Dis/connettersi?
Sempre più persone si allontanano da Internet.
È il momento di staccare la connessione? A confronto le opinioni di
Giorgio Bocca, Joaquim Navarro-Valls, Nicholas Negroponte, Mario
Vargas Llosa, Umnerto Eco
Sono anni che parliamo di boom della Rete. Ma sono tutte rose e
fiori? Esiste una grande fetta di opinione pubblica e di esperti che
non è molto fiduciosa nel reale futuro della new economy. Ed esiste
una larga fetta di utenti di insoddisfatti da Internet. Qualche
dato. A dicembre il Daily Telegraph in un articolo intitolato "Milioni
di persone si disconnettono per scegliere il mondo reale"
pubblicava i risultati di una ricerca della Virtual
Society secondo cui negli Usa sarebbero 28 milioni i websurfer
pentiti. Circa 2 milioni in Inghilterra. Un tracollo, se confrontate
con le previsioni precedenti. Un altro titolo, sempre
dall'Inghilterra, questa volta dall'Independent: "Ai
teenager non interessa più Internet". Alla domanda:
perché? L'esperto risponde: "Niente di particolare. Solamente
hanno trovato altri modi per impiegare il proprio tempo".
La Virtual society sostiene che abitualmente l'immagine che viene
data di Internet sia falsata da chi ha interessi in gioco. Mentre il
motivo per cui la gente abbandona Internet forse può ricollegarsi
con quella che viene definita web-rage, cioè la rabbia, la
frustrazione del navigatore provato da attese infinite e quantità
di dati inutili e soffocanti.
A Bocca aperta…
E allora ci chiediamo: esiste una net addiction? Si può essere
"dipendenti" da Internet? Esistono dei rimedi? Sì:
respingere Internet, sembrerebbe proporre Giorgio
Bocca, il più accanito portavoce degli Internet contrari, che
nel suo sito dice: "Io riconosco la modernità, la rivoluzione
tecnologica, per il semplice fatto che ci sono. Stanno cambiando il
nostro modo di vivere e di lavorare. Quello che non apprezzo e che
cerco di chiarire è che le innovazioni tecnologiche non sono
fenomeni casuali, ma eventi inseriti nella storia dell'uomo, cioè
in una storia di potere. L'avanzare della tecnologia deriva dal
fatto che il capitalismo, prima bloccato dal terrore del comunismo,
deve cercare nuovi mercati e rilanciarsi, espandersi. Occorre uscire
dall'infatuazione e dall'innamoramento verso lo strumento tecnico
senza preoccuparsi delle conseguenze che potrà produrre. Quello che
critico non è Internet, ma il fatto che venga presentato come
qualcosa di creativo. Non crea niente. Fa arrivare la gente a
contenuti in realtà creati da altre persone, non certo da Internet.
Non è una nuova cultura. È un magazzino che mette nozioni a
disposizione della gente. Ma questo non è un vantaggio. In Italia
ci sono 2.400 case editrici che stampano 50.000 libri all'anno. Ma
poi si scopre che un italiano su tre è analfabeta".
Gli entusiasti
Forse la soluzione è disconnetterci? Ma: come? Farlo proprio ora
sarebbe un "peccato", visto che anche Papa Giovanni Paolo
II ha recentemente benedetto la Rete e che già tempo fa il
portavoce della Santa Sede, Joaquim
Navarro-Valls, ebbe a dichiarare a MediaMente: "Internet ha
enormi potenzialità; una di questa consiste nell'enorme capacità
di stimolare e tutelare anche la democrazia, i valori delle libertà
individuali e sociali"
Entusiasmo per Internet, dunque. Internet sia come fattore di
democrazia che come strumento di accresciuta possibilità di
comunicare ed affermare valori sociali. È l'opinione di Nicholas
Negroponte, direttore del Mit di Boston: "Se un bambino
oggi passa la metà del tempo a leggere un libro, i genitori gli
dicono "bravo". Ma, chiaramente, anche passare ore e ore a
leggere senza uscire a giocare con gli altri bambini è un male. La
differenza che abbiamo riscontrato è che i bambini che trascorrono
molto tempo con Internet sono molto, ma molto più socievoli.
