Mercoledi' 28 febbraio 2001

Revisione testi a cura della redazione internet di MediaMente

Dis/connettersi?

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a bocca aperta
- gli entusiasti 
- gli scettici


Tutti contro Bocca: l'opinione di Beppe Severgnini

La parola giusta è: Net-addiction

Bifo: "Nessuna patologia, qui si tratta di mutazione sociale"

Stoll: "No more mail". Intervista in videostreaming


Dis/connettersi?

Sempre più persone si allontanano da Internet. È il momento di staccare la connessione? A confronto le opinioni di Giorgio Bocca, Joaquim Navarro-Valls, Nicholas Negroponte, Mario Vargas Llosa, Umnerto Eco

Sono anni che parliamo di boom della Rete. Ma sono tutte rose e fiori? Esiste una grande fetta di opinione pubblica e di esperti che non è molto fiduciosa nel reale futuro della new economy. Ed esiste una larga fetta di utenti di insoddisfatti da Internet. Qualche dato. A dicembre il Daily Telegraph in un articolo intitolato "Milioni di persone si disconnettono per scegliere il mondo reale" pubblicava i risultati di una ricerca della Virtual Society secondo cui negli Usa sarebbero 28 milioni i websurfer pentiti. Circa 2 milioni in Inghilterra. Un tracollo, se confrontate con le previsioni precedenti. Un altro titolo, sempre dall'Inghilterra, questa volta dall'Independent: "Ai teenager non interessa più Internet". Alla domanda: perché? L'esperto risponde: "Niente di particolare. Solamente hanno trovato altri modi per impiegare il proprio tempo".

La Virtual society sostiene che abitualmente l'immagine che viene data di Internet sia falsata da chi ha interessi in gioco. Mentre il motivo per cui la gente abbandona Internet forse può ricollegarsi con quella che viene definita web-rage, cioè la rabbia, la frustrazione del navigatore provato da attese infinite e quantità di dati inutili e soffocanti.

A Bocca aperta…

E allora ci chiediamo: esiste una net addiction? Si può essere "dipendenti" da Internet? Esistono dei rimedi? Sì: respingere Internet, sembrerebbe proporre Giorgio Bocca, il più accanito portavoce degli Internet contrari, che nel suo sito dice: "Io riconosco la modernità, la rivoluzione tecnologica, per il semplice fatto che ci sono. Stanno cambiando il nostro modo di vivere e di lavorare. Quello che non apprezzo e che cerco di chiarire è che le innovazioni tecnologiche non sono fenomeni casuali, ma eventi inseriti nella storia dell'uomo, cioè in una storia di potere. L'avanzare della tecnologia deriva dal fatto che il capitalismo, prima bloccato dal terrore del comunismo, deve cercare nuovi mercati e rilanciarsi, espandersi. Occorre uscire dall'infatuazione e dall'innamoramento verso lo strumento tecnico senza preoccuparsi delle conseguenze che potrà produrre. Quello che critico non è Internet, ma il fatto che venga presentato come qualcosa di creativo. Non crea niente. Fa arrivare la gente a contenuti in realtà creati da altre persone, non certo da Internet. Non è una nuova cultura. È un magazzino che mette nozioni a disposizione della gente. Ma questo non è un vantaggio. In Italia ci sono 2.400 case editrici che stampano 50.000 libri all'anno. Ma poi si scopre che un italiano su tre è analfabeta".

Gli entusiasti

Forse la soluzione è disconnetterci? Ma: come? Farlo proprio ora sarebbe un "peccato", visto che anche Papa Giovanni Paolo II ha recentemente benedetto la Rete e che già tempo fa il portavoce della Santa Sede, Joaquim Navarro-Valls, ebbe a dichiarare a MediaMente: "Internet ha enormi potenzialità; una di questa consiste nell'enorme capacità di stimolare e tutelare anche la democrazia, i valori delle libertà individuali e sociali"

Entusiasmo per Internet, dunque. Internet sia come fattore di democrazia che come strumento di accresciuta possibilità di comunicare ed affermare valori sociali. È l'opinione di Nicholas Negroponte, direttore del Mit di Boston: "Se un bambino oggi passa la metà del tempo a leggere un libro, i genitori gli dicono "bravo". Ma, chiaramente, anche passare ore e ore a leggere senza uscire a giocare con gli altri bambini è un male. La differenza che abbiamo riscontrato è che i bambini che trascorrono molto tempo con Internet sono molto, ma molto più socievoli. Internet non è come un videogioco dove si sta lì, seduti, imbambolati davanti al video, è un fenomeno socializzante. E' stato provato che aumenta e non riduce la socializzazione".

