Mercoledi' 2 maggio 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Technofuturo

Il computer dei nostri desideri

Tra scienza e fantascienza

Il futuro della computazione


Tra scienza e fantascienza

Antonio Caronia ama definirsi studioso di immaginario tecnologico. A lui abbiamo chiesto che rapporto c'è tra la scienza e la fantascienza, in un momento in cui le scoperte scientifiche sembrano andare più veloci della fantasia

Tu hai scritto un libro, che fra l'altro sta per essere ripubblicato a distanza di molti anni, evidentemente aggiornato, che si chiama "il Cyborg". La fantascienza aveva previsto tutto questo? La fantascienza tradizionale, o il cyberpunk?

Se per prevedere si intende prevedere i singoli oggetti, i singoli manufatti o anche certe tendenze tecnologiche direi di no, c'è un calo clamoroso. Tutta la fantascienza degli anni Cinquanta - sessanta fino agli anni Settanta inoltrati, per esempio, continuava a parlare di computer giganteschi sempre più grandi: quindi non aveva previsto la miniaturizzazione. In generale non è questo che si deve chiedere, giustamente, a una forma di narrativa e di immaginario che quando prevede lo fa soltanto perché ha l'occhio più acuto di altri: per esempio Verne, che passa per essere un grande previsore, in realtà era un attento lettore delle tecniche dell'epoca: aveva già sentito parlare di cose che si immergevano e quindi fece il Nautilus. A rigor di termini non è una grande previsione.

La stessa cosa, quindi, vale per Philip Dick, per Gibson, per Sterling…

Sì, da questo punto di vista sì. Ad esempio Sterling parla del computer fazzoletto: spesso nelle conferenze tira fuori il foulard e dice: qui c'è la tastiera, qui c'è lo schermo… Chi lo sa se mai ci potrà essere il computer fatto con un materiale tipo quello. Quello che è più importante secondo me è che Gibson e Sterling hanno obiettivamente previsto le atmosfere, le tematiche: il cyberspazio si chiama anche così perché in fondo è una parola che inventò nel 1984 William Gibson senza sapere nulla di computer.

Sbaglio o nessuno aveva previsto la rete? Internet?

No, Sterling per esempio fece nell'88 un libro che si chiamava "Isole nella rete".

Nessuno negli anni Cinquanta pensava a Internet?

No, nel modo in cui si sviluppò dopo no. Certo, quando c'era già la rete, prima che diventasse di massa, molti scrittori cominciarono a scriverne. Per esempio la figura del cyborg è una figura vecchissima che esiste fino dagli anni Venti, ma non si chiamava così. Era un cervello umano dentro una scatola di metallo, ma era un cyborg che io chiamo elettromeccanico, cioè era un cyborg pesante un po' tipo terminator, con leve, ingranaggi ecc. Nessuno aveva previsto le cose che fa oggi Warwick: forse Crichton che, in un romanzo del '72, "L'uomo terminale", parlava di un uomo con un chip impiantato nel cervello. In genere, ripeto, la figura del cyborg era una figura di un cyborg pesante legato alla tecnologia dell'epoca, nessuno aveva per esempio previsto né computer quantici se non dopo che già se n'era parlato, nessuno per esempio prevedeva la figura del cyborg genetico, il cyborg che non ha una tecnologia né leggera né pesante impiantata nel corpo ma che ha il corpo direttamente modificato nel codice genetico. Queste cose, che sono probabilmente la frontiera del prossimo futuro e che ovviamente coinvolgono anche il computer in genere, è molto difficile che qualsiasi scrittore compresi quelli di fantascienza, ci pensi davvero.

Un ultima considerazione potrebbe essere che per certi versi la scienza corre più velocemente della fantascienza.

Ma non c'è dubbio, anche perché copre ormai un arco e un ventaglio di possibilità enormemente maggiori.