Internet non è come un videogioco dove si sta lì, seduti,
imbambolati davanti al video, è un fenomeno socializzante. E' stato
provato che aumenta e non riduce la socializzazione".
Internet come strumento di socializzazione. Ma anche come mezzo
per essere ovunque in qualsiasi momento. E ovunque significa in
qualsiasi luogo accada qualcosa o in qualsiasi luogo sia archiviato
qualcosa, come sostiene lo scrittore Mario Vargas Llosa:
"L'utilità di Internet è straordinaria. Credo che il potere,
oggi, è sapere ciò che sta accadendo in qualsiasi parte, in modo
più obiettivo e rapido di prima. Ma anche la possibilità di
consultare diverse fonti quando si è in presenza di dubbi o di
versioni molto contraddittorie su un avvenimento, che può essere un
fatto politico, culturale o storico. Questo mi sembra assolutamente
straordinario e credo si dovrebbe celebrarlo come grande progresso
della civiltà umana".
Gli scettici
Insomma, come si può essere scettici se così tanti esaltano le
meraviglie della Rete. Eppure gli scettici aumentano. E hanno anche
un profeta. Si chiama Clifford Stoll. Bill Gates l'ha definito
l'avvocato del diavolo di Internet. Per anni fan della Rete nel 1996
ha pubblicato un libro, si chiama "Silicon snake oil" (in
Italia "Miracoli virtuali") ed ora sta uscendo anche per
Garzanti "Confessioni di un eretico High-Tech" in cui
lancia un appello urgente: non possiamo affidare il futuro della
società ai fanatici delle neo-tecnologie, ai fabbricanti di
computer e di software, ai loro esperti di marketing.
L'importante in questo caso e' non schierarsi tra gli
apocalittici, posizione tra l'altro poco produttiva dialetticamente.
E quindi riflettere sul tipo di uso che si fa della Rete, oltre a
individuarne i punti magari strutturalmente deboli, su cui più
attento deve farsi il senso critico. Ecco cosa dice in proposito il
semiologo Umberto Eco: "Bisogna sempre distinguere l'uso che si
fa di Internet. Uno è l'uso malato, quello che sta 24 ore al giorno
su Internet, come quello che invece di farsi un paio di bicchieri
diventa etilista. Il problema dei link invece può essere che di
link in link si insegue sempre qualcos'altro, e si arriva dopo due
ore, alla fine della ricerca, a non ricordarsi più il punto da dove
si era partiti. Questo è un grosso problema anche psicologico,
bisogna non lasciarsi sedurre dall'inseguimento dei link".
Resta anche da capire quanta parte degli incondizionati
apprezzamenti verso Internet non vengano pure da una specie di
fascinazione che la Rete può esercitare, come ritiene la sociologa
Marie Claude Vettraino Soulard: "Ho l'impressione che ci sia
molta più gente mistificata dalle nuove tecnologie che non gente
capace di dire: attenzione Internet è interessante, con molte
qualità e potenzialità, ma resta un mezzo di comunicazione. E non
basta disporre di molti mezzi perche' ci sia molta
comunicazione"
Per farsi un idea più completa sicuramente merita di essere
letto un libro uscito di recente: La psicologia di Internet (Franco
Cortina Editore) di Patricia Wallace, direttrice del Center for
Knowledge and Information Management della School of Business alla
Università del Maryland,. L'autrice scrive che esistono sintomi di
nuove patologie legate a Internet: dalla dispersione di individui
solitari alla crescita di distanza sociale, dal crescere
dell'anonimato alla moltiplicazione delle personalità.
Insomma, non va dimenticato che Internet è, oltre che uno
straordinario strumento di lavoro, un luogo che crea collaborazione,
amicizia e dibattito. Un mix formidabile dove possono convivere
insieme nevrosi e malattie come agorafobia o dromomania.
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