Internet come strumento di socializzazione. Ma anche come mezzo per essere ovunque in qualsiasi momento. E ovunque significa in qualsiasi luogo accada qualcosa o in qualsiasi luogo sia archiviato qualcosa, come sostiene lo scrittore Mario Vargas Llosa: "L'utilità di Internet è straordinaria. Credo che il potere, oggi, è sapere ciò che sta accadendo in qualsiasi parte, in modo più obiettivo e rapido di prima. Ma anche la possibilità di consultare diverse fonti quando si è in presenza di dubbi o di versioni molto contraddittorie su un avvenimento, che può essere un fatto politico, culturale o storico. Questo mi sembra assolutamente straordinario e credo si dovrebbe celebrarlo come grande progresso della civiltà umana".

Gli scettici

Insomma, come si può essere scettici se così tanti esaltano le meraviglie della Rete. Eppure gli scettici aumentano. E hanno anche un profeta. Si chiama Clifford Stoll. Bill Gates l'ha definito l'avvocato del diavolo di Internet. Per anni fan della Rete nel 1996 ha pubblicato un libro, si chiama "Silicon snake oil" (in Italia "Miracoli virtuali") ed ora sta uscendo anche per Garzanti "Confessioni di un eretico High-Tech" in cui lancia un appello urgente: non possiamo affidare il futuro della società ai fanatici delle neo-tecnologie, ai fabbricanti di computer e di software, ai loro esperti di marketing.

L'importante in questo caso e' non schierarsi tra gli apocalittici, posizione tra l'altro poco produttiva dialetticamente. E quindi riflettere sul tipo di uso che si fa della Rete, oltre a individuarne i punti magari strutturalmente deboli, su cui più attento deve farsi il senso critico. Ecco cosa dice in proposito il semiologo Umberto Eco: "Bisogna sempre distinguere l'uso che si fa di Internet. Uno è l'uso malato, quello che sta 24 ore al giorno su Internet, come quello che invece di farsi un paio di bicchieri diventa etilista. Il problema dei link invece può essere che di link in link si insegue sempre qualcos'altro, e si arriva dopo due ore, alla fine della ricerca, a non ricordarsi più il punto da dove si era partiti. Questo è un grosso problema anche psicologico, bisogna non lasciarsi sedurre dall'inseguimento dei link".

Resta anche da capire quanta parte degli incondizionati apprezzamenti verso Internet non vengano pure da una specie di fascinazione che la Rete può esercitare, come ritiene la sociologa Marie Claude Vettraino Soulard: "Ho l'impressione che ci sia molta più gente mistificata dalle nuove tecnologie che non gente capace di dire: attenzione Internet è interessante, con molte qualità e potenzialità, ma resta un mezzo di comunicazione. E non basta disporre di molti mezzi perche' ci sia molta comunicazione"

Per farsi un idea più completa sicuramente merita di essere letto un libro uscito di recente: La psicologia di Internet (Franco Cortina Editore) di Patricia Wallace, direttrice del Center for Knowledge and Information Management della School of Business alla Università del Maryland,. L'autrice scrive che esistono sintomi di nuove patologie legate a Internet: dalla dispersione di individui solitari alla crescita di distanza sociale, dal crescere dell'anonimato alla moltiplicazione delle personalità.

Insomma, non va dimenticato che Internet è, oltre che uno straordinario strumento di lavoro, un luogo che crea collaborazione, amicizia e dibattito. Un mix formidabile dove possono convivere insieme nevrosi e malattie come agorafobia o dromomania.

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