I danni dell'informazione medica in Rete
La proliferazione di siti per le consultazioni
mediche, più di centomila in tutto il mondo, ha convinto gli
scienziati a indagare sulla qualità delle informazioni in Rete. I
risultati sono registrati e sono stati davvero poco incoraggianti:
un esempio è la ricerca apparsa sul British
Medical Journal condotta dall'epidemiologo italiano
Maurizio Bonati
Abbiamo indagato e analizzato alcuni siti, simulando quello che
un genitore può trovare chiedendo informazioni circa il trattamento
della febbre per il suo bambino. Sono stati evidenziati numerosi
siti, ma ne abbiamo analizzati 41 specifici per fornire informazioni
ai genitori. Solo uno di questi siti era italiano, gli altri sono
tutti americani. Circa la qualità dell'informazione, pur
utilizzando una griglia abbastanza larga nella valutazione, solo 4
sono risultati se non accurati, almeno giudicati non dannosi circa
le informazioni che fornivano.
Analogamente, due anni dopo abbiamo replicato lo stesso studio,
analizzando quello che è un altro comune sintomo e quindi una
comune ragione di consultare Internet che è stato quello del
trattamento della tosse o come un genitore può trattare la tosse
del proprio bambino. Abbiamo identificato con gli stessi criteri 19
siti, di cui solo uno è risultato non dannoso.
Le indicazioni dannose erano rispetto ai comportamenti relativi
alla somministrazione di farmaci, rispetto ai metodi alternativi o
rispetto a quando, per esempio, nell'ambito della febbre,
somministrare il farmaco secondo la temperatura, su come misurare la
temperatura; sulla tosse, le informazioni più errate, se non altro
discutibili, erano sicuramente rispetto al trattamento con l'uso di
mucolitici e di fluidificanti.
Recentemente abbiamo concluso la rianalisi, cioè abbiamo
replicato lo studio del '97 pubblicato sul British
Medical Journal per vedere a distanza di tempo cosa fosse
successo, cosa fosse cambiato, se l'informazione o l'accuratezza e
la precisione dell'informazione fosse migliorata. I risultati,
invece, sono pressoché identici: l'unico dato è che dei 41 siti,
precedentemente analizzati, 23 non sono più reperibili - un dato un
po' atteso, anche se non in questa proporzione - ma sono stati
sostituiti da altri (per la precisione, ne escono 23, ne entrano
altri 21). La qualità è identica: di quelli rimasti, solo due
hanno migliorato l'informazione.
Nell'ambito dell'informazione medica su Internet per la
popolazione e per il comune utente, la tendenza dovrebbe essere
quella di garantire la qualità. Oggi si sta lavorando in termini di
qualità tecnica, cioè del tipo di struttura del sito. Quello che
manca è sicuramente la qualità scientifica, cioè il tipo di
informazione. Il limite di Internet è che non può essere garantita
la qualità dell'informazione perché chiunque può pubblicare un
sito, diversamente di quanto accada per un giornale scientifico, per
un libro, per un testo di medicina, in cui lo stesso autore medico o
l'autore o coautori garantiscono se non altro la loro
interpretazione ma hanno un'autorità anche per farlo. Ciò non
succede invece su Internet, dove a tutt'oggi non si può garantire
che l'informazione sia corretta e oltretutto aggiornata rispetto a
quella che è l'evidenza scientifica corrente.
British
Medical Journal
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