Mercoledi' 2 maggio 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Technofuturo

Il computer dei nostri desideri

Tra scienza e fantascienza

Il futuro della computazione


Il computer dei nostri desideri

Dove va il computer? Lo abbiamo chiesto a Francesco Morace, direttore del Future Concept Lab di Milano.

Ripartiamo dal 1994 quando la Microsoft lanciò con un'operazione di marketing lo slogan "Un computer su ogni scrivania": sembra un'altra era, anche se su molte scrivanie il pc non c'è ancora arrivato.

Verissimo, però è arrivato in moltissime altre esperienze che prescindono dalla scrivania e prescindono dall'attività professionale. Come spesso avviene, la realtà in questo caso ha superato la fantasia.

Secondo lei qual è la dimensione del futuro prossimo del computer? Dove va il computer?

Io penso che il computer vada un po' nella direzione dei nostri desideri, quindi non sostituirà niente in particolare: continueremo a leggere libri, continueremo ad andare a cinema, continueremo a fare le cose che facciamo oggi, ma amplificheremo la nostra esperienza e la nostra intelligenza utilizzando il computer che creerà sicuramente altre occasioni nuove di vita. Cambierà ad esempio il rapporto con la memoria, perché ricorderemo probabilmente meno cose ma quelle che ci ricorderemo sono quelle che ci piacciono. L'altra cosa che vorrei sottolineare è che il computer non va nella direzione dell'isolamento del singolo come si pensava qualche anno fa, quando si pensava che tutti saremmo finiti a vivere una vita in qualche modo di isolamento, in un mondo solo virtuale creato dal computer. È evidente ormai che i computer ci aiutano a fare le cose che ci piace fare, quindi anche a giocare con gli altri, stare con gli altri, creare comunità e fare altre cose che sono l'amplificazione della nostra qualità della vita.

Dove crede che il computer arriverà in termini di relazione con l'uomo?

Sicuramente noi avremo sempre di più esperienze implicite col computer e non solo esplicite, quindi sicuramente in alcuni casi utilizzeremo il computer senza saperlo, senza rendercene conto, saranno intorno a noi. Questa ubiquità ci sarà sicuramente, io la vedo nel futuro, ma nello stesso tempo penso anche che non sostituirà, non modificherà l'esperienza del corpo se non in termini di possibile accessorio compagno di vita, cioè ci porteremo sicuramente dietro il computer. Sarà un wearable, cioè lo potremo indossare, ma non penso che andrà a modificare la matrice biologica anzi, penso che il corpo rimarrà al centro della nostra esperienza anche con le sue caratteristiche fisiche.

Lei si ferma quindi prima di Warwick, l'uomo che si è fatto impiantare un chip nel braccio?

Molto prima, ma forse vado anche un po' più in là: questa mitologia della tecnologia che sostituisce la biologia umana mi sembra onestamente vecchia. Penso che il computer possa essere parte della grande sfida per definire delle nuove grammatiche, sia di comportamento sia di valori, che però alla fine controlliamo noi.