa e
ci trascorra ore e ore e abbia il valore di una fuga dalla realtà, come può capitare a
volte, o perché ha dei problemi personali o perché si abitua. Il rischio che il bambino
corre con i videogiochi - ha detto la Ferraris - è che si abitua ad avere tante
gratificazioni, piccole soluzioni che gli danno molta soddisfazione e allora può, se
esagera, preferire questo tipo di gratificazioni a quelle che può avere nel mondo reale
che diventa più complicato se confrontato con i risultati che può avere nei
videogiochi. E quindi i bambini al computer vanno sorvegliati".
Insomma, ormai, le simulazioni sono entrate a far parte della nostre vite. Eppure, se
da un lato alcuni processi di apprendimento sembrano favoriti da questo tipo di strumenti,
daltro lato si impone una sempre maggiore consapevolezza della differenza tra
modelli da una parte e realtà dallaltra. Sarebbe tuttavia auspicabile che i due
metodi di insegnamento, quello tradizionale, basato sulla descrizione dellesperienza
e quello legato alle tecnologie che permettono di sperimentare le situazioni direttamente,
anche se si tratta di realtà riprodotte, si potessero integrare e potenziare a vicenda. |
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